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Neuroscienze
Caterina Fazion
pubblicato il 07-09-2022

Psicofarmaci senza ricetta, sempre più diffusi tra i giovanissimi



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Aumenta fra i ragazzi l'uso di psicofarmaci senza prescrizione medica. Che cosa li spinge? Dove li trovano? Come aiutarli?

Psicofarmaci senza ricetta, sempre più diffusi tra i giovanissimi

Tra gli adolescenti l’utilizzo di psicofarmaci senza prescrizione medica (SPM) è un fenomeno in espansione a livello europeo. Sono soprattutto le ragazze a consumare farmaci autoprescritti, senza un opportuno controllo medico.

Aumento dell’autostima, miglioramento delle performance scolastiche, dimagrimento e ricerca dello sballo sono tra le motivazioni principali che spingono i più giovani ad alimentare questo fenomeno. Questo trend è stato confermato anche in Italia grazie allo studio ESPAD che ha indagato quali sono le motivazioni che spingono i ragazzi ad assumere psicofarmaci SPM, quali sono i rischi maggiori e come possiamo arginarli.

 

LO STUDIO ESPAD

Da oltre 20 anni, l’Istituto di Fisiologia Clinica - sezione di Epidemiologia e Ricerca sui Servizi Sanitari - del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) conduce lo studio ESPAD Italia relativo ai comportamenti a rischio all’interno di un campione rappresentativo della popolazione studentesca italiana tra i 15 e i 19 anni. I dati, raccolti mediante l’ausilio di un questionario self-report, intendono osservare e monitorare il consumo di sostanze psicoattive. Non solo psicofarmaci senza prescrizione medica, ma anche alcol, tabacco, energy drink, sostanze psicoattive illegali, e altri comportamenti a rischio come l’utilizzo di Internet, il gaming e il gioco d’azzardo.

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TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI

 

QUANTI RAGAZZI USANO PSICOFARMACI SENZA RICETTA?

Sul territorio italiano, i dati dello studio ESPAD hanno evidenziato che il 10,5% dei ragazzi ha consumato psicofarmaci senza prescrizione medica (SPM) nella propria vita, il 6,6% nell’ultimo anno e il 4,0% nell’ultimo mese, soprattutto le ragazze. Dal 2007 al 2017, è stato osservato un progressivo aumento di tale tipologia di consumo e una diminuzione della stessa dal 2018 al 2020. Nel 2021, a causa della pandemia, purtroppo si è tornato ad osservare un aumento per tutte le tipologie di consumo di psicofarmaci SPM, vedendo svanire i risultati positivi fino ad allora ottenuti.

 

CHE COSA SPINGE AD USARLI?

Tra le motivazioni maggiormente riportate dagli studenti rispetto al consumo di psicofarmaci senza prescrizione medica emergono:

  • il miglioramento della performance scolastica per quanto riguarda l’uso di farmaci per l’attenzione (46,8%)
  • il miglioramento dell’aspetto fisico relativamente al consumo di farmaci per le diete (72,5%)
  • il desiderio di stare meglio con se stessi associato al consumo di farmaci per dormire (36,6%) e per l’umore (54,6%).

«Non dimentichiamo anche l’utilizzo di psicofarmaci con il solo scopo di sballarsi», ricorda la dottoressa Sabrina Molinaro, ricercatrice dell'Istituto di Fisiologia Clinica del CNR. «Per determinati tipi di farmaci come ansiolitici o barbiturici l'utilizzo è proprio finalizzato alla sregolatezza e a un momento di evasione, spesso consumati insieme ad alcolici o cannabis per aumentarne gli effetti. In generale si tratta di una scorciatoia intrapresa per raggiungere il proprio obiettivo senza troppa fatica».

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DOVE TROVANO I FARMACI? A CASA PRIMA CHE ONLINE

Per i ragazzi il reperimento dei farmaci sembra non essere troppo complicato: il 13,6% degli studenti (maschi per il 10,8% e femmine per il 16,4%) è a conoscenza di luoghi in cui è possibile procurarsi facilmente psicofarmaci senza ricetta. Tra questi, il 42,3% riferisce di poterseli procurare a casa propria, il 28,2% via Internet e il 22,2% per strada. In particolare, è abbastanza semplice procurare farmaci per l’attenzione, per dimagrire, per dormire e per l’umore.

«Anche durante il Covid – prosegue Sabrina Molinaro –, le motivazioni di consumo sono rimaste più o meno invariate. A cambiare è stata invece la fruibilità di questi farmaci, reperibili tranquillamente in casa. Negli anni della pandemia, infatti, non era facilissimo procurarsi altre sostanze illecite dato che non si poteva uscire e il microspazio legato a scuola e ambienti ricreativi non era più attivo. I ragazzi trovando i farmaci in casa, hanno imparato a farne uso anche se, senza dubbio, l’utilizzo è molto superiore tra i ragazzi che nella loro vita hanno già avuto una precedente esperienza di psicofarmaci con prescrizione medica. In questo caso si può parlare di autocura rispetto a ansia e paura che, durante il periodo del lockdown, abbiamo tutti sperimentato in maniera più importante».

 

LE RAGAZZE SONO PIÙ A RISCHIO

Il motivo per cui le ragazze sono più esposte al consumo degli psicofarmaci senza ricetta medica è legato, oltre al desiderio di dimagrire e di migliorare il proprio aspetto fisico, e di conseguenza l’autostima, anche allo stigma associato al consumo di molte sostanze illecite. «Le ragazze – spiega la ricercatrice – tendono a evitare più dei coetanei tutta una serie di comportamenti stigmatizzanti e di contrasto come il consumo di cocaina o marijuana, mentre l'uso di psicofarmaci, purtroppo, nelle famiglie non è così stigmatizzato. Le ragazze possono sentirsi autorizzate a fare uso di farmaci che vedono consumare anche ai genitori e che possono reperire tranquillamente in casa senza esporsi al giudizio altrui a cui i maschi, tendenzialmente, sono meno sensibili. Inoltre, il mondo del microspaccio è molto maschile ed è più difficile che una ragazza lo frequenti, piuttosto si appoggia ad amici, senza esporsi in prima persona».

 

I RISCHI MAGGIORI

I rischi legati al consumo di psicofarmaci senza prescrizione medica sono i medesimi legati all'uso di tutte le sostanze psicoattive. Si parla di rischi comportamentali, disturbi iatrogeni, rischi di dipendenza: in particolare le benzodiazepine e i barbiturici hanno un alto tasso di additività ed è molto facile che i ragazzi possano diventarne dipendenti. «Si tratta di farmaci molto potenti che utilizati fuori da un percorso di cura possono dare forte obnubilazione», prosegue Sabrina Molinaro. «Se mischiati con l’alcol, come spesso accade, l'effetto drogante è aumentato e porta a correre gli stessi rischi derivanti dal consumo di qualunque altra sostanza illecita. Ultimamente, tra i giovani, va molto di moda il rivotril, una benzodiazepina che, soprattutto se assunta insieme all’alcol, porta allo spegnimento totale del cervello, che poi è quello che a volte credono di desiderare i ragazzi, desiderosi di dimenticare le difficoltà dell’adolescenza».

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COME LIMITARE IL FENOMENO

Per limitare questo rischioso fenomeno, è fondamentale fare formazione e informazione nelle scuole e alle famiglie, rispetto ai rischi correlati. «I genitori dovrebbero essere messi a conoscenza del fatto che questi farmaci – conclude la dottoressa Molinaro –, possono essere vere e proprie droghe, non molto differenti da tante altre sostanze chimiche utilizzate dai ragazzi, ad esempio in discoteca. Questi farmaci, se presi sotto prescrizione medica sono curanti e possono aiutare a sedare determinati disturbi, ma presi in maniera casuale, soprattutto con l'obiettivo di sballarsi, sono analoghi a molte altre sostanze illegali.

L'MDMA, comunemente conosciuta come Ecstasy, famosissima droga da discoteca, in passato è stato usato come psicofarmaco: la linea che passa tra determinati tipi di psicofarmaci e le sostanze psicoattive illegali, se usati in maniera poco corretta, è davvero sottilissima. Inoltre, con la rivoluzione informatica, i ragazzi riescono a reperire moltissime informazioni su questi farmaci di cui conoscono alla perfezione caratteristiche ed effetti. Oltre a informare e sensibilizzare le famiglie, rendere meno accessibili questi farmaci, ed evitare di mostrare ai figli la loro eccessiva normalizzazione, potrebbe essere molto utile».

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Caterina Fazion
Caterina Fazion

Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile


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