Ricercatori australiani hanno messo a confronto l’erba di San Giovanni e gli inibitori della ricaptazione della serotonina. Risultato? Naturale non equivale a innocuo. Cautela in estate
Uno dei nomi popolari di questa pianta dai bei fiori gialli era “scacciadiavoli” che la verifica scientifica moderna ha tradotto con “antidepressivo”. L’iperico o “erba di San Giovanni” (massimo della fioritura intorno al 24 giugno, festa del Santo) ha in effetti questa proprietà, che ha ricevuto la conferma di studi comprovati. Ora dall’Università di Adelaide (Australia) arriva l’esito di una ricerca che ne denuncia anche gli effetti collaterali negativi, gli stessi di alcuni antidepressivi “tradizionali”. La dottoressa Claire Hoban, che ha condotto lo studio e ha fatto questa verifica, sottolinea che pochi, se avvertono strani effetti, li collegano all’impiego di un’erba, “dunque innocua”, mentre si deve diffondere la cognizione chel’iperico è un farmaco vero e proprio. Nel bene e nel male che procura.
ATTENZIONE A DOSI E INTERAZIONI
Ma c’è un modo diffuso di pensare che tutto quanto è “naturale”, nota la dottoressa Hoban, “al massimo non ti fa niente, ma non ti fa certo male”. Invece il suo gruppo ha registrato reazione avverse nei consumatori di iperico del tutto simili a quelle indotte, in alcuni casi, dalla fluoxetina (il famoso Prozac): ansia, attacchi di panico, vomito, amnesia. Sono effetti collaterali non diffusi, ma si deve esserne consapevoli, mentre chi prende l’erba di San Giovanni di solito se la auto prescrive e non ha idea dei dosaggi. Altro rischio: il consumo di questa sostanza può interagire con altri farmaci che si prendono, come alcuni antidepressivi, la pillola anticoncezionale, certi fluidificanti del sangue.
MENO EFFICACE DEGLI SSRI
«L’iperico funziona con lo stesso meccanismo degli inibitori della ricaptazione della serotonina, i cosiddetti antidepressivi Ssri, dunque non c’è da meravigliarsi che induca anche gli stessi effetti collaterali», spiega Donatella Marazziti, professore associato all’Università di Pisa. «E’ accertata la sua efficacia migliore del placebo, però minore del 20 per cento rispetto agli Ssri. Ecco perché si preferisce prescrivere questi». Racconta la docente pisana che c’è stata una certa “moda” una decina di anni fa di far ricorso a questa pianta, che soprattutto in Germania ha avuto una certa diffusione. A “spingere” verso l’erba scacciadiavoli - denuncia anche la Marazziti come la collega australiana - questa mitologia del “naturale” che sarebbe efficace ma senza effetti collaterali.
MAI D’ESTATE
«C’è un effetto collaterale che rende comunque impossibile prescrivere l’iperico in estate: dà fotosensibilizzazione, quindi provoca problemi cutanei come arrossamenti ed eczemi». Un problema finora non preso in considerazione è che l’erba di San Giovanni si può comprare senza prescrizione medica mentre è, a tutti gli effetti, uno psicofarmaco.
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Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.