Attività fisica, pratica di mindfulness, pasti e sonno regolari possono aiutare a combattere il mal di testa, limitando l’uso di medicinali
Molti di noi sono abituati ad avere un antidolorifico sempre a portata di mano per sconfiggere un mal di testa improvviso che rischia di rovinare una giornata di lavoro o di relax. Siamo sicuri che siano sempre l'unica risorsa?
I mal di testa sono diversi ed eterogenei nella loro espressione clinica e alcuni tipi rispondono solo a determinati farmaci. Per questo, il rischio di abusarne, del tutto inutilmente, è molto rilevante. La dottoressa Licia Grazzi, Responsabile del Centro Cefalee dell’IRCCS Carlo Besta di Milano cercherà di fare chiarezza sui diversi tipi di mal di testa, illustrando i farmaci più idonei e, soprattutto, consigliando terapie non farmacologiche utili per prevenire e attenuare il mal di testa, evitando l’abuso di farmaci.
EMICRANIA O CEFALEA?
Mal di testa è un’espressione molto generica che racchiude al suo interno varie tipologie. La macro distinzione può essere fatta proprio tra emicrania e cefalea.
Nel primo caso si parla di un dolore quasi sempre monolaterale, talvolta bilaterale, intenso e invalidante. L'emicrania spesso si accompagna a sintomi come nausea, vomito, fastidio alle luci e ai suoni. I pazienti emicranici, infatti, sentono il desiderio di rimanere rannicchiati al buio e in silenzio protetti dagli stimoli ambientali.
La cefalea di tipo tensivo si caratterizza per un dolore sordo, continuo e fastidioso, non invalidante quanto il dolore emicranico e privo di sintomi associati quali la nausea. Il dolore, frontale o diffuso, può proseguire per giorni o settimane.
LE DONNE SONO PIÙ COLPITE
Le donne, con un rapporto 3 a 1, sono in effetti maggiormente colpite da emicrania rispetto agli uomini, ma solo a partire dal periodo della pubertà; in precedenza le differenze di genere sono pressoché inesistenti o addirittura il sesso maschile sembra essere più colpito. Ci sono fasi nella vita di una donna che comportano un importante riassetto ormonale interno: menarca, gravidanza e menopausa. Questi cambiamenti possono influire in maniera significativa sulle caratteristiche degli attacchi, rendendoli più frequenti e aggressivi. Molte donne, ad esempio, hanno attacchi emicranici solo, o quasi solo, in concomitanza della mestruazione.
QUALI FARMACI SONO UTILI?
Nel caso della cefalea di tipo tensivo, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non ci sono farmaci per l'attacco che siano veramente efficaci. Questa, infatti, non risponde all'antidolorifico; solo qualche volta i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), potrebbero funzionare, ma non è la regola. Dato che la cefalea di tipo tensivo tende a perpetuarsi per lunghi periodi, il rischio di abusare di farmaci, spesso inutilmente, è elevato. Per quanto riguarda l’emicrania, invece, esistono farmaci specifici che necessitano di prescrizione medica come i triptani, farmaci sicuri, efficaci e ben rodati. Tra qualche mese sarà in commercio un nuovo farmaco sintomatico, il lasmiditan, un ditano, una nuova tipologia di farmaco per l’attacco, privo di effetti collaterali sul sistema cardiovascolare. Per questo motivo potrà essere usato, in alternativa ai triptani, anche per pazienti più anziani o con problematiche cardiache. Questo farmaco è già stato studiato nella popolazione degli emicranici adulti ed è in studio anche per i pazienti in età pediatrico-giovanile. Anche i comuni antidolorifici e antinfiammatori possono essere usati per l’attacco emicranico talvolta anche in associazione ai triptani.
SI PUÒ PREVENIRE IL MAL DI TESTA?
Se la cefalea tensiva diventa un disturbo particolarmente frequente, si può optare per l’utilizzo di farmaci come la amitriptilina che, usata anche a dosi modeste, e per lungo periodo, può dare un vantaggio nella prevenzione della cefalea.
La prevenzione dell’emicrania, la cui sintomatologia abbiamo visto essere molto poliedrica e invalidante, può essere aiutata con farmaci efficaci, ma non specifici. Si parla ad esempio di farmaci nati per curare depressione, vertigini o ipertensione, ma molto efficaci come i beta bloccanti o la flunarizina. Da alcuni anni sono stati studiati farmaci nuovi e specifici per il trattamento preventivo dell'emicrania. Agiscono su un neurotrasmettitore direttamente coinvolto nel processo dell'attacco emicranico, il CGRP (Calcitonin Gene Related Peptide). Questi farmaci hanno una modalità di somministrazione completamente nuova e rivoluzionaria: avendo un’emivita molto lunga sono somministrati mensilmente con un’iniezione sottocute. Perché siano prescritti, il paziente a cui sia stata diagnosticata l’emicrania deve rispettare determinati criteri stabiliti da AIFA (Agenzia italiana del farmaco) come, ad esempio, registrare almeno otto attacchi mensili e riferire un preciso grado di disabilità conseguente, rilevata tramite un questionario specifico chiamato MIDAS (Migraine Disability Assessment). Inoltre, tre specifiche terapie per emicrania, indicate da AIFA, devono essere state effettuate nel passato del paziente, risultando inefficaci o non tollerate.
L'ABUSO DI FARMACI
L'abuso di farmaci sintomatici è un fenomeno piuttosto comune. I pazienti, talvolta, per gestire o addirittura per prevenire un attacco, tendono a usare l'antinfiammatorio o il triptano, senza che il dolore si sia ancora palesato. Se questo comportamento viene reiterato, rischiamo di incorrere in una cosìddetta medication overuse headache, ovvero emicrania da abuso di farmaci che porta a un peggioramento degli episodi, sempre più intensi e frequenti. Al Centro Cefalee del Besta, e in molti altri centri in Italia, usiamo trattare questi pazienti proponendo un ciclo di disintossicazione. I soggetti possono essere trattati in ospedale con le terapie infusionali per via endovenosa. In alternativa, possono assumere farmaci orali al proprio domicilio. Spesso al ciclo di terapia di disintossicazione, che precede una terapia di prevenzione, associamo un approccio “comportamentale”.
RIMEDI UTILI OLTRE AI FARMACI
Soprattutto per soggetti vulnerabili come adolescenti, pazienti in gravidanza e pazienti con altre condizioni di malattia, in alternativa o in affiancamento alle terapie farmacologiche, proprio per correggere l’uso inappropriato di farmaci sintomatici, consigliamo anche terapie non farmacologiche. Si possono, ad esempio, assumere molecole di origine naturale, chiamate nutraceutici, come il magnesio, utili per il trattamento dell’emicrania. Lavorare sulle proprie abitudini di vita rappresenta un aspetto ugualmente importante. Gli approcci comportamentali utili a limitare il mal di testa includono suggerimenti come praticare attività fisica, regolarità negli orari dei pasti e nel ritmo sonno-veglia. Anche la mindfulness, o meditazione di consapevolezza, come testimonia uno studio condotto nel nostro IRCCS Carlo Besta, fornisce benefici clinici significativi per i pazienti affetti da emicrania cronica, ma anche algie facciali e cefalee di tipo tensivo.
IL RUOLO DELLA MINDFULNESS
La mindufulness è una pratica di meditazione antichissima, che insegna a prestare attenzione al “qui e ora” e ad “accettare tutto quello che arriva, sensazioni, pensieri, in maniera non giudicante e accogliente”. I pazienti possono essere educati a gestire il dolore e ad usare in modo più consapevole ed adeguato i farmaci. Secondo lo studio condotto dal nostro Centro Cefalee, ormai in via di completamento, cui hanno partecipato più di 160 pazienti, i risultati sembrano essere piuttosto incoraggianti. Il numero di attacchi al mese e il numero di farmaci assunti risultano essere diminuiti, mentre è migliorata notevolmente la qualità di vita. Questo approccio, privo di particolari controindicazioni, può essere adottato sia per i pazienti più giovani, sia per quelli più anziani. Attualmente al Besta stiamo svolgendo un programma che prevede sedute online su piccoli gruppi di pazienti, tenuto da professionisti debitamente formati.
QUANTO INCIDONO ANSIA E STRESS?
Assolutamente sì. Riuscire a controllare ansia e stress grazie alla mindfulness e all’attività fisica, aiuterà i pazienti a tenere a bada anche il mal di testa. Specialmente gli emicranici, infatti, sono tipicamente persone puntigliose e molto performanti che tendono a voler tenere tutto sotto controllo; qualsiasi cambiamento dell'assetto esterno o interno può scombinare il loro equilibrio e può provocare attacchi emicranici. Non è raro che il mal di testa, accompagnato da nausea e vomito, si presenti nel fine settimana. Lavorando con ritmi serratissimi fino al venerdì, durante il weekend ci rilassiamo, con conseguente cambiamento del nostro assetto ormonale interno. Questo cambiamento nel nostro “equilibrio” può favorire l'attacco emicranico. Una possibile soluzione può essere quella di scaglionare la tensione accumulata durante la settimana proprio grazie ad attività fisica, sonno e pasti regolari e, perché no, praticando la mindfulness.
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Caterina Fazion
Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile