Risponde Piero Barbanti, neurologo direttore dell'Unità per la terapia e la ricerca su cefalee e dolore all'Istituto Scientifico San Raffaele Pisana di Roma e supervisore scientifico del "Grande Libro del mal di testa"
Soffro di mal di testa frequenti che mi paralizzano almeno tre o quattro volte al mese. Se mi capita nel weekend (come accade con una certa frequenza) me ne sto a letto al buio e aspetto che passi, mentre in settimana è un inferno: per non prendere continuamente giorni di malattia mi trascino al lavoro in condizioni pietose perché le normali compresse hanno effetto limitato e non funzionano sempre. Possibile che io debba sopportare questo dolore atroce? Non c’è nulla che possa fare per prevenire gli attacchi, capire le cause, trovare la cura giusta?
Pina, classe 1947
Risponde Piero Barbanti, neurologo direttore dell’Unità per la terapia e la ricerca su cefalee e dolore all’Istituto Scientifico San Raffaele Pisana di Roma e supervisore scientifico del Grande Libro del mal di testa
Cara signora, i sintomi che lei riferisce sono tipici di una condizione notissima chiamata emicrania. E’ una patologia molto invalidante collocata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità addirittura al dodicesimo posto nella classifica delle malattie più disabilitanti del genere femminile.
I sintomi dell’emicrania sono inconfondibili: un dolore severo, spesso pulsante, non responsivo ai normali analgesici e associato a sintomi, talvolta ancor più disabilitanti, quali il fastidio per le luci, i rumori, la nausea e in alcuni casi il vomito. Il paziente cerca di isolarsi, magari al buio, evitando sforzi fisici. L’emicrania è estremamente diffusa: ne soffre il 18 per cento della popolazione femminile mondiale, ma questa percentuale balza al 25 per cento nelle donne in epoca riproduttiva. Quando gli attacchi emicranici non siano sporadici e si presentino almeno una volta al mese possiamo dire che il soggetto «soffre» di emicrania.
Quale è la sua causa? Alla base c’è senza dubbio una predisposizione familiare e genetica. Il ricevere in eredità questo bagaglio genetico renderebbe il cervello dell’emicranico iperfunzionante e troppo reattivo agli stimoli ambientali, proprio come un antifurto che si inserisca senza una giusta causa. In altre parole il cervello emicranico si allerta e suona l’allarme (proprio mediante il dolore ed i sintomi associati) non appena l’ambiente a lui circostante cambi improvvisamente. E’ questo il caso del rilassamento nel weekend dopo una settimana stressante, delle variazioni ormonali femminili, delle variazioni climatiche, dell’eccesso o del difetto di sonno, del digiuno, della assunzione di alcolici ecc. Ne deriva quindi un dolore «gratuito», una sorta di «eccesso di legittima difesa» di fronte ad elementi scatenanti così banali.
Lei chiede giustamente cosa possa essere fatto per stare meglio. Per prima cosa, conviene indagare sulle proprie abitudini di vita e, per quanto possibile, migliorarle: regolarizzare le ore di sonno, evitare di saltare i pasti, non eccedere in alcolici. Un piccolo ma utile consiglio per le emicrania del weekend è per esempio quello di puntare la sveglia relativamente presto il sabato, per evitare un relax troppo brusco. Ma il più delle volte servono anche cure farmacologiche. Oggi sono disponibili molti trattamenti efficaci e sicuri. Anzitutto esistono molecole specifiche per la terapia acuta dell’attacco emicranico, chiamate triptani, che dimostrano di essere efficaci in circa il 70 per cento dei soggetti. Ma sono disponibili anche cure preventive per ridurre la frequenza di comparsa dell’emicrania, indicate per chi abbia almeno tre giorni di emicrania disabilitante al mese. Queste terapie, da assumere giornalmente per un periodo medio di 4-6 mesi, sono di diverso genere e possono considerevolmente cambiare in meglio la vita dell’emicranico.
Il consiglio è certamente di rivolgersi con fiducia ad un Centro Cefalee. Ne esistono svariati in tutto il nostro territorio nazionale (è consultabile l'elenco realizzato dall'Anircef). Troverà ascolto e cure idonee.