Cedracca e Fillanto sono le erbe «spaccapietra» che possono favorire l'escrezione di calcoli renali. A patto, però, che siano di piccole dimensioni
Due anni fa avevo un calcolo bloccato nell'uretere, che il mio urologo ha successivamente provveduto a togliere. Ora nel mio rene sinistro si sono formati due calcoli di calcio di 2.2 centrimetri, ma questa volta lo specialista ha sconsigliato l'intervento, anche alla luce della mia età: 79 anni. L'erba spaccapietra può essere utile per ridurne le dimensioni?
Franco B.
Risponde Fabio Firenzuoli, responsabile del centro di ricerca e innovazione in fitoterapia e medicina integrata (Cerfit) dell'azienda ospedaliero-universitaria Careggi di Firenze
Gentile Franco, comprendo bene le sue difficoltà. Ma dovendosi basare su quelle che sono le conoscenze scientifiche, anche relativamente alle piante, nel suo caso probabilmente non possiamo aspettarci risultati significativi, dal momento che è alle prese con calcoli non di piccole dimensioni.
Vediamo cosa si intende quando si parla di erba «spaccapietra». Fra tutte le erbe officinali che nell’uso tradizionale vengono consigliate contro la renella e i disturbi infiammatori e dolorosi delle vie urinarie, emerge la cosiddetta Erba ruggine o Cedracca, nota come «spaccapietra». Si tratta di una piccola felce che nasce tra le pietre e le rocce di muri a secco di campagna. Il suo decotto, soprattutto in Toscana, viene consigliato come diuretico in caso di calcolosi renale.
Qualche beneficio, rispetto ai calcoli di piccole dimensioni, può in effetti apportarlo, come dimostra un lavoro pubblicato sulla rivista scientifica Plos One da un gruppo di ricercatori dell’Università di Urbino. I risultati confermano che la cedracca è una buona fonte di antiossidanti in grado di ridurre in vitro la cristallizzazione dell'ossalato di calcio e la morfologia dei cristalli. L'azione inibitoria è stata osservata soprattutto rispetto alla crescita e all'aggregazione dell'ossalato di calcio monoidrato, sostituito dalla aumento della formazione di ossalato di calcio diidrato: meno pericoloso in quanto meno affine con le cellule tubulari renali. Sulla base di questi dati, «il decotto di questa erba potrebbe rappresentare un'attraente terapia naturale per il trattamento dell'urolitiasi», è la conclusione degli autori.
Anche un’altra pianta, questa tipica della medicina tradizione ayurvedica e del Sud America, è stata studiata dal punto di vista clinico in soggetti alle prese con la calcolosi urinaria. Si tratta del Fillanto (Phyllanthus Niruri), utile per eliminare i frammenti di calcolo dopo l'intervento di litotrissia e ne previene le recidive. Pure questa erba, nel linguaggio popolare, viene chiamata «spaccapietra», ed è stata studiata in un trial condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Modena. La sua assunzione, leggendo i risultati della ricerca pubblicata sul Journal of Urology, si è dimostrata priva di effetti avversi significativi, oltre che in grado di aumentare l'escrezione urinaria di magnesio e potassio: da cui la riduzione dei livelli di ossalato urinario e acido urico nei pazienti con iperossaluria e iperuricosuria. Il consumo di Phyllanthus niruri ha inoltre contribuito all'eliminazione dei calcoli urinari.
I risultati positivi sopra descritti, confermati anche da altri studi, hanno comunque mostrato un limite: la capacità di eliminare piccoli calcoli (inferiori a tre millimetri) situati nel calice medio o superiore. Nel suo caso, quindi, è consigliato seguire i consigli dell’urologo e adottare una dieta stilata sulla base della tipologia di calcoli da cui è affetto. Quanto al ricorso alla fitoterapia, meglio consultare un esperto ed evitare il fai-da-te.
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