La risposta ai dubbi di un lettore. Ma non ci sono evidenze sufficienti che sostengano questa ipotesi (che riguarda soprattutto i tumori al seno e all'ovaio)
Buongiorno, vorrei sapere se l'utilizzo delle gonadotropine corioniche nel corso del terzo tentativo di stimolazione ovarica a seguito di inseminazione intrauterina aumenti il rischio di ammalarsi di cancro.
Carlo (Torino)
Risponde Edgardo Somigliana, direttore dell'unità operativa di procreazione medicalmente assistita della Fondazione Ca' Granda, Ospedale Maggiore Policlinico e docente di ginecologia e ostetricia all'Università degli Studi di Milano
Gentile signora,
i farmaci impiegati per l’iperstimolazione ovarica (incluso il gonasi) sono farmaci cosi detti «ormonali», il cui scopo è quello di deviare a nostro favore il sistema endocrino: vale a dire quel complesso sistema di ormoni fisiologici che governa l’equilibrio del’organismo, ivi compresa la sua capacità di riprodursi. Lo scopo ultimo è quello di aumentare le possibilità di gravidanza.
Un comune timore nei pazienti è rappresentato dal rischio oncologico, vale a dire dal timore che queste terapie possano aumentare il rischio di sviluppare tumori: in particolare il tumore al seno e all’ovaio. Questo timore è diffuso nella popolazione - anche di alcuni medici, purtroppo - anche se non ha fondamento. Non c’è un razionale che lo sostenga: i livelli ormonali vengono infatti aumentati solo per brevissimi periodi di tempo e in modo contenuto, vale a dire a livelli ben inferiori rispetto a quanto si osserva in alcuni stati fisiologici quali in particolare la gravidanza. Ma, soprattutto, non ci sono evidenze epidemiologiche.
Recenti e ampi studi osservazionali - vale a dire studi che confrontano pazienti che hanno o non hanno eseguito iperstimolazioni ovariche - non hanno infatti evidenziato alcun aumento di rischio.