Il rigetto è la risposta del nostro corpo all'organo trapiantato. Ma con la terapia immunosoppressiva le risposte possono essere ben controllate
Il successo dei trapianti d'organo si deve principalmente a due fattori: il primo riguarda il miglioramento delle tecniche chirurgiche, il secondo alla scoperta del fenomeno del rigetto.
Proprio grazie alla comprensione di quest’ultimo, e al relativo sviluppo di molecole in grado di limitarlo, la storia dei trapianti d’organo ha subito una svolta.
Alla base di questo fenomeno vi è un’alterata risposta immunitaria.
L’organo trapiantato viene riconosciuto dal nostro sistema come un corpo estraneo e quindi viene attaccato.
Ecco perché, oltre a dover trovare un donatore il più possibile compatibile, ad oggi vengono somministrati per tutta la vita dei farmaci in grado di spegnere, seppur parzialmente, la risposta immunitaria.
L'approfondimento è stato realizzato con Andrea De Gasperi, direttore dell'unità di anestesia e rianimazione 2 dell'ospedale Niguarda di Milano.
COME SI PREVIENE IL RIGETTO DI UN ORGANO?