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Redazione
pubblicato il 02-10-2014

A 8 anni mio figlio non sa scrivere



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Risponde Giacomo Stella, Professore di psicologia Clinica, Università di Modena e Reggio Emilia, Fondatore dell’Associazione Italiana Dislessia di Bologna

A 8 anni mio figlio non sa scrivere

Gli insegnanti rimproverano sempre mio figlio che ha otto anni di scrivere male. Che cosa posso fare?  Può essere disgrafia? Licia Z, Cantù

Risponde Giacomo Stella, Professore di psicologia Clinica, Dipartimento Educazione e Scienze Umane, Università di Modena e Reggio Emilia, Fondatore dell’Associazione Italiana Dislessia di Bologna

La disgrafia, un disturbo dell’apprendimento insieme a dislessia e discalculia, identifica la difficoltà correlata alla scrittura che riguarda in particolare la riproduzione dei segni alfabetici e numerici. Questa abilità condiziona quindi il prodotto grafico su foglio il quale appare spesso irregolare, perché la mano del bambino scorre con fatica sul piano di scrittura anche a causa dell’impugnatura scorretta della penna, risulta spesso disorganizzato e disordinato per una incapacità di utilizzare lo spazio a disposizione in modo adeguato. Soprattutto questo secondo aspetto è dovuto al fatto che il bambino non possiede o con considera i parametri di riferimento imposti dal foglio (i margini, gli spazi da lasciare tra lettera e lettera e tra le parole, il rigo del foglio rispetto al quale la scrittura procede in “salita” o in “discesa”, la forme delle lettere, la disarmonia nel ritmo scrittorio o troppo veloce o troppo lento).

La difficoltà di impugnatura della penna provoca poi anche una differenza notevole di pressione tra le lettere - talvolta troppo forte con impronte marcate sul foglio anche nelle pagine seguenti del quaderno, talvolta troppo debole e svolazzante – con il risultato che il prodotto grafico finale è sporco e brutto. Spesso, a questo disordine generale, si uniscono anche degli errori di ortografia per un’errata direzione del gesto grafico che porta a scrivere la lettera in modo scorretto o una confusione fra lettere e suoni che si assomigliano (come la d e la b, la t e la d). Alla base di questo problema c’è di norma  la difficoltà a riconoscere da parte del bambino in maniera autonoma le figure geometriche che costruiscono lettera (gli occhielli e le asole ad esempio) o una scarsa coordinazione oculo-manuale.

Un problema aggravato se il bambino deve copiare dalla lavagna poiché è costretto a portare avanti più compiti contemporaneamente: la distinzione della parola dallo sfondo, lo spostamento dello sguardo dalla lavagna al foglio, la riproduzione della lettera sul foglio. Non serve rimproverare il bambino: anzi così facendo si peggiora il problema, innescando anche stati psicologici negativi nei piccoli, riduzione del senso di autostima e sfiducia nelle proprie capacità già compromessa dal fatto che il bambino percepisce di ‘stare indietro’ rispetto ai compagni per la sua difficoltà grafica. Occorre invece, per risolvere la disgrafia esclusi problemi di ordine neurologico, affidare il bambino a degli esperti che interverranno non solo sulla correzione dell’impugnatura della penna, ma anche sullo sviluppo e il potenziamento della coordinazione occhio-mano, anche e soprattutto di quella fine, sulle sequenze spazio-temporali e la dinamica generale del gesto attuate con terapie specialistiche mirate, alternate a momenti di gioco e di rilassamento.

Queste attività, anche ludiche e che portano il bambino a non focalizzare l’attenzione sulla scrittura e a non vivere questa sua disabilità come un problema, lo aiuteranno progressivamente ad acquisire in maniera corretta i movimenti grafo-motori per vergare correttamente lettere e numeri sia in stampato maiuscolo sia poi in corsivo. È importante rivolgersi comunque ad una équipe di specialisti non appena la problematica si manifesta (di norma nelle prime classi della scuola primaria) poiché prima si interviene sulla disgrafia migliore e più rapido sarà il recupero con significative ripercussione anche sull’apprendimento ed il rendimento scolastico.


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