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I nostri ricercatori
Chiara Segré
pubblicato il 16-12-2014

Una proteina per istruire le cellule del cervello a riparare la mielina



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All’Università di Milano, Davide Lecca studia una strategia per istruire le cellule del sistema nervoso a riparare le lesioni della mielina, presenti in numerosi malattie neurodegenerative

Una proteina per istruire le cellule del cervello a riparare la mielina

Una vita sempre all’insegna della scienza, fin dalle scuole superiori; è Davide Lecca, ricercatore milanese classe 1977. Dopo il liceo scientifico, Davide ha conseguito una Laurea in Scienze Biologiche e un Dottorato di ricerca in Biotecnologie Farmacologiche all’Università degli Studi di Milano. Attualmente Davide è ricercatore post-doc nel laboratorio di Farmacologia Molecolare e Cellulare della Trasmissione Purinergica all’Università degli Studi di Milano, sotto la guida della Professoressa Maria Pia Abbracchio.

 

RIPARARE LA MIELINA

«Lo scopo della mia ricerca è quello di individuare nuove strategie di riparazione della mielina» spiega Davide. La mielina avvolge i neuroni come una guaina isolante e permette il passaggio di impulsi elettrici ad alta velocità lungo il sistema nervoso, proprio come in un impianto elettrico dove i fili sono avvolti da un materiale plastico.

I risultati della ricerca di Davide potranno avere un grosso impatto su diverse malattie neurodegenerative, come la sclerosi multipla, che sono causate proprio da difetti nella mielinizzazione dei neuroni. «La perdita di mielina si verifica anche in altre malattie del sistema nervoso non direttamente dipendenti da essa, come l’ictus, i traumi cerebrali e la malattia di Alzheimer» spiega Davide.

Nella sclerosi multipla la mielina viene attaccata dal sistema immunitario del paziente, che non la riconosce più come propria. Nel cervello o nel midollo spinale si creano quindi lesioni anche molto gravi «Non solo i neuroni non funzionano più in modo corretto ma si crea anche un ambiente ricco di sostanze infiammatorie, che rende la riparazione particolarmente difficile, se non impossibile» continua Davide. Questa è la causa dei sintomi, a volte anche molto seri, che si verificano nei pazienti: deficit motori come tremori, spasmi muscolari, difficoltà di coordinazione, stanchezza e in molti casi anche problemi cognitivi, a seconda delle aree nella quali si sviluppano le lesioni.

«Negli ultimi anni sono stati fatti molti passi avanti nel trattamento della sclerosi multipla, grazie all'introduzione dei farmaci modulatori del sistema immunitario» continua Davide. Questi farmaci, abbassando la risposta autoimmune del paziente, danno più tempo alle lesioni della mielina di ripararsi spontaneamente, processo che però può essere molto lento. «Inoltre,  queste terapie non sono risolutive, ma aiutano a controllare i sintomi».

 

UN BERSAGLIO MOLECOLARE

La ricerca di Davide mira proprio a stimolare e velocizzare le capacità riparative innate del cervello e del midollo spinale per favorire l’autoriparazione della mielina. «Per fare questo è necessario individuare un bersaglio molecolare adeguato. Nel nostro caso, si tratta della proteina GPR17; un recettore che si trova sui precursori degli oligodendrociti, cioè le cellule produttrici di mielina» spiega Davide.

GPR17 si trova sulle cellule quando sono già programmate per produrre mielina, e viene tolto a maturazione avvenuta, quando stanno già producendo mielina. «Se noi riuscissimo, con adeguati mezzi farmacologici o biotecnologici diretti contro la proteina GPR17, ad istruire la cellula immatura a maturare in modo da produrre la mielina necessaria a riparare le lesioni, avremmo trovato una terapia di grande impatto per curare molte malattie del sistema nervoso» conclude Davide.

 

L’IMPORTANZA DELLA RICERCA

Come si vede Davide nei prossimi dieci anni? «Sicuramente in laboratorio, e mi piacerebbe che questo laboratorio fosse in Italia. Sono convinto che non sia così impossibile come sembra». Parole che fanno ben sperare, dette poi da chi ha anche avuto esperienza di ricerca all’estero. Davide è infatti reduce da un periodo di lavoro presso il National Institute of Child Health and Human Development dei National Institute of Health di Bethesda, negli Stati Uniti.

«La differenza non è tanto nelle apparecchiature, che sono simili a quelle che usiamo in Italia, ma nella disponibilità dei fondi» commenta Davide «Inoltre, lì i ricercatori sono concentrati davvero solo sulla ricerca in laboratorio, mentre la burocrazia viene gestita da personale amministrativo, suddivisione che spesso in Italia è abbastanza sfumata».

Qual è il valore della ricerca scientifica? Davide non ha dubbi: «La vita è un sistema molto complesso di cui nessuno ci ha dato le istruzioni; la scienza è fatta per descrivere questo sistema e per capire come intervenire quando qualcosa non funziona più. Se si vuole migliorare la qualità della vita, bisogna conoscerla, e per conoscerla bisogna ricercare. Parlo da biologo, ma soprattutto da essere umano».

 

Chiara Segré
Chiara Segré

Chiara Segré è biologa e dottore di ricerca in oncologia molecolare, con un master in giornalismo e comunicazione della scienza. Ha lavorato otto anni nella ricerca sul cancro e dal 2010 si occupa di divulgazione scientifica. Attualmente è Responsabile della Supervisione Scientifica della Fondazione Umberto Veronesi, oltre che scrittrice di libri per bambini e ragazzi.


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