La biotecnologa Francesca Bianchi al lavoro su un approccio di immunoterapia che sfrutta la microflora batterica polmonare per riattivare il sistema immunitario contro il tumore
Il tumore al polmone è la prima causa di morte per malattia oncologica. Nel 2017 in Italia si sono verificate oltre 41.000 nuove diagnosi, delle quali oltre il 30% tra lo donne. Ad oggi, la sopravvivenza a 10 anni per il tumore al polmone è ancora limitata, e la ricerca scientifica sta lavorando alacremente per identificare marcatori di diagnosi precoce e terapie efficaci. Tra di loro c’è Francesca Bianchi, biotecnologa comasca attualmente ricercatrice post-dottorato presso l’IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.
Francesca, in cosa consiste il tuo progetto?
Studio come sfruttare il sistema immunitario contro il tumore al polmone. Quest’organo è molto “bersagliato” da agenti esterni potenzialmente dannosi, dato che è in diretto contatto con l’aria che introduciamo respirando. Al fine di prevenire un'infiammazione eccessiva, il sistema immunitario nel polmone è mantenuto in uno stato di “tolleranza”, meno reattivo. Questo però, può favorire la comparsa di cellule tumorali che “sfuggono” alla sorveglianza immunitaria.
Quindi tu cerchi di “manipolare” questa tolleranza per rivolgere il sistema immunitario contro le cellule maligne?
Esatto, in particolare capendo il ruolo del microbiota polmonare, ovvero l’insieme di batteri che normalmente vivono nel tratto respiratorio. Questi batteri inducono la tolleranza del sistema immunitario, interagendo con le cellule immunitarie che possiedono sulla loro superficie particolari proteine, dette TLR, che usano per discriminare i batteri patogeni che arrivano nei polmoni da quelli che normalmente vi risiedono. Nei tumori polmonari è stata osservata la prevalenza di una particolare microflora batterica e di precise tipologie di TRL: ad esempio, la presenza del TLR3 nelle cellule immunitarie infiltrate nel tumore è associata a una peggiore prognosi.
Qual è quindi l’obiettivo ultimo della tua ricerca?
Capire davvero se uno specifico microbiota sia un fattore di rischio per l'insorgenza del cancro polmonare, e se modificare la microflora polmonare con antibiotici e/o probiotici, somministrati via aerosol, riattivi le cellule immunitarie contro il tumore.
Quali prospettive apre, anche a lungo termine, per le possibili applicazioni alla salute umana?
Si tratta di un approccio di immunoterapia, uno dei filoni più promettenti della ricerca sul cancro. Ad oggi però solo circa il 50% dei pazienti ne beneficia e la sfida del futuro è capire come modulare il sistema immunitario per aumentare il numero di pazienti sensibili e sviluppare nuovi approcci non convenzionali. L'aerosol inoltre, è qui proposta come una tipologia di somministrazione dei farmaci non invasiva e di facile utilizzo, che potrebbe avere un grosso impatto nell'agio dei pazienti durante il trattamento.
Come ti vedi fra 10 anni?
Vorrei poter fare ancora ricerca ma anche mettere la mia esperienza al servizio della divulgazione scientifica
Cosa ti piace di più della ricerca?
Quando un risultato suggerisce che sono sulla strada giusta per risolvere il problema
E cosa invece eviteresti volentieri?
L’attesa e i tempi lunghi di molti esperimenti
Una figura che ti ha ispirato nella tua vita?
La Dottoressa Sylvie Ménard ha lavorato per 45 anni nel Dipartimento di Oncologia sperimentale dell’Istituto Nazionale dei Tumori, da ultimo come Direttore del Dipartimento. Una ricercatrice tenace e integra che a un certo punto è diventata anche paziente oncologica e ha provato sulla sua pelle le sofferenze, le ansie, le paure che i malati vivono ogni giorno. La sua esperienza mi ha convinto di come la ricerca deve anche orientarsi a terapie meno invasive, somministrate tranquillamente a casa, per aiutare il paziente a elaborare la malattia e viverla con maggior serenità.
Quali sono a tuo parere i filoni di ricerca più promettenti per i prossimi decenni?
L’immunoterapia come opzione di cura efficace e l’integrazione di un’alimentazione corretta per la prevenzione.
Pensi che la scienza e la ricerca abbiano dei “lati oscuri”?
Purtroppo anche la ricerca è sempre a rischio di esser guidata nei suoi obiettivi dal profitto, perché necessita comunque di essere finanziata onerosamente. Una classe politica illuminata dovrebbe comprendere che è un bene pubblico ed essere guida e controllore attento.
Qual è per te il senso profondo di fare ricerca ogni giorno?
Affrontare quotidianamente sfide per migliorare concretamente la salute di tutti, affascinata da meccanismi che non a tutti è dato di comprendere.
Chiara Segré
Chiara Segré è biologa e dottore di ricerca in oncologia molecolare, con un master in giornalismo e comunicazione della scienza. Ha lavorato otto anni nella ricerca sul cancro e dal 2010 si occupa di divulgazione scientifica. Attualmente è Responsabile della Supervisione Scientifica della Fondazione Umberto Veronesi, oltre che scrittrice di libri per bambini e ragazzi.