A Milano la cerimonia di consegna delle borse di ricerca destinate agli scienziati. Tra loro 148 donne, età media di poco superiore a 35 anni
Borse piene di speranza: tutte ad alto tasso di concretezza. È questo il requisito che ha portato alla designazione dei 188 ricercatori finanziati nel 2018 dalla Fondazione Umberto Veronesi, premiati nella mattinata di mercoledì 21 marzo in occasione della cerimonia di consegna dei grant. L'atmosfera, nella sede milanese dell'Unicredit Pavilion, è stata fin dall’inizio di palpabile e pervasivo entusiasmo. Emozioni continue, che sono emerse soprattutto dopo le testimonianze di Valerio Treviso, papà del piccolo Ascanio, e di Angela Restelli, colpita nel 1994 da un tumore al seno metastatico.
LA STORIA DI ANGELA RESTELLI
148 (SU 188) RICERCATORI PREMIATI SONO DONNE
Paolo Veronesi, presidente della Fondazione e direttore del programma di senologia all'Istituto Europeo di Oncologia, ha esordito ripetendo un dogma del padre Umberto: «La scienza è il mezzo più potente per migliorare la vita degli uomini. Di fronte alle malattie non servono i soldi, ma terapie sempre più efficaci. Ringraziamo questi 188 giovani che si dedicano a questo grande impegno». Di questi, 148 sono donne. «E questo è un bene», ha aggiunto Veronesi, ricordando che la Fondazione, nata nel 2003 erogando quattro borse di ricerca, a tutt’oggi ha sostenuto quasi 1400 talenti dei laboratori. «Per la cura del cancro, oggi usiamo ancora la chemioterapia Ma sempre più spazio si stanno ritagliando le terapie a bersaglio molecolare. La rivoluzione è in corso anche in ambito diagnostico. L'auspicio, in futuro, è quello di poter fare una diagnosi di un tumore con un semplice esame del sangue: obiettivo che è stato rimarcato pure dal ricercatore Stefano Cinti, intervenuto dal palco per descrivere il suo progetto di ricerca.
Tre ricercatori premiati con il Fondazione Umberto Veronesi Award
VERSO UNA NUOVA GENERAZIONE DI SCIENZIATI
Gli ambiti in cui sono divise le borse di ricerca sono oncologia (140), malattie cardiovascolari (14) e neuroscienze (32). Lavoreranno in 54 centri di ricerca diffusi in 33 città italiane. È toccato a Chiara Tonelli, docente di genetica all’Università di Milano e presidente del comitato scientifico della Fondazione, spiegare il meccanismo che ha portato alla selezione dei ricercatori. «Visto il livello complessivamente elevato, è stato difficile dover scegliere questi 188 progetti tra le quasi seicento proposte arrivate. Oggi che la medicina evolve così rapidamente, la Fondazione intende sostenere una nuova generazione di scienziati, capaci di pensare e di agire da ricercatori e da clinici insieme. In grado cioè di parlare la lingua della medicina del futuro: molecolare, preventiva, personalizzata». La loro età media è pari a poco più di 35 anni, 28 quella degli studenti della Scuola europea di medicina molecolare (Semm) che conta 95 dottorandi ed è supportata dalla Fondazione. Sfiora il 16 per cento la quota dei ricercatori stranieri sostenuti per l'intero anno in corso. L’attestato è stato consegnato a ciascun ricercatore premiato a uno a uno dagli scienziati presenti. Dietro di loro, genitori e familiari al seguito per la cerimonia. Quasi in fondo, un’intera fila tutta in rosa: composta dalle donne colpite da un tumore femminile (seno, utero, ovaie) che negli anni sono state selezionate per i running team che la Fondazione Umberto Veronesi compone dal 2014, al fine di sensibilizzare la popolazione sul problema della malattia e sull'importanza dell'attività fisica. «Niente ferma il rosa, niente ferma le donne»: questo il messaggio riportato sulle loro t-shirt.
LE FRONTIERE DELLA RICERCA
«Negli ultimi dieci anni medicina e biologia hanno vissuto una trasformazione epocale, come forse non potrà più darsi - ha affermato Pier Giuseppe Pelicci, direttore del dipartimento di oncologia sperimentale dell'Istituto Europeo di Oncologia e membro del comitato scientifico della Fondazione Umberto Veronesi -. Mai come ora gli specialisti hanno a disposizione gli strumenti per rispondere ai bisogni delle persone. Grazie alla conoscenza del genoma, oggi è possibile agire con terapie personalizzate: per quella persona e non per l’altra con la stessa diagnosi. La ricerca attraversa una fase potenzialmente molto feconda, ma pure ricca di potenziali insidie. Si stanno infatti generando raccogliendo informazioni genomiche, il che pone un problema analogo a quello scoppiato con Facebook: a chi appartengono i questi dati così sensibili?».
GLI INTERVENTI DI BOLDRINI E MARONI
Alla cerimonia hanno preso parte pure diversi rappresentanti istituzionali: il vicesindaco di Milano Anna Scavuzzo, la presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini e il Governatore della Regione Lombardia Roberto Maroni. «La competizione globale sarà sempre più giocata sull’innovazione - ha dichiarato la numero uno (uscente) di Montecitorio -. L’Italia sul terreno della ricerca è in ritardo: sia per investimenti pubblici sia privati. Se vogliamo uscire dalla crisi, dobbiamo investire in questo campo: è l’unico modo per far diventare più grande quella luce ancora fioca in fondo al tunnel della nostra crisi». È toccato a Maroni, che l'anno scorso ha voluto istituire la Giornata della Ricerca in memoria di Umberto Veronesi, precisare che «nel 2013 veniva investito in ricerca l’1,5 per cento del Pil regionale, quota che invece oggi risulta raddoppiata».
Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.