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Ginecologia
Fabio Di Todaro
pubblicato il 20-01-2016

Brasile, virus Zika "colpevole" dei casi di microcefalia?



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La correlazione tra l’infezione e la malattia non è accertata, ma preoccupa il boom di casi (aumentati di venti volte). Si teme un aumento dei contagi in occasione delle Olimpiadi

Brasile, virus Zika "colpevole" dei casi di microcefalia?

Virus Zika, l’allerta sanitaria del Brasile potrebbe presto estendersi ad altri Paesi. Inizia a preoccupare il patogeno trasmesso dalle zanzare sospettato di essere responsabile (nei casi più gravi) dell’aumento dei casi di microcefalia registrato in Brasile negli ultimi mesi. Al punto da far lavorare - come riportato nei giorni scorsi dal New York Times - gli esperti statunitensi (è di ieri il riscontro del primo contagio negli Usa) sull’ipotesi di consigliare alle donne in gravidanza di non recarsi nel Paese sudamericano nei prossimi mesi. E da far sospettare un rapido aumento dei contagi in prossimità delle Olimpiadi della prossima estate.

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MICROCEFALIA VENTI VOLTE PIU’ FREQUENTE IN BRASILE

Da giorni si discute del rapido aumento dei casi di microcefalia osservato in Brasile nel 2015: 2.782 (con quaranta decessi) rispetto ai 147 del 2014. L’incidenza, numeri alla mano, è aumentata di quasi venti volte. La microcefalia è una malformazione neurologica che può essere congenita o svilupparsi nei primi anni di vita.

Quasi mai si associa a una riduzione delle capacità cognitive. Tuttavia in diverse situazioni, soprattutto quando la riduzione del volume encefalico è particolarmente significativa, la microcefalia può essere un indicatore di importanti anomalie verificatesi durante lo sviluppo embrionale: ipossia fetale, esposizione a farmaci e alcol, infezioni virali.

Considerando improbabile un così repentino aumento delle prime due circostanze, come giustificare il picco di casi di malattia registrato nello scorso semestre? Le autorità sanitarie locali ipotizzano un ruolo da protagonista per il virus zika, trasmesso da zanzare del genere Aedes: le stesse che trasmettono i patogeni responsabili della dengue (già temuta in Brasile l’estate scorsa, in occasione dei mondiali di calcio) e della chikungunya. Anche i sintomi delle infezioni sono simili: febbricola, dolori articolari e muscolari, eruzioni cutanee, congiuntivite. Nessuna certezza, dal momento che l’aumento dei casi di malattia è stato osservato soltanto nel Paese sudamericano, mentre il zika si trova pure in Colombia, El Salvador, Guatemala, Capo Verde, Isole Figi, Samoa, Nuova Caledonia, isole Salomone e Indonesia: dove i tassi della microcefalia non sono variati. Ma il sospetto c’è, visto che tra le complicanze dell’infezione ci sono anche i disturbi neurologici e alcuni dei bambini microcefali sono nati da mamme poi scopertesi infette.

 

PREOCCUPAZIONE PER LE OLIMPIADI ESTIVE

Vista l’incertezza, le reazioni raccolte nelle ultime settimane dalla comunità scientifica corrispondono unanimemente a un invito alla prudenza. Dagli Stati Uniti potrebbe presto giungere, cosa mai successa prima, un invito alle donne incinte a escludere viaggi verso i Paesi colpiti dal patogeno. Attraverso una lettera pubblicata su The Lancet Respiratory Medicine, invece, Kamran Khan (infettivologo del St. Michael Center di Toronto) auspica «una presa di consapevolezza in vista delle Olimpiadi previste in Brasile ad agosto». Oltre all’aumento dei contagi, il rischio è che coloro che arriveranno da altri Paesi possano infettarsi e portare la malattia in realtà rimaste al riparo.

«Le condizioni climatiche presenti in larga parte degli Stati Uniti, dell’Argentina, del Messico, della Colombia e dell’Italia sono favorevoli alla trasmissione del virus», si legge nel documento, redatto dopo aver preso in esame le destinazioni dei viaggiatori internazionali decollati dagli aeroporti brasiliani tra il mese di settembre del 2014 e agosto 2015. Tra gli interventi da mettere in atto se ci si reca in Brasile i ricercatori citano «l’uso di repellenti cutanei» e consigliano «la massima attenzione nei confronti delle punture di zanzara e dei sintomi che ne derivano. Al momento non esiste un vaccino efficace».

Anche l’Europa è attenta. Lo European Centre for Diseases Prevention and Control ha aggiornato a dicembre la valutazione del rischio di infezione. «I casi di importazione sono in aumento, mentre il rischio di infezione locale rimane ancora basso», hanno messo nero su bianco gli epidemiologi da Stoccolma.

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Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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