Più rischi per parto prematuro e terapia intensiva neonatale, lo rivela uno studio italiano
La malattia renale da lieve a cronica, ovvero ad uno stato avanzato che progressivamente porta all’insufficienza renale e alla necessità di trapianto, può influenzare l’esito della gravidanza, aumentandone i rischi. La notizia arriva da uno studio italiano condotto dall’Università di Torino e dall’Azienda Ospedaliera Brotzu di Cagliari, in Sardegna, che sarà pubblicato sul numero in uscita del Journal of American Society of Nephrology.
RENI E DOLCE ATTESA
Parto prematuro, necessità di una terapia intensiva neonatale o il possibile sviluppo di ipertensione nella mamma: sono questi i rischi potenziali in donne in dolce attesa affette da una malattia renale, emersi dallo studio TOCOS (Torino-Cagliari studio osservazionale) condotto dall’ateneo del capoluogo piemontese e dal principale ospedale del cagliaritano. I ricercatori hanno monitorato 504 mamme in attesa con malattia renale cronica e 836 donne a minor rischio perché dotate di una perfetta funzionalità renale, allo scopo di stabilire come e in quale misura un deficit di quest’organo di lieve, media e grave entità (ovvero cronica) potesse influire sul buon esito della gravidanza.
A sorpresa lo studio dimostrerebbe che il rischio di esiti avversi in gravidanza sono possibili a qualsiasi stadio di malattia renale, ma che la ridotta funzionalità non è il solo fattore determinante. «I risultati della nostra ricerca – spiega la dottoressa Giorgina Barbara Piccoli dell’Università di Torino e coordinatrice dello studio - indicano anche un problema renale minore, come ad esempio una cicatrice successiva a un episodio di infezione renale e che non altera dunque la normale funzionalità dell’organo, può essere significativa in gravidanza e meritevole di maggiore attenzione con un attento follow-up a cui vanno però sottoposte tutte le mamme in dolce attesa».
C’è però anche una buona notizia, perché la malattia renale non deve essere considerata un limite alla maternità: «La gravidanza – precisa ancora la dottoressa Piccoli – può essere portata avanti e con un lieto evento finale, anche in caso di malattia renale cronica avanzata. Una condizione clinica che spesso e fino ad oggi ne scoraggiava invece la prosecuzione». Ancora, in positivo, la disfunzionalità renale non sembra influire sull’eventuale perdita del bambino o sullo sviluppo di malformazioni fetali intrauterini, i cui rischi sono sovrapponibili a quelli che correrebbe una donna con reni sani.