Di fronte ad una variante estremamente più contagiosa, il vaccino ha consentito di ridurre il numero di casi gravi e decessi
La variante Delta è la "versione" più contagiosa del virus. Ciononostante i vaccini rimangono l'arma migliore per proteggersi dall'infezione. A testimoniarlo sono i dati provenienti dalle milioni di dosi somministrate nel tempo. I vaccinati hanno minori probabilità di infettarsi, di sviluppare sintomi, di essere ricoverati e di andare incontro a morte.
COSA SONO LE VARIANTI?
Più il virus si moltiplica e più è soggetto ad errori. Sul fronte Sars-Cov-2 quando queste mutazioni si accumulano nel tempo o comunque quando si verificano alcune particolare condizioni (come l’infezione nelle persone immunocompromesse) può accadere che il virus cambi le proprie caratteristiche al punto tale da dare origine ad una variante virale rispetto al virus originale.
Tra le varianti isolate quella che in passato più ha destato preoccupazione è la variante alfa, isolata in Inghilterra nel mese di dicembre e diffusasi nel mondo intero nel giro di pochi mesi. A differenza di altre varianti, quella alfa si è diffusa ed è divenuta predominante grazie alla sua elevata contagiosità, di circa il 60% superiore rispetto a Sars-Cov-2 isolato in origine.
IDENTIKT DELLA VARIANTE DELTA
Nei mesi scorsi, a causa della corsa incontrollata del virus, è stata isolata una nuova variante -la Delta- che nel giro di poco tempo ha rimpiazzato a livello globale la già contagiosa variante alfa. Una variante estremamente più contagiosa, paragonabile -in termini di numero di persone contagiate da un singolo individuo infetto- alla varicella. Per ogni individuo positivo si arriva a contagiare dalle 5 alle 8 persone. Non solo, secondo diversi studi la carica virale delle persone infette con la variante Delta è tre volte superiore rispetto a quella di altre varianti. Una caratteristica che da un lato spiegherebbe la maggiore contagiosità, dall'altro -anche in questo caso, dati preliminari alla mano- la maggiore persistenza del virus nelle vie aeree (18 giorni di media contro i 13 delle varianti precedenti). Un dato, quest'ultimo, che potrebbe cambiare le regole sulla durata della quarantena.
I VACCINI FUNZIONANO
Ma al netto di tutte queste considerazioni sulla variante Delta -è più contagiosa, aspettando i dati sulla possibile maggiore capacità di creare danni-, l'attenzione è principalmente concentrata sull'efficacia della vaccinazione. Che i vaccini stiano contribuendo a salvare migliaia di vite è fuori da ogni dubbio: A parità di casi tra seconda e terza ondata, negli stati dove si è vaccinato maggiormente il rapporto tra ricoveri e decessi è cambiato radicalmente. In altre parole all’aumentare dei nuovi casi non si verifica più l’incremento di ricoveri e decessi a cui invece si assiste laddove purtroppo non sono disponibili i vaccini. Ciò accade anche laddove la variante Delta è predominante, ovvero un po' ovunque nel mondo.
Andando più nel dettaglio ciò che conforta sono i dati provenienti da molte nazioni dove la campagna vaccinale è a buon punto. Andando ad analizzare l'efficacia dei vaccini è stato visto che questi sono in grado di proteggere dalle conseguenze della malattia grave e dal decesso in una percentuale superiore al 90%. Ovviamente, come per ogni variante, la capacità degli anticorpi indotti dal vaccino di neutralizzare quella specifica forma virale cala. Ma questa riduzione nella quantità di anticorpi neutralizzanti non significa assenza di protezione dalla malattia. L'attività neutralizzante, contro la variante Delta, rimane molto al di sopra di quello che è il limite minimo. Non a caso uno studio da poco pubblicato sul New England Journal of Medicine (dati UK, dove si somministra per il 60% il prodotto di AstraZeneca e per il 40% quello di Pfizer-BioNTech) l’efficacia del vaccino contro l’infezione sintomatica (dunque anche quella lieve) è dell'88% per Pfizer-BioNTech e del 66,7% per AstraZeneca (ricordatevi, contro la forma grave, per entrambi i vaccini, siamo oltre al 90%).
IL PARADOSSO DEI POSITIVI TRA I VACCINATI
Numeri importanti, questi ottenuti sulla variante Delta, che non devono però trarre in inganno specie se male interpretati grazie alle campagne di disinformazione No-Vax: i vaccini non sono armi efficaci al 100%. Ecco perché può accadere che anche un vaccinato prenda il virus, finisca in rianimazione e muoia. Evento possibile ma estremamente improbabile. Due dati su tutti: l’incidenza di nuovi casi, ricoveri e decessi è inferiore di 10 volte nei vaccinati rispetto ai non vaccinati; grazie alla vaccinazione, nella solo Regno Unito, è stato possibile evitare il 75% dei ricoveri dovuti a variante Delta rispetto all’epoca pre-vaccini salvando, di fatto, la tenuta del sistema sanitario nazionale.
RIDURRE LA CIRCOLAZIONE
Attenzione però a pensare che con la variante Delta non si debba procedere cautamente. Al netto dell'efficacia dei vaccini, ciò che c'è di diverso rispetto alle varianti precedenti è la possibile riduzione da parte dei vaccini nel prevenire la trasmissione virale. Tutto è nato dall'osservazione del CDC statunitense sulla base di uno studio effettuato nella contea di Barnstable (Massachusetts) dove vi è un'alta copertura vaccinale. Paragonando 80 soggetti vaccinati e 65 non vaccinati, la carica virale presente è risultata pressoché la stessa. Tradotto: è possibile che anche i vaccinati, a differenza di ciò che accadeva con i vaccini e le altre varianti, potrebbero pur non sviluppando sintomi passare il virus ad altri individui esattamente come fanno i non vaccinati. Ma per confermare o meno questa ipotesi il dato della carica virale non basta.
Al di là di questa possibile nuova caratteristica, rimane una considerazione incontrovertibile: secondo i dati del CDC le probabilità di infezione tra vaccinati e non vaccinati non sono affatto le stesse. Presi 100 individui, nel 75% le nuove infezioni avvengono nei non vaccinati. Ciò significa che il vero motore della pandemia è dato proprio da queste persone. Ecco perché, oltre che per proteggersi individualmente, l'unico modo che abbiamo per ridurre la circolazione del virus è vaccinare più persone possibili.
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Fonti
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.