Nel tempo, per alcune categorie, l'efficacia del vaccino cala con maggiore velocità rispetto alla popolazione sana. Per questa ragione una terza dose è indicata per ritornare ad un'efficacia ottimale
La terza dose di vaccino contro Covid-19 è ormai realtà. Anziani, immunocompromessi e personale sanitario sono tra le prime categorie ad averla ricevuta. Anche se l'efficacia globale nell'evitare ricoveri e decessi rimane estremamente elevata con un ciclo classico di due dosi, per alcune categorie più a rischio una terza dose serve a proteggere ulteriormente quelle categorie maggiormente esposte o dove si registra un calo di protezione maggiore. Ecco tutto quello che c'è da sapere sulla terza dose.
LE RAGIONI DELLA TERZA DOSE
I vaccini oggi approvati nella prevenzione di Covid-19 prevedono tutti, fatta eccezione per il prodotto di Janssen, la somministrazione in due dosi (una in caso di malattia). Grazie a questa strategia le probabilità di infezione, sviluppo della malattia, ricovero e decesso si sono ridotte drasticamente. Secondo l'ultimo report dell'Istituto Superiore di Sanità, l'efficacia delle vaccinazioni nell'evitare la malattia grave che richiede ricovero e terapia intensiva si attesta al 93%. Andando però ad analizzare in maniera approfondita la quantità di anticorpi circolanti e l'efficacia a seconda delle diverse età emerge che negli anziani si registra un maggior calo della copertura. Ed è per questa ragione che dalla prima settimana di ottobre l'AIFA ha approvato la terza dose sia per gli over-60 e i fragili sia per il personale sanitario. L'obbiettivo della terza dose è il potenziamento della risposta immunitaria che può anche superare il livello di difesa raggiunto con le due dosi iniziali.
CON QUALE VACCINO?
La terza dose sarà effettuata con i vaccini a mRNA (Pfizer o Moderna), gli unici attualmente consentiti in Italia dopo il progressivo abbandono del prodotto di AstraZeneca. Per tutte le persone che avevano ricevuto quest'ultimo prodotto, ovvero gli over-65 e le categorie che avevano avuto la priorità nei primi mesi di campagna, si tratta di una vaccinazione eterologa. Secondo i dati sino ad oggi prodotti, questo regime porta ad una migliore risposta immunitaria.
CHI DEVE FARLA E QUANDO?
Ad oggi la terza dose è indicata ma non obbligatoria per tutti i soggetti al di sopra dei 60 anni, per il personale sanitario -in quanto maggiormente esposto- e nelle persone con un sistema immunitario compromesso. La terza dose può essere fatta anche dopo 28 giorni dalla seconda dose e ha lo scopo di completare un ciclo vaccinale negli immunodepressi. Per tutte le altre categorie devono passare almeno sei mesi dall'avvenuto ciclo vaccinale con le due dosi. Quanto alla sicurezza, secondo i dati provenienti da Israele -dove la terza dose è realtà già da un paio di mesi- gli effetti collaterali sono del tutto sovrapponibili con quelli delle dosi precedenti.
IL CASO JANSSEN
Diverso è il discorso per le persone vaccinate con il prodotto di Janssen che inizialmente prevedeva una sola dose. In questo caso, per quel milione e seicentomila vaccinati in Italia, è prevista una seconda dose da effettuarsi con Comirnaty di Pfizer-BioNTech. Seconda dose da effettuarsi a sei mesi di distanza dalla prima. Il tipo di vaccinazione eterologa -è denominato così lo schema vaccinale che utilizza prodotti differenti tra prima e seconda dose- ha dimostrato essere sicuro e in grado di stimolare una risposta immunitaria più forte rispetto allo schema vaccinale classico basato sull'utilizzo di un solo tipo di vaccino.
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Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.