La vaccinazione protegge dalla malattia grave. Anche quando il vaccinato si contagia, le probabilità che funga da veicolo del virus si riducono notevolmente
Nella lotta alla pandemia Covid-19 i vaccini stanno continuando a dimostrarsi l'arma in grado di fare la differenza. A distanza di mesi dalla loro introduzione, l'efficacia nell'evitare la malattia grave rimane estremamente elevata. Secondo l'ultima pubblicazione avvenuta su The Lancet, a sei mesi dalla seconda dose il vaccino Comirnaty è ancora in grado di evitare il ricovero per Covid-19 con un'efficacia che si attesta al 93%. Non solo, la vaccinazione -come dimostrato in recentissima una pubblicazione in pre-print su MedRXiv- è in grado di ridurre la trasmissione virale anche se la persona risulta comunque positiva al virus. Due dati che dimostrano ancora una volta l'importanza della vaccinazione nel contrasto a Sars-Cov-2.
I VACCINI FUNZIONANO
I dati lasciano poco spazio alle interpretazioni. Di fronte ad una variante -la Delta- estremamente più contagiosa delle versioni precedenti del virus, all'aumentare dei nuovi casi non si registra in proporzione lo stesso incremento di ricoveri e decessi delle ondate avvenute prima dell'arrivo dei vaccini. Secondo l'ultimo report dell'Istituto Superiore di Sanità, rilasciato sabato 2 ottobre, la maggior parte dei casi di positività al virus notificati nell'ultimo mese in italia sono stati diagnosticati in persone non vaccinate. Ma al di là di questa caratteristica -che indica inequivocabilmente come i vaccinati siano maggiormente protetti dall'infezione-, ciò che negli ospedali italiani si osserva numeri alla mano è una forte riduzione del rischio nelle persone completamente vaccinate rispetto a quelle non vaccinate. Parliamo di una riduzione del 77% per la diagnosi, del 93% per l’ospedalizzazione e del 95% per i ricoveri in terapia intensiva e per i decessi. Percentuali che non lasciano adito a dubbi: i vaccini funzionano e stanno continuando ad evitare il sovraccarico del sistema sanitario e nuovi decessi. Dati importanti se si considera che ormai, la stragrande maggioranza dei nuovi contagi, è causato dalla variante Delta.
L'EFFICACIA DURA NEL TEMPO
Ma un'altra caratteristica che fa ben sperare sull'uscita dalla pandemia è quella che vede la durata dell'efficacia della vaccinazione. Su questo punto gli scienziati sono continuamente al lavoro nel monitoraggio dell'efficacia a lungo termine. Se diversi studi hanno dimostrato che le reinfezioni sono rare -e che una dose di vaccino, in seguito ad infezione naturale, protegge ancora di più-, cominciano ad uscire i primi studi sull'efficacia a lungo termine della sola vaccinazione nelle persone mai entrate in contatto con il virus. Uno degli studi più aggiornati è stato pubblicato su The Lancet e ha avuto come oggetto di indagine la vaccinazione con Comirnaty di Pfizer-BioNTech: dalle analisi è emerso -come ampiamente previsto da analisi precedenti- che nel tempo l'efficacia nel prevenire l'infezione cala al 47% a sei mesi dalla seconda dose. Un calo deciso che non si registra però per quanto riguarda il rischio di ospedalizzazione e decesso: a sei mesi dalla vaccinazione l'efficacia rimane elevatissima pari al 93%, anche contro la variante Delta.
RIDURRE LA TRASMISSIONE VIRALE
Ma c'è di più perché ai dati sull'efficacia cominciano ad aggiungersi quelli sulla capacità di ridurre la trasmissione virale. In particolare lo studio da poco apparso su MedRXiv ha indagato quelle che gli addetti ai lavori chiamano “breakthrough infections”, le infezioni da Sars-Cov-2 negli individui completamente vaccinati. Un fenomeno raro ma possibile. Nell'analisi i ricercatori della University of Oxford hanno cercato di quantificare la capacità di contagio negli individui completamente vaccinati ma positivi al virus. Dalle analisi è emerso che queste persone, grazie alla vaccinazione, contribuiscono in maniera decisamente minore alla diffusione del virus. In particolare è stato visto che i contatti di casi vaccinati ma positivi avevano meno probabilità di contrarre il Covid rispetto ai contatti di casi positivi ma non vaccinati. Una dimostrazione di come la vaccinazione può proteggere tutti i membri della famiglia, compresi i bambini non ancora idonei a ricevere la prima dose. Attenzione però ai facili entusiasmi: l'efficacia nella riduzione della trasmissione è risultata maggiore con la variante Alfa rispetto alla Delta. Non solo, tale efficacia decade nel tempo. Caratteristiche importanti in ottica di una possibile terza dose negli operatori sanitari, maggiormente esposti al rischio contagio.
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Fonti
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.