Da un’ampia indagine condotta dall’European Centre for Disease Control and Prevention risulta che il 20% di ricoverati negli ospedali della comunità europea contrae un’infezione batterica. L’unità di terapia intensiva è il reparto più colpito
Si varca la soglia per farsi curare e invece si rischia, una volta tornati di casa, di non aver risolto il problema pregresso, con l’aggravante di un’infezione batterica contratta nei corridoi dell’ospedale. Storie del Terzo Mondo, potrebbe pensare qualcuno. E invece è la realtà europea dei giorni nostri, fotografata impietosamente dal nuovo rapporto reso noto dall’ European Centre for Disease Control and Prevention (ECDC), che riferisce i dati della più ampia ricerca mai condotta nel vecchio continente: un migliaio gli ospedali monitorati in 30 Paesi, per un totale di oltre 230mila pazienti.
LO STUDIO - Ogni giorno un paziente ogni 18 ricoverati negli ospedali europei contrae un’infezione batterica. In totale, considerando i centri osservati, è stata rilevata una media di 80mila infezioni al giorno. Spiega Marc Sprenger, direttore dell’European Centre for Disease Control and Prevention: «L'indagine conferma quanto sia rilevante il problema delle infezioni nosocomiali. Molte di queste potrebbero essere evitate se si sostenesse la prevenzione e il controllo dei programmi, tra cui la sorveglianza delle infezioni associate all'assistenza sanitaria. Un percorso simile, abbinato all'uso prudente di antibiotici, aiuterà tutti gli attori coinvolti per proteggere i pazienti degli ospedali europei». Reparto più colpito: unità di terapia intensiva. Infezioni più comuni: del tratto respiratorio, del sangue, delle vie urinarie. Anche se alcune di queste possono essere trattate facilmente, altre possono interessare più gravemente la salute di un paziente, aumentando la permanenza in ospedale e i costi ospedalieri. «La prevalenza di questi dati è preoccupante - afferma Paola Testori Coggi, direttore generale della divisione salute e consumatori della Commissione Europea -. Sono necessari maggiori sforzi a livello locale, nazionale ed europeo per prevenirle, nell'interesse dei pazienti».
I RISVOLTI PRATICI - L’ECDC ha già fatto sapere che organizzerà un secondo studio nel biennio 2016-2017 e sosterrà la raccolta di dati a livello nazionale da questo momento fino al 2015. Nel frattempo la resistenza batterica è uno dei problemi più urgenti da fronteggiare. Tra tutte le specie isolate, lo staphylococcus aureus è risultato resistente alla meticillina in oltre il 40% dei casi. Più bassa la percentuale di enterococchi resistenti alla vancomicina: pari al 10%. Tra tutti gli enterobatteri isolati, il 33% è risultato resistente alle cefalosporine di terza generazione e l’8% ai carbapenemici. Un’evidenza che ha nuovamente messo in discussione il ruolo degli antibiotici. Non è in dubbio la loro utilità, ma l’efficacia di un utilizzo su larga scala. Incontrandoli spesso, i batteri hanno imparato a difendersi e oggi sono di nuovo aggressivi contro il corpo umano.
Fabio Di Todaro
Twitter @fabioditodaro