Responsabili dell’ipertensione resistente ai farmaci, vengono addormentati con una scarica a radio frequenza e la pressione scende. La procedura entra nelle linee guida di cura dell’ipertensione
Responsabili dell’ipertensione resistente ai farmaci, vengono addormentati con una scarica a radio frequenza e la pressione scende. La procedura entra nelle linee guida di cura dell’ipertensione
Nell’anno che l’OMS ha dedicato all’ipertensione e alle modalità per ridurre i rischi sanitari della pressione alta, un nuovo approccio terapeutico si profila all’orizzonte per chi soffre di pressione resistente, ossia pressione alta che non risponde ai farmaci. Basta uno scatto di radiofrequenza a livello delle arterie renali, in corrispondenza dei nervi del sistema simpatico e la pressione scende per sempre di 25/30 punti. Un grande beneficio per chi soffre di questo problema (circa il 10% degli ipertesi), perché contribuisce a ridurre anche per queste persone il rischio di cadere nella trappola dell’infarto, dell’ictus, dell’insufficienza cardiaca e renale, fino alla morte. La nuova tecnica, già sperimentata in diversi paesi del mondo, entra a far parte da oggi nelle linee guida per la cura dell’ipertensione e in Italia è stata presentata al recente congresso della Società europea dell’ipertensione, presieduto dal professor Giuseppe Mancia, il quale ha manifestato interesse per questa procedura che ha già dato risultati e benefici neri primi 3 anni di osservazione e che quindi può aprire la strada per una efficacia a lungo termine,.
QUANTI IPERTESI - In Italia il 45-50% delle persone adulte soffre di ipertensione, ossia con valori di pressione superiori a 90 per la minima e a 140 per la massima. Circa 14 milioni di individui, fra maschi e femmine. Di questi il 5-7 per cento soffre di ipertensione vera resistente, cioè non riesce a far rientrare la pressione nei valori “ottimali” (per gli anziani le linee guida accettano anche 150 per la massima) nemmeno con l’uso di tre farmaci. «Diverse sono le opzioni terapeutiche per abbassare la pressione – dice il professor Mancia – e tutte sono valide indipendentemente dall’età, dal sesso e dal valore di pressione».
LA NUOVA PROCEDURA – Il nome non è accattivante, denervazione renale, che in pratica significa bloccare l’attività del sistema nervoso simpatico, responsabile in parte dell’aumento di pressione. Il candidato a questa procedura, scelto dopo adeguate osservazioni, viene sottoposto a un intervento di cateterismo arterioso, eseguito da un medico della chirurgia vascolare. Un catetere flessibile viene inserito nell’arteria femorale all’altezza dell’inguine e viene fatto avanzare fino all’arteria renale. Quando il catetere è posizionato, viene generata una energia a radiofrequenza il cui scopo è di inattivare i nervi “simpatici” renali circostanti. «Ad oggi sono stati eseguiti nel mondo 6.000 procedure di cui 300 in Italia in 70 centri attivi – spiega il professor Claudio Borghi, vice presidente della Società italiana di ipertensione arteriosa -. Per tutti è stato necessario un importante screening, realizzato tra il centro interventistico e quello dell’ipertensione, meglio se di eccellenza, considerando la delicatezza della procedura». «La denervazione è utile anche nei malati di rene – ha spiegato Silvio Bertoli, direttore della Unità di nefrologia e dialisi dell’Istituto di ricerca e cura a carattere scientifico Multimedica di Sesto San Giovanni (Milano) - perché questo organo, anche se non più funzionante, influenza il tono simpatico e può mantenere alta la pressione».
Edoardo Stucchi