La musica può aiutare i soccorritori a mantenere il giusto ritmo nel massaggio cardiaco. L'esperto: quel che conta è che con defibrillatori e una persona su 20 capace di praticare le manovre si salverebbero 15-20mila vite l'anno
La proposta più suggestiva era senza dubbio quella dell’inno dei Bee Gees: Stayin’ Alive, ovvero, non a caso, Restiamo vivi. Uno studio dell’università dell’Illinois l’aveva eletta miglior brano da tenere a mente per praticare un massaggio cardiaco efficace. L’idea, apparentemente stravagante, è semplice: usare musiche orecchiabili per aiutare il soccorritore a imprimere con il ritmo giusto le compressioni toraciche che possono salvare la vita di una persona in arresto cardiaco. Un articolo sull’Emergency Medicine Journal ha riaperto la questione.
CI VUOLE RITMO - Perché serva a far ripartire un cuore «in avaria», il massaggio cardiaco deve essere praticato con ritmo ed energia: 100 compressioni al minuto e spinte tali da abbassare di 5 o 6 centimetri il torace dell’infartuato. Il tutto per un lasso di tempo che può essere anche molto lungo. Per non perdere il tempo può essere utile un tormentone musicale? Nel corso di un meeting di operatori di ambulanze in Australia, volontari, medici, infermieri e studenti hanno messo alla prova alcuni brani. Come pubblicato dai ricercatori, Disco Science (di Mirwais, colonna sonora del film Snatch, di Guy Ritchie) è risultato più efficace di Achy Breaky Heart di Billy Ray Cyrus. La musica ha contribuito a tenere il ritmo adeguato nell’82% dei volontari (è riuscito solo al 65% in assenza di musica), ma non la compressione necessaria (un terzo delle spinte era troppo debole). Due anni fa, dalle pagine del British Medical Journal, ricercatori britannici giungevano alle stesse conclusioni per una canzone per bambini, Nellie the Elephant. Che sia il caso di smettere di cercare la colonna sonora ideale per la rianimazione cardiopolmonare?
IL MASSAGGIO E' LA MANOVRA NUMERO UNO - «In realtà esistono già strumentazioni che danno il tempo, apparecchiature elettroniche che inviano un segnale acustico regolato alla frequenza ottimale per il paziente» commenta Igino Genuini, responsabile del Settore di formazione permanente in Rianimazione Cardio-Polmonare della I Cattedra di Cardiologia della “Sapienza” Università di Roma. «La musica è un approccio sperimentale – spiega - non ci sono linee guida o raccomandazioni in proposito. Può essere un metodo interessante, che merita di essere approfondito. Il massaggio cardiaco è una procedura che spesso vediamo nei telefilm e che ci affascina un po’ tutti. Ed è effettivamente cruciale: dà a un cuore in grave difficoltà la possibilità di ripartire. Secondo le linee guida 2010 dell’American Heart Association, è la prima procedura di base, è la manovra più importante insieme al defibrillatore elettrico».
MANOVRA SALVAVITA DA IMPARARE - Per questo bisogna insistere sulla formazione diffusa. «Se una persona ogni 20 o 30 conoscesse la rianimazione cardiaca, si salverebbero molte vite. Ecco perché – prosegue Genuini – con la Società Italiana di Cardiologia (Sic) stiamo facendo un lavoro con i giovani, per insegnare i fondamenti della rianimazione d’emergenza già a scuola. Se poi i defibrillatori fossero diffusi, le percentuali di salvezza sarebbero ancora maggiori».
DEFIBRILLATORI: «ANDREBBERO DIFFUSI COME GLI ESTINTORI» - Le pagine di cronaca locale lo insegnano: salvato un 74enne grazie a una volante dei Carabinieri dotata di BLSD (Basic Life Support Defibrillation), un altro anziano rianimato in stazione a Bologna dagli agenti Polfer con la medesima apparecchiatura. E il sogno di Igino Genuini è che siano molti di più, tanti da non fare più notizia. «La maggioranza degli arresti cardiaci avviene per fibrillazione ventricolare e il defibrillatore è l’unica “terapia” che può salvare il paziente – spiega -. Oggi qualsiasi cittadino può imparare a usarlo con un corso di poche ore, ma è fondamentale che gli apparecchi siano diffusi sul territorio, né più né meno come gli estintori. Non può stazionare solo nell’ospedale, deve essere presente in centri commerciali, uffici, università, aziende, stazioni, aeroporti, uffici postali, ministeri e luoghi frequentati, oltre che suo mezzi di polizia, carabinieri, vigili del fuoco e protezione civile. E’ il defibrillatore che deve arrivare al paziente, non il contrario».
QUATTRO MINUTI DI TEMPO - Quando un cuore si ferma, le lancette dell’orologio girano in fretta. Dice Igino Genuini: «Per avere il 70-80% di possibilità di salvarsi, entro 3-4 minuti dall’arresto ci deve essere un massaggio cardiaco o un defibrillatore, altrimenti, magari il cuore riparte, ma il cervello resta danneggiato». Con o senza musica, se la gente sapesse intervenire correttamente con la rianimazione cardiopolmonare e con i defibrillatori, prosegue l’esperto «si potrebbero salvare 15-20mila vite ogni anno, su 60-70mila morti improvvise. Si fanno campagne di comunicazione su tanti tipi di rischio… Francamente stupisce il silenzio che c’è sulla prevenzione di questo tipo di decesso, che miete un numero enorme di vittime».
Donatella Barus
Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.