Riassunti in 9 punti i maggiori fattori di rischio per la fibrillazione atriale. Le nuove terapie anticoagulanti oggi cambiano la vita dei pazienti, ma prevenire disturbi e complicanze è possibile
La fibrillazione atriale è un disturbo del cuore che provoca un irregolare e spesso veloce in modo abnorme battito ed è il più comune tra i disturbi del ritmo cardiaco. Nel Regno Unito ne soffrono circa 1,4 milioni di persone. Ricercatori dell’Università inglese di Liverpool e dell’Università nazionale di Seul (Corea del Sud) hanno condotto una meta-analisi di diversi studi europei e non solo per discutere e individuare i fattori di rischio legati allo stile di vita, somatici, psicologici e socioeconomici per la fibrillazione atriale. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista The Lancet Regional Health Europe.
Premette il dottor Eduard Shantsila di Liverpool: «La moderna terapia anticoagulante ha drasticamente ridotto il rischio di ictus e di tromboembolismo sistemico nei pazienti con la fibrillazione. Tuttavia questo disturbo peggiora la qualità della vita, aumenta il rischio di ictus e di scompenso cardiaco e appare legato anche a un declino cognitivo». Continua il ricercatore inglese: «Abbiamo inteso arrivare a una più ampia comprensione dei fattori di rischio inerenti la fibrillazione atriale di modo di poter arrivare a un approccio più personalizzato di diagnosi e di cura».
Ecco allora i fattori segnalati su The Lancet che possono aumentare il rischio di ammalarsi e peggiorare la qualità di vita di chi lo è già:
- Uno stile di vita sedentario costituisce un fattore di rischio per lo sviluppo della fibrillazione atriale, ma l'allenamento a intervalli ad alta intensità migliora le capacità funzionali e la qualità della vita pur con la fibrillazione.
- L’obesità aumenta il rischio, mentre dimagrire ne riduce gli episodi e i sintomi.
- Esiste una relazione lineare dose-risposta tra il consumo di alcol e il rischio di fibrillazione atriale.
- L’ipertensione è associata a un rischio di fibrillazione aumentato di 1,7-2,5 volte, che tuttavia si può ridurre con una terapia antipertensiva.
- Il diabete mellito è associato a un rischio relativo a un episodio di fibrillazione aumentato di 1,28 volte.
- Il precedente di un infarto del miocardio aumenta il rischio di fibrillazione del 60-77 per cento.
- Il disturbo cronico ostruttivo polmonare, o BPCO, raddoppia il rischio di fibrillazione atriale.
- Solitamente si crede che gli uomini abbiano una prevalenza più alta del 30-70 per cento rispetto alle donne per la fibrillazione atriale, in realtà il rischio permanente, considerato tutto il corso della vita, risulta uguale.
- L'origine etnica può segnare delle differenze: i "bianchi" sviluppano la fibrillazione atriale più spesso delle persone categorizzate dagli autori dello studio come "sud-asiatici" e "neri".
Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.