Si chiama tende a pacchetto. E' poco invasiva, senza bisturi e quindi senza dolore, ed è ripetibile e migliora il passaggio dell'aria. Pur in fase sperimentale si è già dimostrata efficace
Si chiama ‘tende a pacchetto’ è poco invasiva, senza bisturi e quindi senza dolore, ed è ripetibile e migliora il passaggio dell’aria. Pur in fase sperimentale si è già dimostrata efficace
Sono le ‘tende a pacchetto’ la nuova tecnica ‘soft’, senza bisturi e dolore postoperatorio, che consente di dire basta a notti insonni (e stressanti anche per il partner) per colpa del russamento. A metterla a punto un gruppo di ricercatori del Policlinico di Milano che la hanno già applicata con successo in 25 pazienti selezionati.
LA METODICA – Ad ispirare la tecnica che corregge la vibrazione delle pareti mucose delle prime vie respiratorie, responsabili del russamento, è il meccanismo con cui nelle tende a pacchetto è possibile modificare l’ingresso della luce a seconda delle necessità. «Seguendo lo stesso principio – spiega l’ideatore, Mario Mantovani dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria dell’Ospedale Maggiore di Milano – solleviamo i tessuti dell’ugola e del palato molle inserendo in questa zona del cavo orale dei fili di sutura particolari che, una volta tirati, regolati e annodati, favoriscono un migliore passaggio dell’aria impedendo la vibrazione dei tessuti molli e annullando di conseguenza il disturbo del russamento». Grazie all’assenza di bisturi (non si asporta infatti del tessuto), la degenza è breve (un giorno di ricovero), il decorso post-operatorio senza dolore (limitato solo a una sensazione transitoria di gonfiore che scompare entro le 24-36 ore), e dà la possibilità fin dalla sera di ricominciare a mangiare e bere. E, non ultimo, l’intervento può essere ripetuto a distanza di anni in caso di necessità.
LE INDICAZIONI TERAPEUTICHE – Per il momento la tecnica viene effettuata solo su pazienti selezionati: in coloro che, oltre a russare, soffrono anche di apnee notturne di lieve entità o laddove siano programmati altri interventi otorinolaringoiatrici, quali ad esempio l’asportazione delle tonsille o la correzione del setto nasale. «Stiamo attualmente verificando la possibilità di migliorare ulteriormente la tecnica - commenta Mantovani - adottando speciali fili autobloccanti che non dovranno più essere annodati in bocca». In questo caso, l’intervento diventerebbe ancora meno invasivo e attuabile in anestesia loco-regionale, consentendo al paziente di ritornare a casa in giornata.
RISULTATI – La casistica è ancora limitata, ma le aspettative sono promettenti. A sei mesi dall’intervento si è osservata la persistenza del rimodellamento dei tessuti trattati, l’allargamento dello spazio per il passaggio dell’aria e una diminuzione della sonnolenza diurna, effetto collaterale del russamento cronico (roncopatia) e apnee notturne.
Francesca Morelli