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Daniele Banfi
pubblicato il 13-11-2018

Trapianto di fegato: un «lavaggio» per aumentare il numero di donatori



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Un fegato grasso spesso non può essere trapiantato, perché danneggiato. Ma la perfusione normotermica può «pulirlo» e renderlo così disponibile

Trapianto di fegato: un «lavaggio» per aumentare il numero di donatori

Un fegato grasso è un organo che spesso non possiede le caratteristiche per essere donato. Oggi però, grazie all'utilizzo di tecniche come la perfusione normotermica, sempre più fegati possono essere "ripuliti" con successo aumentando così il numero di organi disponibili al trapianto. Un risultato importante se si considera che un fegato su sei viene scartato poichè non idoneo. E' quanto emerge dal congresso dell'American Society for the Study of Liver Diseases (AASLD) in corso a San Francisco.

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Sino a qualche anno fa la conservazione convenzionale di un fegato da trapiantare consisteva nel lavaggio del fegato con una soluzione speciale di conservazione, nel suo raffreddamento e nella successiva conservazione in una ghiacciaia prima di essere trapiantato nel ricevente. Un metodo ancora in uso che però in alcuni casi può arrivare a danneggiare il fegato compromettendo così l'esito del trapianto. «Per superare questa criticità -spiega Carlo Ceresa, ricercatore presso la University of Oxford - è stata sviluppata una tecnica, la perfusione normotermica, che consente una volta prelevato l'organo di trattarlo con ossigeno e sostanze nutritive a temperatura controllata (a 37 gradi, ndr) in modo tale da simulare il più possibile l'ambiente fisiologico». Questo approccio, come dimostrato in uno studio pubblicato lo scorso aprile su Nature, confrontato alla conservazione classica si è dimostrato migliore sia nel preservare il fegato sia nel migliorare la funzionalità epatica dopo il trapianto.


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PULIRE IL FEGATO DAL GRASSO GRAZIE ALLA PERFUSIONE NORMOTERMICA

Partendo da questo risultato gli scienziati della Univerity of Oxford hanno pensato di utilizzare la perfusione normotermica per cercare di "mettere a nuovo" anche quei fegati danneggiati dall'accumulo di grasso a livello epatico e dunque non trapiantabili. «Complice l'aumento del numero di persone in sovrappeso e obese -continua Ceresa- la disponibilità di organi da trapiantare andrà sempre diminuendo. Ecco perché provare a "pulire" il fegato dal grasso in eccesso sfruttando la perfusione normotermica potrebbe essere una strategia vincente per aumentare il numero di organi disponibili».

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Per farlo il gruppo di ricerca di Ceresa ha testato 18 fegati con steatosi. I primi 6 sono stati sottoposti a sola perfusione normotermica. Ai secondi 6 è stato aggiunto un filtro in grado di rimuovere meccanicamente le particelle di grasso circolanti. Agli ultimi, oltre alla riperfusione e al filtro, è stato aggiunto un cocktail di farmaci capaci di «ripulire» il fegato dal grasso in eccesso. Dalle analisi sul tessuto epatico è emerso che con gli ultimi due trattamenti i livelli di grasso epatico si sono abbassati significativamente tanto trasformare l'organo in un fegato potenzialmente trapiantabile. «Questo risultato ci dice che attraverso l'utilizzo della perfusione normotermica con l'aggiunta di alcuni componenti è possibile migliorare le caratteristiche di un fegato danneggiato rendendolo disponibile al trapianto», conclude Ceresa. Prossimo passo sarà ora quello di provare a trapiantare questi fegati «ripuliti». Le prospettive che ciò possa funzionare però ci sono tutte: in uno studio presentato al congresso è stato dimostrato che con la perfusione normotermica è possibile recuperare il 70% dei fegati scartati perchè non indonei ad una prima analisi superficiale.


Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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