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Daniele Banfi
pubblicato il 14-04-2016

Epatite C: così cala l'attesa per un trapianto di fegato



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Oltre il 30% dei malati in lista è affetto da cirrosi causata dal virus. Grazie agli antivirali alcune persone non necessitano più di trapianto. I dati dello studio italiano presentati a Barcellona

Epatite C: così cala l'attesa per un trapianto di fegato

I dati sono impietosi: in Europa sono 8500 le persone in lista d'attesa per un trapianto di fegato. 15 mila solo negli Stati Uniti. Ogni anno, in Italia, sono oltre mille gli interventi di questo genere. Complice l'aumento dell'aspettativa di vita media e la riduzione delle morti per incidente - e quindi i donatori diminuiscono - il numero di persone che necessitano di un fegato nuovo è destinato ad aumentare. Come tamponare questa situazione? La soluzione è nella somministrazione dei nuovi farmaci anti epatite C. E' quanto emerge da uno studio presentato in questi giorni al “The International Liver Congress” (EASL) in corso a Barcellona. La ricerca, coordinata dai ricercatori dell'Ospedale Niguarda Ca' Granda di Milano, parla chiaro: trattare alcune particolari categorie di malati con gli antivirali consente loro di non avere più bisogno -o di ritardare di molto- il trapianto.

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UN VIRUS SILENZIOSO

Gli esperti lo definiscono il “silent killer”. E' il virus dell'epatite C. Le ragioni sono presto spiegate: il più delle volte le persone che ne sono affette non sanno di esserlo. Appena contratta l'infezione, il paziente può soffrire di sintomi vaghi come febbre, senso di stanchezza, inappetenza e ittero. Generalmente però questi sintomi passano e per molti anni la malattia non da segni. La cronicizzazione dell’epatite, che accade in più del 70% dei pazienti, si manifesta con transaminasi elevate o fluttuanti e con l’insorgenza della fibrosi. Rimandare il trattamento può significare andare incontro a cirrosi epatica e tumore del fegato.

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QUANDO SERVE IL TRAPIANTO?

Nei casi più sfortunati dell'evoluzione della malattia, quando si è arrivati allo stadio di cirrosi, l'unica speranza è il trapianto di fegato. Secondo i dati presentati ad EASL ben il 30% delle persone in lista di attesa lo è per cirrosi scompensata causata dal virus dell'epatite C. Il tempo, in questi casi è tutto. Quasi il 20% di queste persone purtroppo muore nell'attesa dell'organo. Ecco perché eliminare il virus è di estrema importanza. Per quanto riguarda l'Italia i cirrotici da virus C sono oltre 150 mila. Proprio per l'elevata incidenza della malattia nel nostro Paese si stima che il 60% dei mille e più trapianti di fegato che si effettuano in Italia ogni anno siano causati dal virus C.

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ERADICARE IL VIRUS

Eliminare il virus, da qualche anno a questa parte, non è più un'utopia. Oggi, grazie a nuovi farmaci combinati che agiscono direttamente sui meccanismi che il virus mette in atto per replicarsi, il successo arriva oltre il 90-95% a seconda della tipologia di virus. Questo significa eradicare il virus e le sue conseguenze. Prima si interviene e minori saranno i danni. Ciononostante anche quando la situazione è parzialmente compromessa questi farmaci riescono a cambiare in meglio la situazione. La riduzione delle liste di attesa è l'esempio più lampante.

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LE LISTE SI ACCORCIANO

Anche se si tratta di dati preliminari, da confermare su un più ampio numero di persone e per un tempo prolungato, lo studio dei medici milanesi ha riscontrato la somministrazione di antiretrovirali nelle persone in lista d'attesa per trapianto di fegato contribuisce a migliorare la situazione in termini di attesa.

Nello studio - che ha visto la partecipazione di 103 candidati al trapianto affetti da cirrosi non compensata - è emerso che nel 35% dei casi trattati il il malato è stato riportato ad uno stadio di sviluppo della cirrosi non così avanzato da richiedere il trapianto in tempi brevi. Non solo, in un altro 20% dei casi la situazione è migliorata al punto tale da non necessitare più -al momento con i dati in possesso- la presenza in lista d'attesa. Un risultato importante che mostra ancora una volta quanto i nuovi farmaci stiano rivoluzionando il trattamento dell'epatite C.

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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