Si è celebrata domenica la giornata nazionale per i trapianti. Più di 9000 persone sono ancora in lista di attesa per un organo. Le Molinette di Torino premiato come miglior centro
Ha consentito di donare la vita nuovamente a 3 bambini. Stiamo parlando della piccola Elena, la bimba di 22 mesi dimenticata in auto dal padre lo scorso 18 maggio. Dopo un'agonia di qualche giorno i genitori hanno consentito a che gli organi venissero donati. Ed è proprio del problema delle donazioni che si è discusso ieri, giornata della Campagna nazionale 2011 su donazione e trapianto di organi, tessuti e cellule. Nonostante i progressi fatti dalla scienza, la necessità di trovare un organo disponibile è ancora elevata rispetto al numero totale di donazioni.
NUMERI IN CALO- Purtroppo nel 2010 sono stati effettuati 2874 trapianti contro i 3163 del 2009. La diminuzione percentuale registrata nel corso dell’anno 2010 è stata pari al 9.1%. Come dichiara la dottoressa Anna Guermani, responsabile del centro di Coordinamento Prelievi della regione Piemonte, «le cause principali della flessione del numero dei trapianti effettuati sono due: da un lato si è riscontrato negli ultimi cinque anni un aumento dell’età media dei donatori da 50 a 55 anni, che riduce in modo rilevante il numero degli organi idonei al trapianto, e dall’altro si è registrata la diminuzione del numero dei decessi di pazienti cerebrolesi».
LE RAGIONI- Le ragioni di questa riduzione sono da individuarsi nella diminuzione dei decessi per cause traumatiche e in generale i decessi sotto i quaranta anni. Non solo, si è registrata anche una riduzione delle morti dei pazienti di età superiore ai 60 anni che ha anch’essa avuto un impatto sulla disponibilità di organi.
INCORAGGIARE LE DONAZIONI- Come ricorda la dottoressa Guermani, «sono ancora molte le persone in lista d'attesa in cerca di un organo, più di 9000». Un altro dato importante da sottolineare e su cui agire è quello della volontà di non donare. Nell’anno appena trascorso infatti la percentuale di individui che si sono opposti alla donazione si è attestata intorno 31.5%, un dato costante rispetto agli altri anni. «Per questa ragione, continua la Guermani, oltre ad una campagna di sensibilizzazione sul tema, è importante avere del personale altamente qualificato che possa fornire il supporto psicologico necessario a quelle persone che si trovano davanti a questa importante scelta». Le ragioni del rifiuto sono infatti diverse. La prima in assoluto è rappresentata da quello zoccolo duro di persone che, non volendo esse stesse avere un organo di un altro individuo, non sono propensi a donarlo ad altri. «Tutte le altre invece, spiega la Guermani, sono potenzialmente superabili. Spesso infatti il rifiuto è dettato dalla non conoscenza delle volontà del parente deceduto o, come accade ancora, da ragioni di tipo culturale».
PERSONALE QUALIFICATO- Capitolo a parte invece è quello che riguarda il personale sanitario. «Bisogna fare in modo, spiega la Guermani, di diminuire sempre di più la percentuale dei medici delle rianimazioni che ancora non segnalano al Coordinamento trapianti la presenza di un potenziale donatore. Questo punto è fondamentale». Negli ospedali italiani infatti un buon 20% dei medici delle rianimazioni non segnala al Coordinamento la presenza di un potenziale donatore e non mette così in moto la macchina dell’osservazione necessaria per arrivare al prelievo e al trapianto.
TORINO CAPITALE- Tra i vari centri d'eccellenza italiani, l'Ospedale “Molinette” di Torino è risultato il migliore dell'anno 2010. Il polo torinese ha infatti ricevuto giovedì, per mano del Ministro della Salute, il riconoscimento di primo centro trapianti d’Italia «Amici della vita» per numero e risultati raggiunti. Un premio allo straordinario lavoro svolto in tutti questi anni. In passato le “Molinette”, per via dello scandalo “valvole cardiache”, registrarono infatti un vertiginoso calo nelle donazioni. Tempi ormai lontani perchè oggi, l'ospedale torinese, rappresenta un centro di eccellenza al quale tutta l'Italia può prendere esempio.
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.