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Redazione
pubblicato il 28-05-2013

Quando il cervello fa la caccia al tesoro



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Se ci troviamo in determinate situazioni di emergenza, nei circuiti cerebrali si svolge un lavoro di squadra che vede coinvolte e concentrate tutte le funzioni del cervello

Quando il cervello fa la caccia al tesoro

Se ci troviamo in determinate situazioni di emergenza, nei circuiti cerebrali si svolge un lavoro di squadra che vede coinvolte e concentrate tutte le funzioni del cervello

Si è persa una lente a contatto e non riusciamo più a trovarla sul pavimento del bagno. Siamo lì paralizzati dal timore di calpestarla e di tritarla sotto le scarpe. Oppure: il nostro gatto, approfittando della semilibertà che gode in casa, ha infilato la porta lasciata socchiusa, ed è sparito tra le piante del giardino. Ma infine vinciamo la caccia al tesoro e ritroviamo  tutti e due: la lente a contatto e il criceto. Come? Con l’aiuto del cervello. Ricercatori dell’Università di Berkeley, in California, hanno scoperto che cosa fa il cervello in questi casi malaugurati, e hanno pubblicato i risultati dello studio su Nature Neuroscience.

IL CERVELLO SI CONCENTRA - Di fronte a queste piccole emergenze, il cervello si comporta come una squadra di soccorso, chiamando tutte le regioni cerebrali a concentrarsi su un unico obiettivo. A questo scopo, entrano in azione anche regioni del cervello abitualmente dedicate al pensiero astratto, che si collegano con la truppa impegnata nella caccia al tesoro, e ne rinforzano i ranghi. Se la mattina in cui è scappato il gatto stavamo pensando a come organizzare la giornata in ufficio, ecco che tutto quel lavoro mentale è spazzato via, e ci concentriamo soltanto sul gatto da ritrovare.

RISONANZA MAGNETICA - La mobilitazione che si determina nei circuiti cerebrali è stata dimostrata grazie alla risonanza magnetica funzionale, che mostra il «traffico» del cervello, e determina quali aree entrano in funzione davanti agli obiettivi da affrontare. Le osservazioni fatte spiegano anche perché sembra così difficile concentrarsi su più di un obiettivo alla volta (a meno di non essere Pico della Mirandola), e potrebbero fornire un aiuto nello studio di turbe neurocomportamentali, come il deficit di attenzione.

Antonella Cremonese


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