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Redazione
pubblicato il 18-06-2013

Nel nostro cervello le bugie hanno le gambe corte



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Ricercatori italiani hanno individuato le aree cerebrali che si attivano quando si mente. Con l’imaging neurale si registra un segnale bioelettrico in grado di smascherare il bugiardo e attendibile anche in caso di stress emotivo

Nel nostro cervello le bugie hanno le gambe corte

Ricercatori italiani hanno individuato le aree cerebrali che si attivano quando si mente. Con l’imaging neurale si registra un segnale bioelettrico in grado di smascherare il bugiardo e attendibile anche in caso di stress emotivo

L’arte della menzogna passa non solo dalla manipolazione della verità, che rende una bugia credibile, ma anche dal controllo di segnali che possono smascherare il bugiardo, come tono di voce e linguaggio del corpo. Ora anche il più abile mentitore può essere tradito, dal suo stesso cervello. Lo svela uno studio italiano, pubblicato su PLoSONE, che ha identificato una risposta bioelettrica neurale attivata solo dalle bugie.

IMPRONTE NEURALI- I ricercatori del dipartimento di Psicologia dell’Università Milano-Bicocca hanno rilevato che anche le bugie più credibili lasciano un segno inequivocabile nel cervello di chi mente, registrabile nella regione frontale e pre-frontale dell’emisfero sinistro e nella corteccia cingolata anteriore. E’ stato chiesto a 25 studenti universitari, sottoposti a un interrogatorio costruito su 296 domande di varia natura, di mentire o dire la verità e ne è stata registrata l’attività bioelettrica cerebrale attraverso speciali cuffie indossate dai volontari. Ogni bugia è stata smascherata da un picco negativo nella risposta cerebrale, chiamato N400. «E’ un marcatore assoluto della menzogna e non è controllabile volontariamente – spiega Alice Proverbio, professoressa associata di Psicobiologia e coordinatrice della ricerca – Quando viene posta una domanda la mente deve prima comprendere la frase e poi confrontarla con le informazioni che possiede, cioè la verità conosciuta. E’ un meccanismo automatico a seguito del quale, se la persona sceglie di mentire, si attiva la risposta bioelettrica N400 che può essere rilevata dall’imaging neurale». Come il naso di Pinocchio, la bugia è visibile immediatamente: questa traccia si attiva, infatti, dopo solo 400 millisecondi dalla domanda posta.

A PROVA DI EMOTIVITA’- Quando la posta in gioco è alta l’emotività può giocare brutti scherzi e la valutazione della sincerità può essere falsata. L’attuale macchina della verità, utilizzata in ambito giudiziario in alcuni paesi ma illegale in Italia, registra parametri fisiologici periferici quali battito cardiaco, frequenza respiratoria e sudorazione per verificare l’attendibilità delle risposte. A seguito di un forte stress emotivo, l’ipotalamo può però reagire variando sensibilmente queste risposte fisiologiche. Ansia, paura e soggezione non intaccano, invece, l’attivazione dei meccanismi cerebrali attivati dalla menzogna: anche sottoponendo domande scomode e imbarazzanti ai volontari coinvolti nell’indagine, i ricercatori hanno captato la traccia bioelettrica delle bugie in modo inequivocabile. «L’emozione attiva una serie di strutture neurali che interferiscono con il raziocinio. E’ un meccanismo più lento dell’attivazione del marcatore della menzogna, si registra dopo che una persona ha già deciso di mentire o di dire la verità». Una tempistica importante per chi è accusato ingiustamente, ad esempio: la paura di non essere creduti può infatti innescare risposte da stress che simulano una reazione fisiologica tipica di chi mente. Il cervello, invece, sembra non essere in grado di mentire.

Cinzia Pozzi


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