Sono protesi «comode», ma questo può far dimenticare le norme da seguire. Se l’occhio sta male, lasciatelo libero. In America, intanto, arrivano le lenti che ritardano la miopia
Mai appisolarsi mentre si indossano le lenti a contatto. Il monito giunge da Pasquale Troiano, primario di oculistica dell’Ospedale Sacra Famiglia Fatebenefratelli di Erba: «Prima di dormire, anche se per poco tempo, è necessario rimuovere le lenti a contatto - dichiara il presidente del comitato tecnico-scientifico della Società Oftalmologica Italiana -. Inoltre, quando si avverte un qualsiasi disturbo agli occhi, bisogna evitare d'indossare le lenti. È esperienza comune per gli oculisti visitare pazienti che si presentano in ambulatorio con gli occhi in pessimo stato, ma con le lenti indossate». Le lenti a contatto sono una comodità, ma non va dimenticato che sono delle protesi da utilizzare con grande cura, in quanto producono «modifiche molto rilevanti della superficie oculare».
SE SERVONO NEL SONNO, CONTROLLI SPECIALI
Il consiglio per chi vuole portare lenti a contatto «è di sottoporsi a una visita medica oculistica di idoneità presso un medico oculista che potrà indicare il tipo di lente a contatto più adatta, la metodica di manutenzione indicata e il tipo di utilizzo più idoneo. Per esempio - esemplifica lo specialista - se un soggetto ha la necessità di utilizzare lenti a contatto durante le ore del sonno, è assolutamente necessario inquadrare il paziente anche sul piano della salute generale. Quando le palpebre sono chiuse, infatti, il rifornimento di ossigeno alla superficie oculare è garantito dalla ricca rete vascolare della congiuntiva palpebrale superiore». Si sottolinea allora che i soggetti anemici, diabetici, fumatori hanno una concentrazione di ossigeno circolante molto ridotta e questo causa una grave ipossia corneale se viene introdotta una lente a contatto durante il sonno. «La lente a contatto morbida è certamente preferibile nella stragrande maggioranza dei casi - aggiunge Troiano -. La lente rigida è riservata ai casi in cui quella morbida risulterebbe inadeguata. L'esempio classico è l'occhio con cheratocono evoluto, cioè una deformazione della cornea tale da non poter essere corretta da una lente morbida».
LE MORBIDE PIU’ SEMPLICI MA ANCHE RISCHIOSE
Le tipologie delle lenti morbide costituiscono un capitolo a sé. Intanto si differenziano per la «durata» nel tempo: possono infatti essere a ricambio giornaliero, settimanale, quindicinale, mensile e trimestrale. Sconsigliato utilizzare lenti a contatto con ricambio superiore a tre mesi e ancora più sconsigliato è prolungare l'utilizzo delle stesse lenti a contatto oltre il tempo per cui sono indicate. «A lungo andare - continua Troiano - le lenti morbide diventano un ricettacolo di germi, per quanto sia accurata la manutenzione fatta. Più rapido è il ricambio, più sicura è la lente».
LA PROTESI CHE CURA
Intanto sono state recentemente approvate dalla Food and Drug Administration statunitense le lenti a contatto morbide che, applicate nei bambini e adolescenti (tra gli 8 e i 13 anni), possono rallentare l'evoluzione della miopia. Si tratta di lenti monouso che non richiedono manutenzione, ma tutti i soggetti che intendono intraprendere questo percorso devono sottoporsi a una visita medica oculistica d'idoneità e a regolari controlli periodici. Una volta posizionate sull’occhio, le lenti correggono l’errore di rifrazione per migliorare la visione a distanza. Inoltre, gli anelli periferici concentrici focalizzano la parte della luce davanti alla retina (la parte posteriore dell’occhio). In questo modo, stando a quanto osservato in uno studio pubblicato ad agosto sulla rivista Optometry and Vision Science, viene a ridursi lo stimolo che causa la progressione della miopia.