Per l'Organizzazione Mondiale della Sanità è diventata un'emergenza sanitaria con pesanti riflessi sul sistema sanitario. Redatte linee guida per la tutela delle vittime e le cure degli abusi. A rischio la fertilità e in aumento, tra le altre, malattie sessualmente trasmissibili, aborti, ansia e depressione
Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità è diventata un’emergenza sanitaria con pesanti riflessi sul sistema sanitario. Redatte linee guida per la tutela delle vittime e le cure degli abusi. A rischio la fertilità e in aumento, tra le altre, malattie sessualmente trasmissibili, aborti, ansia e depressione
Sono molti i casi di violenza sulle donne tristemente raccontati dai media negli ultimi mesi. Letti, dai più, come episodi isolati, frutto di un amore malato consumato tra le mura domestiche o di una radicata devalorizzazione della donna. Esiste, invece, un filo che unisce le storie di abuso sessuale, fisico e psicologico: la salute della donna. Tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nella prima revisione sistematica globale sulla prevalenza della violenza contro le donne, discute di un problema di salute pubblica di proporzioni epidemiche» da gestire quindi come un’emergenza sanitaria.
FERTILITA’ A RISCHIO- Nel mondo il 35,6% di donne è vittima di violenza, una volta nella vita, in molti casi per mano del partner. Ampia la casistica di traumi e ferite: testa, collo e volto sono le zone più colpite, ma anche danni muscolari e ossei più estesi, o nell’area genitale. Meno evidenti, ma altrettanto gravi, le conseguenze sulla fertilità: chi subisce abusi è più esposta a gravidanze indesiderate, emorragie intrauterine e aborti indotti. Vivere in un ambiente di abusi e stress psicologico durante la gravidanza può avere un impatto anche sulla salute del nascituro: il documento dell’Oms riporta una maggiore incidenza di parti prematuri e il 16% di probabilità di uno basso peso del neonato. «Queste conseguenze si inseriscono nel contesto attuale, già grave, di denatalità, tasso di fertilità in ribasso, scarsa conoscenza e tutela della salute riproduttiva della donna. In Italia, oggi, si registra un aumento delle interruzioni di gravidanza, di gravidanze indesiderate nelle adolescenti e un 50% di rapporti non protetti soprattutto nei giovani. Oltre a un ritorno di malattie sessualmente trasmissibili che pensavamo sconfitte: sifilide, gonorrea, aids e papilloma virus», spiega Giorgio Vittori, past-president della SIGO. Dati nazionali confermano che anche nel nostro Paese una donna su tre ha avuto un rapporto non consenziente.
SALUTE TRASCURATA- Le conseguenze degli abusi, anche solo psicologici, escono dalla sfera ginecologica: più frequenti nelle donne maltrattate manifestazioni neurologiche, dolore cronico, dolore addominale, disturbi gastrointestinali malnutrizione e una maggiore suscettibilità ad ammalarsi, a causa di un indebolimento delle difese immunitarie. Alta l’incidenza del distrubo post-traumatico da stress, con manifestazione di ansia, depressione e abulia: i dati confermano che chi è vittima di una spirale di violenze tende a trascurare la propria salute fisica, con grave impatto anche sulla prevenzione di patologie. Comune, infine, il ricorso all’alcol e una maggiore incidenza di dipendenze.
MISURE SANITARIE- Secondo l’Oms «il sistema sanitario è stato lento nell’attuare piani per gestire la violenza sulle donne». Per far fronte a questa nuova epidemia, sono state redatte linee guida per gli operatori sanitari, in prima linea nell’assistenza e tutela delle vittime di abusi. Essenziale intervenire entro 72 ore dalla violenza, integrando il supporto psicologico alla prestazione clinica, offrendo contraccezione di emergenza, profilassi per HIV, diagnosi e profilassi per altre malattie sessualmente trasmissibili. Conclude Vittori, «Oggi la gestione sanitaria delle conseguenze degli abusi sessuali non è soddisfacente. Molte prestazioni che tutelano la salute della donna sono devalorizzate, ad esempio non si tiene conto di interventi per mantenere la fertilià. Oltre alle misure da attuare nel presente, è bene lavorare sulla percezione sociale della donna, ancora sminuita, investendo in un fenomeno educativo a lungo termine»
Cinzia Pozzi