NANOTECNOLOGIEINFORMATICABIOLOGIAINFORMATION TECHNOLOGYSUPERCOMPUTERIBMJOHN KELLY Grazie alle nanotecnologie si stanno realizzando macchine dalle grandi capacità di calcolo. Secondo John Kelly, direttore della Ricerca IBM, si ispireranno al cervello umano, che necessita di un'energia 4.000 volte inferiore
John Kelly è vice presidente e direttore della Ricerca di IBM. A Venezia terrà un intervento sul lungo viaggio delle nanotecnologie, dalle apparecchiature a un singolo transistor, ai microchip di oggi che ne possono contenere miliardi. La destinazione di questo viaggio non è nota, ma secondo John Kelly il prossimo decennio sarà quello dei supercomputer, macchine dalle straordinarie capacità di calcolo e destinate a un compito speciale: imitare il cervello umano. Sarà questa, sostiene, l’arena dove si giocherà il futuro dell’information technology.
Una quantità incredibile di dati, una incredibile velocità, tutto in apparecchiature incredibilmente piccole. La frontiera dell’industria informatica si sposta ancora più in là e guarda ora ai supercomputer exascale. Cosa sono e soprattutto a cosa ci serviranno?
I computer exascale sono sistemi in grado di elaborare un quintilione di operazioni al secondo. Vale a dire un 1 seguito da 18 zeri o, vista in altri termini, un miliardo di operazioni in un miliardesimo di secondo. Significa che queste macchine saranno in grado di eseguire simulazioni straordinarie di fenomeni estremamente complessi.
Qualche esempio?
Miglioreranno la capacità di simulare il comportamento e la struttura dei virus, aiutando la ricerca farmacologica a combatterli. Verranno utilizzate per simulare le sollecitazioni su aerei, piattaforme petrolifere, ponti o altre strutture che così potranno essere costruite in modo più sicuro ed efficiente di quanto sia mai stato fatto. Si potranno simulare reazioni nucleari, così i governi non avranno più bisogno di ricorrere a test pericolosi. Attenzione però: non è solo la quantità di dati che renderà i computer exascale così preziosi. C’è bisogno di computer sempre più potenti e di nuove architetture informatiche per far fronte alla velocità dei dati, alla loro varietà (audio, video, linguaggi naturali) e anche al fatto che l’accuratezza dei dati è spesso incerta.
Watson è il supercomputer IBM che all’inizio del 2011 ha battuto due campioni (in carne ed ossa) del celebre quiz televisivo Jeopardy! Messi da parte i giochi, cosa farà Watson da grande?
Watson sta crescendo piuttosto in fretta. Dopo la sua vittoria a Jeopardy, l’anno scorso ha cominciato a lavorare in vari settori. Per esempio, i medici dello Sloane-Kettering Memorial Cancer Center di New York adesso stanno usando Watson per migliorare la diagnosi e individuare i migliori trattamenti anticancro.
WellPoint, il principale assicuratore sanitario negli Stati Uniti, usa Watson per aiutare gli specialisti a determinare il miglior trattamento e autorizzare più rapidamente i trattamenti medici. Citigroup sta utilizzando Watson per supportare interazioni avanzate con la clientela, migliorando e semplificando le attività bancarie.
Lei una volta ha dichiarato: “Abbiamo bisogno di un’informatica ispirata alla biologia”. Cosa intendeva?
Con tutta la sua potenza, Watson ha bisogno di computer delle dimensioni di 10 frigoriferi e di 85.000 watts di elettricità. Il cervello umano sta in una bottiglia da due litri e lavora a circa 20 watts. Possiamo imparare una quantità enorme di cose cercando di imitare l’efficienza dei processi biologici. Non stiamo cercando di costruire un cervello, ma certamente è a quello che ci ispiriamo.
Viviamo in un mondo in cui impresa e produzione evolvono rapidamente. Lei ha guidato un team straordinario di oltre 3.000 ricercatori attraverso sfide di vario tipo. Una era quella delle nanotecnologie. Qual è il ruolo della scienza in questa nuova era?
In IBM, il ruolo della scienza è far funzionare meglio il mondo. Utilizziamo la scienza per: aiutare a produrre acqua fresca e potabile nei deserti del Medio Oriente; trovare la migliore combinazione di farmaci per curare i pazienti con Hiv; analizzare dati da radio telescopi che ci aiuteranno a capire le origini dell’universo. Sulle nanotecnologie si basa una buona parte della scienza che IBM sta applicando ai microchips, alla sanità e alla depurazione dell’acqua. Impieghiamo l’informatica anche per creare algoritmi in grado di estrarre dati dalla massa enorme di informazioni che aziende e istituzioni si trovano a dover gestire.
Donatella Barus