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Redazione
pubblicato il 14-11-2012

Gli extracomunitari sono gli italiani di domani



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Una visione illuminata della politica ha portato la città di Reggio Emilia a diventare un modello di convivenza tra cittadini di culture diverse, basato sul rispetto, che fa dire all’ìmmigrato: ”L’Italia sono anch’io”. Lo spiega il sindaco della città, Graziano Delrio, un medico coraggioso e preparato

Gli  extracomunitari sono gli italiani di domani

Una visione illuminata della politica ha portato la città di Reggio Emilia a diventare un modello di convivenza tra cittadini di culture diverse, basato sul rispetto, che fa dire all’ìmmigrato: ”L’Italia sono anch’io”. Lo spiega il sindaco della città, Graziano Delrio, un medico coraggioso e preparato

Ama ripetere che per trovare la soluzione ad un problema occorra prima di tutto  una corretta diagnosi. E per una corretta diagnosi occorre la conoscenza dei dati e la capacità di saperli interpretare. Un approccio scientifico combinato con una visione illuminata  possono portare a passi avanti in molti campi, dalla medicina alla politica, dal governo delle città ad  azioni importanti per la  pace.

Graziano Delrio, nato nel 1960 a Reggio Emilia, è laureato in medicina, specializzato in endocrinologia. Ricercatore universitario con studi in Gran Bretagna e Israele, è sposato e padre di nove figli, è cresciuto respirando i valori della sinistra riformista, del cattolicesimo democratico e dell’impegno sociale. Con l’Associazione Giorgio La Pira, di cui è stato fondatore e presidente, ha promosso iniziative culturali e di solidarietà. E’ stato eletto in consiglio comunale nel 1999 e consigliere della Regione Emilia-Romagna nel 2000, diventando presidente della Commissione sanità e politiche sociali. Nel 2004 l’elezione a sindaco di Reggio Emilia con il 63% per il primo mandato, con l’Unione. Nel 2009 la riconferma con il 52,4%. E’ presidente del comitato promotore della campagna per i diritti di cittadinanza “L’Italia sono anch’io”. Ha recentemente pubblicato per Donzelli, Saggine, il libro “Città delle persone. L’Emilia, l’Italia e una nuova idea di  buon governo” (2011).

Quali sono, secondo lei, i problemi più urgenti in merito all’immigrazione massiccia di extracomunitari che han investito le nostre città?

Il Centro Nord è stato interessato da importanti migrazioni negli ultimi decenni, grazie ad una forte offerta di lavoro, che in questo momento come sappiamo è drasticamente ridotta. Ciò non toglie che l’Italia e l’Europa  continuino a essere approdi possibili e di speranza per i popoli in sofferenza. Le migrazioni non sono più da tempo un’emergenza o un fenomeno, ma un fattore strutturale delle nostre società con cui misurarci e rispetto al quale è fondamentale avere il riferimento di una politica nazionale di governo. Le città sono naturalmente i terminali di ricaduta di tutte le trasformazioni, soprattutto quelle sociali ed economiche, e debbono costantemente aggiornare i propri approcci per garantire tenuta e convivenza. Abbiamo sollevato con una certa urgenza in questi ultimi due anni il tema della riforma del diritto di cittadinanza, che esclude fino ai 18 anni i bambini nati in Italia da genitori stranieri. Si tratta di un tema culturale e di civiltà, a cui sarebbe urgente rispondere perché in questi giovani noi abbiamo i migliori mediatori possibili per far parlare le diverse culture presenti in Italia. Loro rappresentano una buona parte degli italiani di domani, giovani con una buona formazione, con due lingue e due culture. Ma i temi sono molteplici e occorre ora un alfabeto molto articolato e risorse culturali e amministrative notevoli per affrontarli, per dare le risposte adeguate su emergenze come quelle dei profughi e dei richiedenti asilo, sui  ricongiungimenti familiari e i  premessi di soggiorno, ma anche  su quesiti culturali sfidanti che riguardano la religione, l’autodeterminazione delle persone, il rispetto  tra culture.

In che modo Reggio Emilia, che ospita il maggior numero di stranieri fra tutte le città italiane, si è guadagnata la reputazione di città “aperta, sicura e collaborativa”?

Le caratteristiche democratiche della mia città sono proprie della storia della città: patria del Tricolore e della Repubblica cispadana, medaglia d’oro della Resistenza, città del riformismo socialista e del cattolicesimo democratico, città dei servizi pubblici  e delle “scuole più belle del mondo” le scuole dell’infanzia del Reggio Approach. Reggio Emilia è una città dal benessere diffuso, dove il lavoro è una religione civile, dove vige la regola dell’imparare facendo e dove chi lavora si conquista il rispetto comune. Il vero capitale è il capitale sociale, costituito dai rapporti tra le persone e in una sorta di dialogo, come ha riconosciuto il nostro cittadino onorario Jerome Bruner, tra il bene collettivo e l’autonomia individuale. Un capitale che è diventato anche economico, ad esempio, con la cooperazione e con la rete piccole e medie imprese della meccanica. In questo contesto, dopo aver vissuto gli anni della paura dello straniero, i cittadini reggiani – ma mi pare di poter dire gli emiliani in generale – hanno capito che la maggior parte degli stranieri sono persone oneste, che, come loro, lavorano per un futuro migliore per i propri figli. Sono percorsi che naturalmente vanno accompagnati. Come Amministrazione comunale abbiamo agito sia nella coesione sociale, sia in politiche di rassicurazione, più che di sicurezza, nei tempi più difficili. Siamo costantemente impegnati per una città interculturale dove ci sia scambio, conoscenza e diffusione tra le culture.

Quali sono le sfide  che devono vincere gli amministratori locali nei prossimi anni?

Senz’altro la coesione della comunità è il bene più importante per una città e nello stesso tempo il più delicato, costantemente da difendere, messo a rischio dalla crisi economica, dall’indebolimento dei legami sociali, da un panorama culturale che si impoverisce. E’ facile prevedere che le amministrazioni locali lotteranno sempre con risorse non sufficienti.  Per questo sarà  bene accompagnare una visione politica chiara della città con  piani strategici condivisi che coinvolgano il più possibile le forze delle città, in cui le amministrazioni locali ricoprano un ruolo di governance, di regia e di controllo. Quanto alle sfide, credo possano stare tutte dentro gli obiettivi posti da Europa 2020, sostenibilità, innovazione intelligente, inclusione, e dentro una via italiana alle smart cities, che coniughi le nostre qualità e il nostro territorio con una trasformazione finalmente intelligente.



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