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Cardiologia
Fabio Di Todaro
pubblicato il 14-01-2015

Contro l’ipertensione 150 minuti di sport ogni settimana



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Due nuovi studi americani confermano l’efficacia dell’attività fisica. Terapia, ma anche prevenzione: con l’esercizio la pressione non sale

Contro l’ipertensione 150 minuti di sport ogni settimana

È molto diffusa, ma in genere non dà sintomi. Non è una malattia vera e propria, ma una condizione che può favorire l’insorgenza di molte di esse: da quelle cardiovascolari a quelle renali, fino ai processi di deterioramento cerebrale alla base dei processi che innescano le demenze senili.

L’ipertensione, una condizione che in Italia colpisce quasi un terzo della popolazione adulta e inizia ad affacciarsi anche tra i bambini, può essere prevenuta o ridimensionata attraverso l’attività fisica.

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QUANTO SPORT?

Bastano 150 minuti alla settimana di camminata veloce per ridurre i valori (minima e massima) della pressione sanguigna. È quanto sono riusciti a dimostrare alcuni ricercatori statunitensi, dopo aver raccolto i dati inseriti nelle cartelle cliniche elettroniche di 622.897 adulti sani - dunque non assuntori di farmaci antipertensivi - e visitati in laboratorio tre volte nel corso di due anni. Ai pazienti è stato chiesto di indicare quanti giorni alla settimana si allenassero e quanto tempo dedicassero ogni volta all’attività fisica.

Chi correva o camminava a passo svelto almeno mezz’ora al giorno - i cosiddetti “regolarmente attivi”, rispetto agli “irregolarmente attivi” (meno di 150’ di sport a settimana) e agli inattivi - è risultato avere un rischio decisamente più basso di sviluppare l’ipertensione.

«Anche se da uno studio osservazionale non si possono presumere nessi di causalità tra il livello di attività fisica svolta e lo stato di salute, l’evidenza  suggerisce che l'esercizio fisico può svolgere un ruolo fondamentale nel moderare o ridurre i livelli di pressione sanguigna», afferma Deborah Rohm Young, direttore del programma di ricerca comportamentale del Kaiser Permanente Research, Università della California, e autore dello studio pubblicato su Preventing Chronic Disease.

I risultati hanno mostrato che i pazienti di sesso maschile e femminile costantemente attivi avevano livelli di glucosio a digiuno nel sangue inferiori rispetto a quelli riscontrati nei soggetti sedentari.

TERAPIA, MA ANCHE PREVENZIONE

Muoversi, dunque, fa bene e ricordarlo in un periodo di vacanza può aiutare a bruciare gli “eccessi” degli ultimi giorni e a sfruttare al meglio il tempo libero a disposizione.

Terapia, ma anche prevenzione. «Chi è in forma ha molte meno probabilità di sviluppare l’ipertensione rispetto a chi ha le stesse caratteristiche, fisiche e genetiche, ma conduce uno stile di vita sedentario», ribadisce Mouaz Al-Mallah, cardiologo dell'Henry Ford Heart and Vascular Institute di Detroit e autore di una ricerca appena pubblicata sul Journal of the American Medical Association.

I ricercatori hanno misurato i livelli di forma fisica degli oltre 57mila partecipanti allo studio - con 35175 che a più riprese avevano notato di avere la pressione alta -, calcolando quanta energia bruciassero sotto forma di equivalenti metabolici (MET): ovvero un parametro che stima la quantità di ossigeno che il corpo consuma ogni minuto per chilogrammo di peso corporeo.  Diverse le conclusioni ottenute: chi raggiungeva almeno 12 MET nel corso dell’allenamento aveva un rischio del 20% inferiore rispetto a chi si allenava a un’intensità pari alla metà e degli 8053 nuovi casi di ipertensione diagnosticata nel corso dello studio, la metà hanno riguardato le persone più sedentarie (MET inferiore a 6).

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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