Due nuovi studi americani confermano l’efficacia dell’attività fisica. Terapia, ma anche prevenzione: con l’esercizio la pressione non sale
È molto diffusa, ma in genere non dà sintomi. Non è una malattia vera e propria, ma una condizione che può favorire l’insorgenza di molte di esse: da quelle cardiovascolari a quelle renali, fino ai processi di deterioramento cerebrale alla base dei processi che innescano le demenze senili.
L’ipertensione, una condizione che in Italia colpisce quasi un terzo della popolazione adulta e inizia ad affacciarsi anche tra i bambini, può essere prevenuta o ridimensionata attraverso l’attività fisica.
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QUANTO SPORT?
Bastano 150 minuti alla settimana di camminata veloce per ridurre i valori (minima e massima) della pressione sanguigna. È quanto sono riusciti a dimostrare alcuni ricercatori statunitensi, dopo aver raccolto i dati inseriti nelle cartelle cliniche elettroniche di 622.897 adulti sani - dunque non assuntori di farmaci antipertensivi - e visitati in laboratorio tre volte nel corso di due anni. Ai pazienti è stato chiesto di indicare quanti giorni alla settimana si allenassero e quanto tempo dedicassero ogni volta all’attività fisica.
Chi correva o camminava a passo svelto almeno mezz’ora al giorno - i cosiddetti “regolarmente attivi”, rispetto agli “irregolarmente attivi” (meno di 150’ di sport a settimana) e agli inattivi - è risultato avere un rischio decisamente più basso di sviluppare l’ipertensione.
«Anche se da uno studio osservazionale non si possono presumere nessi di causalità tra il livello di attività fisica svolta e lo stato di salute, l’evidenza suggerisce che l'esercizio fisico può svolgere un ruolo fondamentale nel moderare o ridurre i livelli di pressione sanguigna», afferma Deborah Rohm Young, direttore del programma di ricerca comportamentale del Kaiser Permanente Research, Università della California, e autore dello studio pubblicato su Preventing Chronic Disease.
I risultati hanno mostrato che i pazienti di sesso maschile e femminile costantemente attivi avevano livelli di glucosio a digiuno nel sangue inferiori rispetto a quelli riscontrati nei soggetti sedentari.
TERAPIA, MA ANCHE PREVENZIONE
Muoversi, dunque, fa bene e ricordarlo in un periodo di vacanza può aiutare a bruciare gli “eccessi” degli ultimi giorni e a sfruttare al meglio il tempo libero a disposizione.
Terapia, ma anche prevenzione. «Chi è in forma ha molte meno probabilità di sviluppare l’ipertensione rispetto a chi ha le stesse caratteristiche, fisiche e genetiche, ma conduce uno stile di vita sedentario», ribadisce Mouaz Al-Mallah, cardiologo dell'Henry Ford Heart and Vascular Institute di Detroit e autore di una ricerca appena pubblicata sul Journal of the American Medical Association.
I ricercatori hanno misurato i livelli di forma fisica degli oltre 57mila partecipanti allo studio - con 35175 che a più riprese avevano notato di avere la pressione alta -, calcolando quanta energia bruciassero sotto forma di equivalenti metabolici (MET): ovvero un parametro che stima la quantità di ossigeno che il corpo consuma ogni minuto per chilogrammo di peso corporeo. Diverse le conclusioni ottenute: chi raggiungeva almeno 12 MET nel corso dell’allenamento aveva un rischio del 20% inferiore rispetto a chi si allenava a un’intensità pari alla metà e degli 8053 nuovi casi di ipertensione diagnosticata nel corso dello studio, la metà hanno riguardato le persone più sedentarie (MET inferiore a 6).
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).