Il ritmo circadiano che regola la fame è attivo a cena. Uno studio americano ha messo in rilievo anche il ruolo della luce artificiale nell' aumentare i morsi della fame. Il fenomeno del food craving: i neuroni cerebrali che rilasciano le endorfine sono stimolati ad accrescere il bisogno di mangiare
Molto dipende da quello che mangiamo. Ma sull’incidenza dell’obesità gioca un ruolo importante anche la tempistica dei nostri pasti. Scontato che i pasti principali debbano essere tre, intervallati da due spuntini a metà mattina e pomeriggio, non è irrilevante la ripartizione degli alimenti nel corso della giornata. «Detto in maniera molto semplice: meglio mettere la benzina al mattino e, alla sera, fare soltanto una piccola iniezione di energia», afferma Andrea Ghiselli, medico nutrizionista del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in Agricoltura (ex Inran).
NO AGLI SPUNTINI NOTTURNI
Dieta e attività fisica influenzano l’aumento di peso. Ma oggi si pensa che anche i tempi dedicati ai pasti svolgano un ruolo non trascurabile sullo sviluppo dell’obesità. È la conclusione a cui sono giunti due gruppi di ricercatori statunitensi, di Harvard e dell’università dell’Oregon.
«Le persone che mangiano molto a cena, soprattutto cibi e bevande ad alto contenuto calorico, hanno più probabilità di essere in sovrappeso o obese», spiega Steven Shea, direttore del centro per la ricerca sulla tossicologia occupazionale e ambientale della Oregon Health & Science University, prima firma della pubblicazione apparsa su Obesity.
Nell’indagine, durata 13 giorni, sono stati osservati, in un ambiente artificiale, 12 adulti sani e normopeso. Tutti avevano un senso di fame crescente nel corso della giornata, opposto a quanto consigliato da medici e nutrizionisti. I ricercatori hanno così scoperto che il sistema circadiano che regola la fame è meno attivo al mattino, nonostante l’organismo sia reduce da un lungo digiuno.
Più affamati, invece, ci si siede a tavola di sera: con una predilezione a consumare soprattutto alimenti dolci e salati a base di amido. «Tendiamo a saltare la prima colazione in favore dei pasti serali più abbondanti. Questo modello di assunzione del cibo è lo stesso che utilizzano i lottatori di sumo per aumentare di peso».
FOOD CRAVING
Consumando meno energie tra la cena e l’ora del riposo, il nostro corpo trasforma il surplus assimilato in grassi: con una naturale tendenza all’aumento di peso. I ricercatori hanno individuato una fonte di pericolo anche nella luce artificiale, che ci tiene svegli più a lungo. «È opinione ormai condivisa che chi dorme di meno corre un rischio più alto di sviluppare l’obesità».
Alla sera, perciò, conviene cenare non oltre una certa ora, scegliere cibi a basso contenuto glicemico e andare a letto in tempo utile per riposare almeno otto ore. «Lo studio indica una traccia da seguire, ma è privo dei necessari riscontri ormonali necessari per affermare con certezza l’esistenza di questo modello», precisa Enzo Spisni, docente di fisiologia della nutrizione all’università di Bologna.
Diverse ricerche, però, dimostrano come, dopo l’ingestione di alcuni cibi, aumenti la secrezione di oppioidi endogeni. Sotto tiro ci sono soprattutto il cioccolato, i dolci di pasticceria e le patatine.
Afferma Armando Piccinni, docente di psichiatria clinica all’università di Pisa. «È il fenomeno del food craving: i neuroni cerebrali che rilasciano le endorfine sono stimolati dall’attività analgesica di questi alimenti. La conseguenza è il desiderio di ripetere l’esperienza appena conclusa.
Si tratta di un circolo vizioso in cui l’alimento particolarmente appetitoso trasmette al cervello l’input di mangiarne ancora. Il meccanismo non è molto diverso, se non nell’ordine di grandezza, da quello che si innesca dopo l’assunzione di uno stupefacente».
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).