L’entomofagia, cioè il cibarsi di insetti, è vietata in Europa, ma una ricerca mostra come il 70% è disposto a consumarli e in diversi paesi si vendono prodotti a base di insetti
Almeno in Italia, il problema per adesso non sussiste: manca l’ok del Ministero della Salute, per cui non c’è - o non dovrebbe esserci - la possibilità di trovare insetti a tavola.
Ma si sa: i regolamenti, europei e nazionali, seguono spesso la scienza. E nei laboratori di prove sulla commestibilità degli artropodi se ne stanno facendo diverse, con risultati preliminari incoraggianti.
Grilli, cavallette, locuste e formiche compaiono già sulle tavole in Africa, Sud America e in alcuni Paesi orientali. E siccome la necessità di trovare nuove risorse alimentari incombe, la possibilità che gli insetti finiscano presto anche sulle nostre tavole è tutt’altro che da escludere.
Per ogni uomo, infatti, ci sarebbero sul pianeta quaranta tonnellate di insetti già disponibili.
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IL GRADIMENTO DEI CONSUMATORI
Una forma di neofobia esiste: inutile girarci attorno. Molti continuano a escludere la possibilità che gli insetti possano rimpiazzare sulle nostre tavole carne, pesce e formaggi.
Ma una recente ricerca compiuta in Belgio ha evidenziato come, attraverso una corretta informazione, la percentuale di coloro che sono disposti a consumarli a pranzo o a cena sia destinata a crescere.
I risultati, pubblicati su Journal of Sensory Studies, ha evidenziato come il 77% dei 190 intervistati fosse curiosa e disposta a consumare insetti, con un più alto tasso di adesione tra gli over 45.
«Si tratta di prendere coscienza delle novità che avanzano in questo settore e di determinare la possibilità di autorizzare il consumo degli insetti per uso umano - afferma Valerio Giaccone, docente di ispezione e controllo dei prodotti alimentari di origine animale alla facoltà di veterinaria dell’Università di Padova -.
L’Efsa e le autorità sanitarie nazionali degli stati membri dovrebbero valutare con attenzione l’argomento. Al momento mancano le autorizzazioni, ma in diversi Paesi europei si trovano prodotti realizzati a partire da insetti. Rispetto all’allevamento degli animali da reddito “tradizionali”, gli insetti possono prospettare dei vantaggi, come potenzialità produttive e ridotto impatto sugli ecosistemi ambientali».
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PRODUZIONE SOSTENIBILE
Gli artropodi sono considerati delle ottime fonti proteiche. Il contenuto di proteine, infatti, si attesta mediamente si intorno all’81 per cento nelle vespe, tra il 50 e il 77 per cento nelle cavallette, tra il 20 e il 50 per cento nei coleotteri, tra il 40 e il 60 per cento nei lepidotteri. Inoltre convertono ciò che viene dato loro da mangiare in sostanze edibili molto meglio di quanto facciano gli animali a sangue caldo.
Alcune stime hanno permesso di calcolare che per produrre un chilo d’insetti bastano due chili di vegetali, mentre per produrre un chilo di carne ne occorrono almeno venti. Infine: la resa al macello è molto più alta. Se di un manzo si scarta il 45% della massa corporea, il resto di un grillo domestico non supera il 20%.
Tutte indicazioni che candidano gli insetti a essere la soluzione per affrontare l’aumento demografico previsto nei prossimi decenni.
SICUREZZA ALIMENTARE
Rischio chimico e microbiologico: sono i due aspetti ancora poco dibattuti che spesso, anche se inconsapevolmente, frenano il consumatore. Gli insetti possono contenere dei composti tossici destinati a proteggere la specie dall’assalto dei predatori che l’uomo riconoscerebbe subito come disgustosi.
Una corretta conoscenza delle specie è utile anche a prevenire il contatto con metalli pesanti, diossine, policlorobifenili e composti utilizzati in agricoltura che gli insetti potrebbero accumulare al loro interno.
Lo stesso discorso vale per i microrganismi. Pur non avendo le stesse caratteristiche dei mammiferi, gli insetti potrebbero fungere da veicolo per diversi batteri patogeni per l’uomo: dalle salmonelle al campylobacter, dalla listeria agli escherichia coli. In questo caso però i trattamenti termici, la salatura e la salagione, la marinatura e l’affumicamento, sono in grado di inattivare con efficacia i principali patogeni alimentari e anche buona parte degli alteranti.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).