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Alimentazione
Edoardo Stucchi
pubblicato il 29-10-2014

Come gustare i funghi senza rischi inutili



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Con la stagione della raccolta sono in aumento i casi di avvelenamento. Molte delle vittime sono bambini. Dagli esperti l’appello a una maggiore attenzione. I consigli da seguire

Come gustare i funghi senza rischi inutili

Il Centro Antiveleni di Pavia - Centro Nazionale di Informazione Tossicologica dell’IRCCS Fondazione Maugeri ha registrato dall’inizio di settembre ad oggi più di 220 casi di intossicazioni da funghi, tra cui 19 intossicazioni gravi da funghi epatotossici (7 in Piemonte, 6 in Emilia Romagna, 4 in Trentino e 2 in Lombardia) e tra questi si sono registrati tre morti. «Siamo nel periodo della “fioritura” - spiega la dottoressa Sarah Vecchio, tossicologa della Fondazione Maugeri -  e ciò comporta un aumento dei casi di intossicazione in seguito al consumo di funghi. Per questo non bisogna abbassare la guardia e anche i raccoglitori più esperti dovrebbero lasciarsi consigliare dagli specialisti micologici Il nostro centro gestisce ogni anno circa un migliaio di casi di intossicazioni medio-gravi da funghi, che accedono ai pronto soccorso di tutto il territorio nazionale.  Il  numero degli intossicati complessivi - ignoto perché non esiste un registro nazionale - è quindi sicuramente più alto». Ecco i consigli da osservare                                                                                                                                                                                           
FARLI VERIFICARE

Il consumo di funghi di cui non è assolutamente certa la commestibilità può avere conseguenze gravi e, in alcuni casi, letali. Alcuni dei funghi più pericolosi contengono una tossina (alfa-amanitina) in grado di danneggiare il fegato, anche in modo irreversibile. Spesso questi funghi vengono scambiati per, o raccolti insieme a, prataioli (Agaricus), mazze di tamburo (Macrolepiota procera) e verdoni (Russula virescens). Non esiste nessun metodo di cottura o di conservazione in grado di inattivare la tossina. Oltre ai funghi velenosi, anche il consumo di funghi commestibili ma in quantità abbondanti e in pasti ravvicinati oppure crudi o non adeguatamente cotti può causare sintomi di intossicazione.

I funghi appartenenti alla specie Armillaria mellea (noti come chiodini) devono essere sottoposti a prebollitura di circa 30 min senza coperchio, avendo cura di buttare l’acqua di cottura e sciacquare i funghi prima di cucinarli a proprio gradimento. Se si nutre anche il minimo dubbio sulla commestibilità dei funghi raccolti, o ricevuti in regalo, si raccomanda di sottoporre l’intero quantitativo ad ispezione: presso ogni ASL è attivo il servizio di Ispettorato Micologico dove è possibile sottoporre gratuitamente i funghi raccolti al riconoscimento da parte di esperti micologi.

 

I SINTOMI

Se dopo l’ingestione di funghi, anche se acquistati o regalati, compaiono sintomi quali nausea, vomito e diarrea, bisogna recarsi immediatamente presso il più vicino pronto soccorso portando con sé eventuali avanzi di funghi (residui, anche cucinati). Tentare di contrastare a casa i sintomi con farmaci antidiarroici o antiemetici è controindicato e può ritardare l’inizio delle terapie più appropriate, esponendo a grave pericolo.

 

RISCHIO BAMBINI

Devono astenersi dal mangiare i funghi i bambini e le donne in gravidanza. A questo proposito il Centro antiveleni dell'ospedale di Niguarda segnala che molti fra gli intossicati da funghi sono bambini. In 4 anni sono arrivate a Niguarda 4.000 segnalazioni e 400 di queste riguardavano bambini.

Il più piccolo aveva 9 mesi e per un ragazzo di 13 anni è stata necessario il trapianto di fegato. «Il ruolo degli adulti  - spiega la dottoressa  Franca D'Avanzo, responsabile del Cav milanese - è cruciale per arginare il fenomeno: è importante tenere sott’occhio le azioni del bambino, che può ingerire i funghi che trova negli spazi di gioco all’aria aperta».  La valutazione del fenomeno nella fascia pediatrica da 0 a 14 anni (soprattutto dal 2009 al 2012), ha portato all’ideazione di una fiaba  per l’educazione dei più piccoli e dei loro genitori, pensata e realizzata dagli stessi specialisti del CAV-Milano.  La fiaba può essere scaricata dal sito dell'ospedale Niguarda e da quello del Ministero della Salute.

 

 

 

 

 

 

 

 


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