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Pediatria
Daniele Banfi
pubblicato il 12-09-2011

Tubercolosi: le cure funzionano



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Nonostante il caso dei bambini contagiati dall'infermiera in Italia non c'è nessun allarme tubercolosi. I farmaci disponibili sul mercato garantiscono il pieno controllo della malattia. Diagnosi precoce e terapia mirata sono le armi per sconfiggerla

Tubercolosi: le cure funzionano

E' salito ancora il numero di bambini positivi al test per la tubercolosi al Policlinico Gemelli di Roma. La notizia, che sta tenendo banco ormai già da alcune settimane, costringe ad una riflessione sulla situazione della malattia in Italia. E' ritornata la TBC? Dobbiamo preoccuparci? A detta degli esperti la risposta è semplice: «oggi la tubercolosi è una malattia controllabilissima, non a rischio di vita» dichiara Giuseppe Ippolito, epidemiologo e direttore scientifico dell'Istituto Spallanzani di Roma


NESSUN CASO ITALIA

«In Italia non c'è nessuna emergenza tubercolosi. Ogni anno il numero di casi è costante» dichiara Ippolito. Un dato confermato anche dal rapporto presentato dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS) sulla tubercolosi negli ultimi dieci anni in Italia. Nel decennio 1999-2008 infatti i tassi di incidenza della malattia sono stati stabili e inferiori ai 10 casi per 100.000 abitanti. Un dato che pone l’Italia tra i Paesi a bassa endemia. Anche se l'obiettivo dichiarato fu quello di eradicare la tubercolosi entro l'anno 2000, la presenza di nuove forme di batteri resistenti fa in modo che l'incidenza della malattia nella popolazione rimanga costante. Tra questi ricordiamo la forma Xdr-TB, dall'inglese extensively drug-resistant, ovvero un microrganismo resistente alla totalità dei farmaci attualmente disponibili in commercio.


COME AVVIENE IL CONTAGIO?

Il Mycobacterium tuberculosis è il microrganismo che causa la tubercolosi. Esso può essere trasmesso per via aerea da un individuo malato, tramite saliva, starnuto o colpo di tosse. Per propagare l’infezione bastano pochissimi bacilli anche se non necessariamente tutte le persone contagiate dai batteri si ammalano subito. Il sistema immunitario, infatti, può far fronte all’infezione e il batterio può rimanere quiescente per anni, pronto a sviluppare la malattia al primo abbassamento delle difese. Secondo i dati riportati dall'ISS, si calcola che solo il 10-15% delle persone infettate dal batterio sviluppa la malattia nel corso della sua vita. Ciò significa che i bambini contagiati a Roma non è detto che sviluppino la malattia. Un individuo malato, però, se non è sottoposto a cure adeguate può infettare, nell’arco di un anno, una media di 10-15 persone.

IMMIGRAZIONE E CONTAGI

Una delle principali caratteristiche della malattia è quella di essere associata alle condizioni socio-economiche in cui si vive. Le scarse condizioni di vita infatti, come la malnutrizione e le pessime condizioni igenico-sanitarie, possono portare ad un abbassamento delle difese immunitarie e al conseguente sviluppo della maattia. In particolare nel nostro paese stanno aumentando i casi di persone affette da tubercolosi provenienti dall'est Europa, Romania in testa. «Un dato, quello dell'Est Europa, che dovrebbe far pensare a nuove strategie per migliorare la qualità delle condizioni sociali. E' con questo meccanismo, e non attraverso la “caccia all'immigrato” che sarà possibile contrastare efficacemente la presenza della malattia nel nostro paese» spiega Ippolito.


PREVENZIONE DELLA DIFFUSIONE

Oltre al miglioramento delle condizioni di vita tra le strategie utili per evitare la diffusione della malattia vi è sicuramente la diagnosi precoce. «Spesso si tende a considerare questa malattia come un fenomeno appartenente al passato. Per questa ragione, tra i motivi di una semplice tosse, viene scarsamente presa in considerazione l'ipotesi della tubercolosi. E' invece importante indagare la possibile presenza del microrganismo semplicemente attraverso una radiografia del torace e un test cutaneo» conclude Ippolito. La diagnosi dunque è tanto più efficace quanto più è precoce, con ripercussioni positive sia per la guarigione del malato, sia per la prevenzione del contagio di altre persone. Non solo, le persone in cura devono assolutamente portare a termine il ciclo terapeutico. Sospendere la terapia antibiotica facilita la selezione di ceppi resistenti mettendo a rischio la salute sia del malato che della collettività.

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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