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Pediatria
Fabio Di Todaro
pubblicato il 28-07-2017

Così si evita il soffocamento da cibo nei bambini



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Lische di pesce, frutta a guscio e semi, carne e wurstel gli alimenti più spesso responsabili dei casi di soffocamento. I consigli del ministero della Salute rivolti anche agli educatori e all’industria alimentare

Così si evita il soffocamento da cibo nei bambini

Può sembrare un evento eccezionale, ma tale non è. Il soffocamento da cibo o da altro corpo estraneo è un problema di salute pubblica rilevante, secondo gli esperti. Si discute infatti di una delle principali cause di morte tra i bambini con meno di tre anni di età. Soltanto in Europa, ogni anno, cinquecento di loro perdono la vita per questa ragione. Di questi, almeno un decimo sarebbero italiani, aggiunge la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps). Il rischio principale è rappresentato dagli alimenti e nemmeno la presenza dei genitori sembra fare la differenza, se quasi la metà degli incidenti si verificano sotto il loro controllo. Segno che, per dirla con le parole degli esperti del ministero della Salute, «c’è una scarsa conoscenza del problema del soffocamento da cibo».

 

I CIBI A CUI PRESTARE ATTENZIONE

Il dato emerge dalle «Linee di indirizzo per la prevenzione del soffocamento da cibo in età pediatrica», redatte dalla Direzione generale per l’Igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione del Ministero della Salute. Il documento è partito dai dati inseriti nel registro «Susy Safe» per tracciare un’istantanea del problema. Dopo aver analizzato la portata internazionale del fenomeno, gli esperti hanno descritto quelli che sono gli alimenti più di frequente coinvolti in questi incidenti: ovvero le lische di pesce (32 per cento), seguite dalle noccioline (22) e dai semi (16). Fin qui la classifica per frequenza, ma non per gravità degli episodi. Gli alimenti più pericolosi sono risultati la carne e, nello specifico, i wurstel, come documentato già nel 2008 da uno studio pubblicato sulla rivista International Journal of Pediatric Otorhinolaryngology.


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PERCHE' I BAMBINI SONO PIU’ A RISCHIO

I bambini, soprattutto nei primi tre anni di vita, sono i più esposti al rischio di soffocamento da cibo, per una serie di ragioni concomitanti: «ridotto diametro delle vie aeree, dentizione incompleta, scarsa coordinazione tra masticazione e deglutizione dei cibi solidi». A cui occorre aggiungere la ricorrente abitudine a compiere più azioni in contemporanea: come la masticazione associata al gioco, al parlare o al guardare la tv

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I CONSIGLI E LE RACCOMANDAZIONI

I cibi che più di frequente sono responsabili di questi episodi hanno delle caratteristiche comuni: possono avere forma rotonda (olive, mozzarelline, pomodori, polpette, ciliegie e uva) o cilindrica (wurstel, salsicce e carote), essere appiccicosi (burro d’arachidi, formaggi densi, pesca, prugna e susina), fibrosi (sedano, mela, ananas) o troppo grandi (grandi pezzi di frutta e verdura cruda). Sono pericolosi pure gli alimenti duri («sono difficili da masticare per la fisiologica mancanza di denti del bambino») e comprimibili («possono scivolare nelle vie aeree prima che il bambino riesca a morderli e adattarsi alla forma dell’ipofaringe»). Ciò vuol dire che non debbano mai finire su una tavola a cui mangia anche un bambino? No, a patto di «prepararli opportunamente, in modo tale da minimizzare il rischio di soffocamento»: modificando la forma (tagliando gli alimenti cilindrici a listarelle, quelli tondi in quarti), la consistenza (eliminando nervature e filamenti, cuocerli per ammorbidirli) e le dimensioni degli alimenti pericolosi. Vanno spalmati gli alimenti viscosi (senza somministrarli a cucchiaiate). Più perentorie sono invece le conclusioni riguardanti frutta a guscio e semi, caramelle, gelatine e gomme da masticare: da non dare mai a un bambino fino al quarto anno d’età.

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ANCHE L’AMBIENTE IN CUI SI MANGIA FA LA DIFFERENZA

Gli esperti del Ministero si raccomandano inoltre che l’ambiente in cui il bambino mangia nei primi anni di vita, oltre a essere sempre sorvegliato dai genitori, debba essere «rilassato e tranquillo». Un bambino dovrebbe mangiare sempre «seduto a tavola e con la schiena dritta», oltre che lentamente: «facendo bocconi piccoli e masticando bene prima di deglutire». Il documento contiene anche raccomandazioni per l’industria alimentare e per chi si occupa della ristorazione scolastica. Oltre alle medesime indicazioni fornite ai genitori, si raccomanda (alle aziende) di segnalare sul packaging eventuali alimenti associati a rischio di soffocamento e (per la refezione) l’uso di posate in plastica dura.


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COME COMPORTARSI IN CASO DI SOFFOCAMENTO?

Fin qui la prevenzione, ma vale comunque la pena di dare alcuni consigli, nel caso in cui il soffocamento dovesse concretizzarsi. Come spiega Giuseppe Di Mauro, pediatra di famiglia e presidente della Sipps, che ha redatto la guida «La sicurezza a tavola», «la tosse è il primo campanello d’allarme con cui un bambino reagisce all’ostruzione parziale o completa delle vie aeree causata da un boccone troppo grosso. In questi casi è meglio evitare qualsiasi manovra e favorire la tosse». L’intervento da parte del genitore diviene invece necessario in caso di ostruzione completa, quando si arresta la respirazione e il bambino non piange né tossisce. La prima cosa da fare è chiamare o far chiamare i soccorsi. Poi, la differenza nella strategia da adottare è data dall’età del bambino. Fino a un anno d’età occorre tenere il bambino in braccio e farlo piegare in avanti. La mano, a forma di «C», va posta attorno alla mandibola. Mentre con l’altro braccio si assestano pacche sulla schiena, tra le scapole. A queste vanno alternate le compressioni toraciche, fino a quando l’ostruzione non si risolve e il bambino recupera lo stato di coscienza. Nei bambini più grandi, in attesa dei soccorsi, va invece effettuata la manovra di Heimlich.

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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