Come si trasmette lo streptococco? Quali sono i sintomi? Come si distingue dalle infezioni virali e come si cura? La parola all’esperto
Lo streptococco è un batterio che causa un'infezione molto diffusa nei bambini, soprattutto quando frequentano asili, scuole e centri sportivi. Solitamente circola nel periodo invernale e l’epidemia dura un paio di mesi. Quest’anno, però, i bambini contagiati sono stati molti di più rispetto al solito, e l’epidemia è durata più a lungo. Come mai?
Lo abbiamo chiesto al dottor Antonino Reale, pediatra dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, che ci ha aiutato a fare chiarezza su tutto quello che riguarda lo streptococco: come riconoscerlo, diagnosticarlo e curarlo.
Che cos’è lo streptococco e come si trasmette?
Lo streptococco pyogenes, più conosciuto come streptococco beta emolitico di gruppo A è un batterio che può colonizzare la gola e la pelle, scatenando solitamente infezioni di lieve entità. L’infezione da streptococco si trasmette per contatto diretto o attraverso le secrezioni provenienti dalla gola o dal naso di individui infetti o con lesioni cutanee infette. Negli adulti e nei bambini molto piccoli lo streptococco resta spesso asintomatico o si limita a un mal di gola, a maggior rischio di sviluppare complicazioni sono invece i bambini tra i 5 e i 15 anni di età. Questo batterio può essere contratto numerose volte: esistendone molti sottogruppi, una volta contratta l’infezione non si avrà un’immunità permanente. Purtroppo non esiste un vaccino per cui la prevenzione si basa esclusivamente sull'igiene delle mani, evitando di tossire e starnutire senza precauzioni in ambienti affollati.
Come mai quest’anno l’epidemia da streptococco è stata più lunga e aggressiva?
L’epidemia da streptococco di solito dura un paio di mesi durante il periodo invernale, quest’anno, invece, in Italia e altrove, si è protratta molto più a lungo, colpendo un numero di bambini decisamente più consistente rispetto al solito. Il periodo del Covid, dominato da isolamento, distanziamento sociale, mascherine e igiene frequentissima delle mani, ha fatto sì che il sistema immunitario non venisse stimolato, e per questo si indebolisse. Una volta eliminate tutte le restrizioni, si è verificato un numero di infezioni respiratorie nei bambini, tra cui lo streptococco, spaventosamente più alto, che il nostro sistema immunitario, impigrito, ha fatto particolare fatica a fronteggiare. Dopo sei mesi, finalmente, stiamo osservando un calo costante dei casi, legato specialmente alla chiusura delle scuole e all'aumento del tempo trascorso all'aria aperta da parte dei bambini, lontani da luoghi chiusi e affollati.
Come si manifesta lo streptococco?
I sintomi dello streptococco sono tipicamente faringite o faringo-tonsillite, dove le tonsille appaiono ingrossate e arrossate. Qualche volta possono presentare le cosiddette placche che, tuttavia, possono manifestarsi anche a seguito di infezione virale. A causa della sovrapposizione di alcuni sintomi, distinguere clinicamente tra infezione da streptococco e infezione virale può essere difficoltoso. Le forme virali, tuttavia, molto spesso presentano altri sintomi assenti in caso di streptococco come congiuntiviti, raffreddore, tosse, afonia e forme gastrointestinali.
Tipica dello streptococco, invece, è la scarlattina, che si manifesta nel 10% dei casi. Si tratta di una manifestazione cutanea che, in presenza di carica batterica molto alta, è causata dalla liberazione di tossine da parte dello streptococco. La scarlattina facilita il compito diagnostico e rappresenta anche un importante campanello di allarme per i genitori che potranno osservare un esantema fine in prossimità di inguine e ascelle, che si diffonde all'addome e agli arti, della durata di circa quattro giorni.
Come si diagnostica lo streptoccocco?
Per diagnosticare lo streptococco si ricorre al tampone che va effettuato correttamente, passandolo accuratamente sulle tonsille e sul faringe. Quando sono i genitori a effettuare un tampone fai-da-te capita non di rado che risulti un falso negativo, a causa della scarsa accuratezza con cui viene effettuato, soprattutto per via delle resistenze del bambino. I test rapidi, che hanno una sensibilità pari all’85% , normalmente sono sufficienti per arrivare a una diagnosi corretta. Il test colturale, invece, nonostante abbia una sensibilità poco superiore, è consigliato solamente quando ci troviamo in presenza di casi che, pur sembrando streptococco dal punto di vista clinico, come una sospetta scarlattina, risultano negativi al test rapido.
Esiste un'alta frequenza di portatori di streptococco: in questo caso il batterio è presente nella gola dei bambini (si parla di una percentuale consistente, tra il 5 e il 20% in corso di epidemia) senza causare una vera e propria infezione. In questo caso è bene tenere presente che il bambino non è contagioso per cui in assenza di sintomi non ha senso né effettuare tampone né sottoporlo a terapia, che risulterebbe inefficace.
Come si cura lo streptococco?
La terapia per lo streptococco è piuttosto semplice: si somministra l’antibiotico amoxicillina per dieci giorni. In caso di allergia si sostituirà con cefalosporine o macrolidi. Già dopo 48 ore dall’inizio della terapia il bambino non è più da considerarsi contagioso, anche se dovesse avere ancora un tampone positivo. Per questo motivo, una volta iniziato il trattamento non ha alcun senso effettuare dei nuovi tamponi.
Quali possono essere le complicazioni dello streptococco?
Sebbene nella maggior parte dei casi lo streptococco scateni infezioni di lieve entità, a volte può essere associato a complicanze serie e pericolose per la salute dei più piccoli. Per questo diagnosticarlo e trattarlo correttamente è fondamentale. Il trattamento antibiotico andrà iniziato il prima possibile dopo la risposta del tampone; sappiamo tuttavia che un ritardo dell’inizio della terapia entro 9 giorni dalla comparsa dei sintomi, non comporta un sostanziale rischio di aumento delle complicanze.
Possono instaurarsi complicanze più facilmente gestibili come otite, polmonite, sinusite e osteomielite, e altre più pericolose e ben più rare, si parla di un caso ogni 20-30.000, che sono sostanzialmente tre:
- malattia reumatica: colpisce con maggiore frequenza i bambini fra i 5 e i 15 anni, mentre al di sotto dei 4 anni è rara. Causa talvolta carditi reumatiche, ovvero danni della valvola mitrale determinando un danno cardiaco;
- glomerulonefrite acuta post-infettiva: la più comune tra le nefriti che colpiscono il bambino. È più frequente dopo il terzo anno di vita e fortunatamente regredisce molto bene;
- rare complicanze neuropsichiatriche, dette PANDAS (Pediatric Autoimmune Neuropsychiatric Disorders Associated with Streptococcal Infections). Lo streptococco, a causa di una risposta immunitaria alterata, può determinare Disturbi neuropsichiatrici pediatrici autoimmuni, caratterizzati dalla comparsa di un disturbo ossessivo-compulsivo associato o meno a tic. Tuttavia, non ci sono prove sufficienti per concludere che la PANDAS sia una vera e propria malattia ben definita. I bambini con tic/disturbo ossessivo compulsivo e infezioni da Sreptococco richiedono la terapia standard di entrambi i problemi (indipendentemente dal fatto che ci sia o meno un'associazione causa-effetto tra infezione e comparsa dei disturbi).
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Caterina Fazion
Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile