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Pediatria
Francesca Morelli
pubblicato il 18-03-2015

Diminuiscono sovrappeso e obesità nei bambini. Ma c'è molto ancora da fare



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Bambini in sovrappeso e obesi. Soddisfazione dell’OMS e dei pediatri per il calo delle misure extra-large dei bambini fra gli 8 e 9 anni

Diminuiscono sovrappeso e obesità nei bambini. Ma c'è molto ancora da fare

Sono in lieve calo i bambini in sovrappeso e obesi: una decrescita comunque incoraggiante per l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), gli esperti e medici pediatri, frutto anche di efficaci campagne di sensibilizzazione e prevenzione.

Ma i numeri dei bambini con misure XXL restano ancora elevati, stando almeno agli ultimi dati emersi dal Sistema di Sorveglianza Okkio alla Salute, promosso dal Ministero della Salute, che riportano tra gli 8 e i 9 anni una percentuale di sovrappeso in media del 20% e di quasi del 10% per obesità, con una concentrazione maggiore dei fenomeni over-size nelle Regioni del Centro e del Sud, Campania in testa.

 

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UN CATTIVO PRIMATO

In Italia ancora un bambino su cinque fin dalla più giovane età è già in sovrappeso e uno su dieci è obeso: dati che ci collocano tra i primi paesi europei che ancora devono attuare significative misure di attenzione per controllare e migliorare il problema.

Il quale attesta da un lato che i bambini non mettono in pratica le regole del viver sano, e dall’altro che i genitori non sanno adeguatamente educare alla corretta alimentazione o all’importanza di combattere l’eccessiva sedentarietà.

Fonti e causa entrambe dell’aumento di peso, arrivando in taluni casi (quando soprattutto anche i genitori vivono il medesimo problema con l’ago della bilancia) perfino a negare l’evidenza che i figli hanno superato la buona misura.

 

ALIMENTAZIONE E OBESITA’

Qualcosa è migliorato da un punto di vista nutrizionale, ma c’è ancora da fare perché l’alimentazione diventi corretta, stimolando il cambiamento di alcune abitudini.

Ci sono infatti delle pecche, già a partire dal primo mattino: «I bambini - spiega Angela Spinelli, Dirigente di ricerca dell’Istituto Superiore di sanità (ISS) - saltano ad esempio la prima colazione, che è un comportamento alimentare sbagliato, perché il primo pasto della giornata è fondamentale per fornire al bambino la giusta energia che potenzierà anche la sua resa scolastica e lo indurrà a mangiare meno a merenda e a pranzo. O qualora i bambini la facciano, non sempre il rapporto in termini di carboidrati e proteine è corretto».

Molta attenzione va prestata poi alla merenda di metà mattina a scuola: basta un frutto, uno yogurt o un piccolo panino. «Anche il bere bevande gassate e/o zuccherate - precisa ancora la dirigente dell’ISS – non è corretto: molto meglio bere acqua.

Inoltre i genitori non devono dimenticare che i succhi di frutta confezionati non possono sostituire la frutta, poiché ne contengono solo un piccolo quantitativo, mentre spesso le componenti principali sono zuccheri e additivi».

 

ATTIVITA’ FISICA

C’è da lavorare anche in questa direzione perché diversi bambini, uno su cinque, non la pratica o la fa solo per non più di un’ora la settimana. Anche la scuola dovrebbe favorire il movimento, aumentando i momenti dedicati. «Uno studio ha dimostrato che il tempo in movimento non è uno spreco - continua la dottoressa Spinelli – ma il contrario.

Un bambino che si muove di più, nelle ore sedute al banco avrà una attenzione maggiore e migliori prestazioni scolastiche rispetto a coloro che non fanno sport o attività fisica.

Sarebbe sufficiente fare giochi di movimento o andare a scuola a piedi o in bici, diminuendo invece il tempo libero davanti alla TV, che spesso è addirittura nella camera da letto dei bambini, o giocando alla console». Il dato positivo è però che la percentuale di bambini che dedicano 2 o più ore al giorno a video, tablet e pc, tutti passatempi sedentari, è lievemente diminuito.

 

LA SENSIBILIZZAZIONE

Per provare a risolvere il problema delle ‘oltre misure’ in età pediatrica, è necessario un cambio culturale dell’intero paese: di Istituzioni, medici, genitori e scuola. «Non è vero – aggiunge ancora la ricercatrice – che un bambino in sovrappeso e/o obeso è in buona salute. Si tratta di una concezione che si rifà a un retaggio culturale, legato ancora alle passate guerre in cui l’essere in carne era sinonimo dello star bene, e che invece va sfatata anche in relazione alle continue attestazioni scientifiche».

Il che significa attuare anche una migliore comunicazione, con materiali divulgativi per medici, pediatri, genitori e scuola, alcuni dei quali preparati dall’ISS e diffusi attraverso vari canali, in cui vengano date le principali indicazioni del vivere sano e in salute: come le abitudini corrette da acquisire, le ore minime da dedicare al sonno (almeno 9), fino alle visite di controllo da effettuare con regolarità dal pediatra per monitorare la corretta crescita dei bambini.

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