Ivan Basso lascia il Tour de France per curarsi. Nessun legame confermato fra la malattia e l'attività agonistica, i traumi e neppure il doping. Con diagnosi precoce guarigioni oltre il 90%
Se ne parla in seguito alla cattiva notizia che ha scosso gli appassionati di ciclismo: Ivan Basso lascia il Tour de France e si fa operare per un tumore al testicolo. In molti hanno ripensato ad altri campioni in maglia gialla. «Di fronte al dramma di Basso è evidente che la mente vada ad un altro grande del ciclismo, Lance Armstrong (nella foto con Basso nel 2004, ndr), colpito in passato dalla stessa malattia», commenta Bernardo Rocco, urologo presso l'Ospedale Policlinico di Milano e membro del Comitato Scientifico della Fondazione Veronesi. «Al momento, tuttavia, non vi sono dati certi che suggeriscano un nesso tra traumi, bicicletta e tumore del testicolo».
LO SPORT (E IL DOPING) NON C’ENTRANO
L’argomento è stato spesso indagato, si sono cercati legami causali con una attività sportiva particolarmente intensa, con le sollecitazioni continue e i traumi alle parti interessate, così come con il doping, che ha segnato la carriera professionale sia di Armstrong che di Basso. Senza alcuna conclusione rilevante. «La relazione tra doping e tumori urologici è difficile da stabilire - precisa Rocco -. Vi sono alcuni studi pubblicati in letteratura scientifica che però sembrerebbero non trovare chiare correlazioni tra l’uso e l’abuso di sostanze dopanti ed i tumori urologici, tra cui quello testicolare».
CONOSCERE IL PROPRIO CORPO
Cosa sappiamo allora del tumore al testicolo? Come si capisce che qualcosa non va? «Spesso il riscontro è casuale e a volte il tumore testicolare viene scoperto proprio in occasione di un trauma, com’è accaduto anche a Ivan Basso», risponde Bernardo Rocco. Ecco perché è invece fondamentale coltivare una buona confidenza con il proprio corpo, soprattutto oggi che è saltato l’appuntamento con la visita di leva, spesso l’unico momento di incontro dei giovani maschi con un medico. «Certamente l’autopalpazione, soprattutto nei giovani che rappresentano la fascia di età più colpita, è d’aiuto per una diagnosi precoce» raccomanda lo specialista. Un nodulo, una sensazione di pesantezza o variazioni nelle dimensioni di un testicolo devono spingere a chiedere consiglio al medico.
Autopalpazione del testicolo: sai come si fa?
FATTORI DI RISCHIO
C’è qualcuno più a rischio di altri che dovrebbe sottoporsi a controlli più accurati? «Una storia di criptorchidismo (la mancata o parziale discesa di un testicolo, ndr), alcune malattie genetiche, ad esempio la sindrome di Klinefelter, un parente di primo grado con tumore testicolare, una pregressa neoplasia testicolare o una condizione di infertilità sono fattori associati ad un aumentato rischio di tumore del testicolo, e quindi suggeriscono massima cautela» spiega Rocco.
SI GUARISCE IN OLTRE 9 CASI SU 10
Si tratta di una malattia rara, che nelle sue varie forme colpisce soprattutto i giovani (la maggior parte delle diagnosi si ha fra i 20 e i 40 anni). In Italia sono circa 2.000 i nuovi casi l’anno e 38.400 gli uomini a cui è stato diagnosticato un tumore del testicolo. Il 94% già guarito, secondo i dati dei Registri Tumori, vale a dire con un rischio di morte simile a quello di chi non ha avuto la patologia. «Il tumore del testicolo è nel complesso una patologia a buona prognosi; sono importante una diagnosi e una terapia precoce. Quando necessario - conclude Rocco - la combinazione tra chirurgia, radioterapia e chemioterapia è spesso in grado di affrontare con successo anche situazione più avanzate».
Donatella Barus
Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.