Scoprire di avere un tumore provoca un trauma. La reazione dipende da vari fattori, ma ognuno di noi è in grado di far fronte a un evento così stressante
La diagnosi di cancro è un evento traumatico che rappresenta una interruzione del percorso della vita. Si entra necessariamente in una fase di cambiamento che richiede risorse per fronteggiare la nuova condizione.
L’adattamento non è semplice: può capitare di non aver voglia di uscire, di non gradire la compagnia degli amici, far fatica a riprendere il lavoro, di essere di cattivo umore, di piangere con facilità, di sentirsi senza speranza, provare ansia e, quindi, irritabilità, preoccupazione, irrequietezza e persino rabbia.
Si tratta di una difficoltà di adattamento che è acuta nei primi mesi, ma che può protrarsi anche nel tempo diventando cronica. Per evitare che accada, è necessario trovare le risorse per trasformare il cambiamento da traumatico a costruttivo. In alcuni casi sembra un’impresa impossibile. In realtà abbiamo sempre delle risorse, a volte nascoste, che ci permettono di avvicinarci a una condizione di benessere.
È quella che viene chiamata resilienza, cioè la nostra abilità di far fronte a eventi stressanti o traumatici e reagire positivamente alla vita. La resilienza è frutto di un percorso individuale che deriva dalle esperienze personali, dalle predisposizioni individuali, da ciò che si è appreso nella vita e dipende, anche, dai tratti della personalità: non tutte le persone riescono a mostrarsi resilienti e nemmeno lo sono allo stesso modo.
Tuttavia, anche le persone che pensano di non essere resilienti possono essere aiutate a trovare energie residue per combattere la malattia con forza completamente nuova. Spesso l’aiuto di un professionista, come uno psicologo, facilita il processo.