A un anno dalla scomparsa di Umberto Veronesi la celebrazione della Giornata della Ricerca e il premio della Regione Lombardia a Giacomo Rizzolatti. Tutte le foto dell'evento
Un festa per celebrare la passione per la ricerca scientifica e la spinta all'innovazione che parte dal territorio. Così si è svolta la Giornata della Ricerca istituita dalla Regione Lombardia l'8 novembre, e dedicata quest'anno alla memoria di Umberto Veronesi, a un anno esatto dalla sua scomparsa. Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, ha inviato un lungo e intenso video-messaggio, ricordando il valore della ricerca, che dovrebbe essere considerata «il nostro petrolio. La ricerca è vita ma è anche economia, intelligenza, know-how».
IL PREMIO
La Giornata è stata anche l'occasione per la prima edizione del premio Lombardia è ricerca, destinato a uno scienziato d'eccellenza nel campo delle scienze della vita. Il premio, del valore di un milione di euro, è stato conferito a Giacomo Rizzolatti, neuroscienziato celebre per la scoperta dei neuroni specchio. «Un premio simile, in questo periodo, rappresenta un’iniziativa unica, che ci rende fieri» ha commentato il professor Rizzolatti. «La Regione Lombardia deve essere fiera di una scelta così importante. E non lo dico per me, ma per tutta la ricerca». I due terzi del premio, come stabilito dalla giuria composta da 14 scienziati italiani di fama internazionale, sono da destinare a progetti di ricerca sul territorio della regione, nello specifico il vincitore ha deciso di reinvestirli nella lotta all'epilessia e al centro di chirurgia dell'epilessia dell'ospedale Niguarda di Milano. Al professor Rizzolatti anche in dono una scultura realizzata per la Fondazione Veronesi da Piero Gemelli, ispirata al pensiero di Umberto Veronesi.
LA CERIMONIA
Il Teatro alla Scala di Milano: e dove altro tenere una celebrazione così importante? Di fronte a platea e palchi gremiti (2.000 i presenti, fra i quali oltre 500 studenti), la cerimonia per la Giornata della Ricerca ha visto salire sul palco grandi nomi della musica, della scienza, del giornalismo e della cultura, sotto la conduzione di Eliana Liotta, giornalista e scrittrice. Ad aprire la mattinata il maestro Giovanni Allevi, che ha emozionato il pubblico con le sue note e con le sue parole («Nella musica, come nella ricerca, i risultati migliori si hanno sempre lavorando insieme»), e che ha accolto la violinista Lena Yokoyama e il suo prezioso Stradivari Lam.
Così il Sovrintendente e direttore artistico della Scala, Alexander Pereira, ha fatto gli onori di casa: «Sono molto lieto che la giornata della Ricerca sia intitolata a un uomo straordinario come Umberto Veronesi. Da sempre la Scala ha avuto un legame speciale con la ricerca, con al quale condivide radici comuni nella spinta verso l’eccellenza e verso il futuro». Non a caso, la Fondazione tornerà nel Teatro più famoso al mondo il 28 novembre con un concerto in onore di Umberto Veronesi e dedicato alla lotta al tumore al seno (l'intero ricavato verrà destinato a sostenere il lavoro di ricercatori attivi sulla patologia oncologica della mammella).
Il Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni ha così spiegato le ragioni dell'impegno per l'innovazione e la ricerca in campo biomedico: «Questo è il Nobel lombardo della ricerca, anzi più del Nobel in termini economici. Abbiamo fatto una legge per sostenere concretamente la ricerca. L’anno prossimo la quota del PIL regionale destinata a innovazione e sviluppo toccherà il 3 per cento del Pil regionale, quasi 10 miliardi di euro. Un impegno che pone la Regione Lombardia fra le realtà al top in Europa e di sicuro in Italia». E, ricordando Umberto Veronesi e il suo contributo alla cultura scientifica e alla sanità italiana: «Giusto riconoscimento a un uomo straordinario». Inevitabile il riferimento alla prossima assegnazione della sede dell'Agenzia europea del farmaco, in smobilitazione da Londra dopo la Brexit, e per la quale Milano è fra le candidature più solide. «Mi auguro che questo impegno venga riconosciuto anche nei prossimi giorni a Bruxelles. Ma non diciamo altro per scaramanzia».
Paolo Veronesi, presidente della Fondazione, ha voluto ricordare i progressi straordinari della medicina e della ricerca, «il cui fine ultimo è sempre il benessere dell’uomo. La ricerca è lo strumento più potente che abbiamo». L'assessore Luca del Gobbo (Università, ricerca e open innovation) ha poi anticipato l'impegno della Regione per il 2018 verso il più giovani, istituendo un premio per i ragazzi delle scuole e per i progetti scientifici più innovativi.
Ad animare la mattinata, l'alternarsi di personalità provenienti da mondi apparentemente diversi ma avvicinati dal comune amore per la ricerca e dalla propensione all'innovazione: David Orban, Luciano Fontana, Davide Oldani, Gerry Scotti, Nathalie Dompè.
Infine, il lungo e appassionato discorso di Giacomo Rizzolatti, che ha raccontato la meraviglia della scoperta dei neuroni specchio, grazie alla quale possiamo comprendere meglio i processi che permettono, fra l'altro, funzioni cruciali come l'imitazione («spesso ingiustamente denigrata: è la base della cultura») e la comprensione dell'altro, l'empatia. Tante le applicazioni della scoperta, alcune già in essere altre in divenire, negli ambiti più diversi della neurologia, dalla riabilitazione neuromotoria alla diagnosi dell'autismo. Ma più in generale, ha ricordato Rizzolatti, lo studio dei neuroni specchio ha aperto una porta che travalica i confini della biologia e che si apre su una migliore comprensione di noi essseri umani, del nostro modo di pensare, imparare e interagire. «Esiste nel nostro cervello un meccanismo empatico che è modulabile. Il chirurgo può modulare la tendenza a provare empatia nel vedere il dolore altrui, ad esempio. Ora mi domando: esiste una modulazione anche da parte della cultura e della società? In libreria ho ripreso in mano il libro di Hannah Arendt sul processo a Adolf Eichmann. Uno fra i principali responsabili dello sterminio nazista degli ebrei fu esaminato da tre psichiatri e giudicato normale, addirittura uno disse 'ha sentimenti nobili, ama la patria, la famiglia'. Come è possibile allora che un uomo, molti uomini, che un’intera nazione perda la capacità di empatia? Se blocchiamo quelle connessioni che ci fanno sentire uomini uguali e trasformi l’altro in una cosa (untermenschen) allora il trasporto per la sofferenza altrui scompare». Quel blocco, allora, può arrivare dalla condivisione collettiva di un'ideologia perversa, là dove affondano le radici della banalità del male. «Una cosa è chiara: abbiamo bisogno di aumentare l'empatia, cla capacità di esperire la sofferenza dell'altro o ciò che in un comandamento che dovremmo conoscere è “ama il tuo prossimo”».
Donatella Barus
Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.