Perché si può percepire sofferenza in un posto diverso da quello da cui ha origine il dolore? E perché il colon irritabile può far dolere anche le mandibole? Uno studio cerca di svelare questi misteri
Perché si può percepire sofferenza in un posto diverso da quello da cui ha origine il dolore? E perché il colon irritabile può far dolere anche le mandibole? Uno studio cerca di svelare questi misteri
Strani scherzi del dolore, in cui certamente molte persone possono ritrovare una loro esperienza. Sul Journal of Neuroscience è stato pubblicato uno studio della Scuola dentale dell’Università del Maryland, in cui si illustrano alcuni meccanismi dolorosi inspiegabili, di cui cercano di svelare le cause. Per esempio, succede che a distanza di alcuni giorni da un evento che ha provocato dolore, dei segnali del sistema nervoso centrale vengono rinviati ad altri siti, distanti dal sito iniziale del dolore.
PERCORSI ALTERNATIVI - «E così, rimane una sensibilità al dolore, che persiste anche se i segnali dolorosi che vanno dalla ferita al sistema nervoso centrale sono stati bloccati da un farmaco antalgico», dice il ricercatore Ronald Dubner. E’ come se la percezione dolorosa, bloccata sulla linea diretta, abbia scelto percorsi alternativi per continuare ad affliggere il paziente. Per colmo di sfortuna, questi segnali dolorosi emessi dal sistema nervoso centrale possono persistere per mesi, e sono una delle cause della cronicizzazione dei dolori.
Questo sistema di rinvìo dei segnali partecipa anche ad un altro fenomeno: la percezione di un dolore in un posto del corpo differente da quello dove ha origine il dolore stesso. In questo modo, l’artrosi dell’anca induce spesso la percezione di un dolore proveniente dalla gamba.
DOLORI SIMULTANEI - Altri ricercatori hanno mostrato il sopravvenire simultaneo di dolori in due siti diversi. E’ così per certe persone che soffrono simultaneamente di dolori alle tempie e alle mandibole e di sindrome del colon irritabile. Nel caso del colon irritabile, si è visto che più del 60% di quelli che ne soffrivano denunciavano anche dolori temporo-mandibolari.
Che spiegazioni possono esserci? Dubner e la sua équipe illuminano in parte i meccanismi che presiedono ai dolori persistenti. Essi osservano che nel caso di ferite al volto e alla bocca, qualche giorno dopo l’evento, il tronco cerebrale libera della serotonina, e questa va ad occupare dei recettori situati sul midollo spinale e sul sistema del trigemino. Il meccanismo doloroso è mantenuto dal sistema nervoso centrale come sistema di difesa, per proteggere la ferita finché non si sia ben cicatrizzata.
«La nozione che la serotonina può agire su recettori che inducono un’ipersensibilità al dolore, e così pure su recettori che sopprimono il dolore, potrebbe spiegare la sua poca efficacia come antalgico», conclude Dubner.
Antonella Cremonese