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Neuroscienze
Nicla Panciera
pubblicato il 21-12-2023

Come gestire le vaccinazioni se si ha una malattia reumatologica?



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Vaccinarsi contro influenza, Covid, Hpv, Herpes zoster e altre infezioni è importante per chi ha malattie come LES o artrite reumatoide. Le raccomandazioni dei reumatologi

Come gestire le vaccinazioni se si ha una malattia reumatologica?

Le basse coperture vaccinali nel nostro paese, in particolare tra le categorie più a rischio di complicanze, non sono una novità. Le persone con malattie reumatologiche, vulnerabili a causa sia delle loro patologie sia dei trattamenti immunomodulanti che assumono, sono soggetti a infezioni più frequenti e più severe. Devono, quindi, essere vaccinati contro le principali infezioni prevenibili: influenza, Covid, Hpv, Herpes Zoster e pneumococco. 

 

UN PERCORSO PERSONALIZZATO

L’appello, che è stato lanciato dagli specialisti della Società italiana di Reumatologia – Sir, riunita nel suo sessantesimo congresso nazionale, chiarisce che «l’intero processo d’immunizzazione deve essere “personalizzato” sul singolo malato, tenendo conto dell’età, del sesso e dei trattamenti in corso, e va coordinato dallo specialista reumatologo che indicherà modalità e tempistiche che devono essere compatibili con i trattamenti». Per questi pazienti, infatti, il controllo della malattia è molto importante, anche per evitare riacutizzazioni che sono spesso associate a progressione del danno irreversibile.

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Vaccini e vaccinazioni. Perché sì. Le risposte della scienza

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INFEZIONI PIÙ SEVERE

Esiste un’ampia letteratura scientifica che ha dimostrato in modo inequivocabile come le malattie reumatologiche siano responsabili d’infezioni più severe. Risulta maggiore il rischio di ospedalizzazioni anche per l’influenza stagionale. Inoltre, soprattutto tra le persone colpite da artrite reumatoide, lo pneumococco può provocare gravi polmoniti o anche un infarto. Per i pazienti interessati dal Lupus Eritematoso Sistemico (LES) esiste invece un aumentato rischio d’infezione da Hpv.

 

I CONSIGLI DEGLI SPECIALISTI

Le terapie reumatologiche alterano la funzione del sistema immunitario, vengono dette infatti immunomodulanti, e rendono il paziente un po’ immunocompromesso e, quindi più vulnerabile. «Molto dipende dalla problematica e dalla terapia assunta» spiega il professor Gian Domenico Sebastiani, presidente SIR e direttore della UOC di Reumatologia presso l’Azienda Ospedaliera San Camillo - Forlanini di Roma, che descrive il delicato equilibrio di remissione di malattia tra l’immunosopprimere e il non farlo troppo che viene ricercato per questi pazienti alle prese con terapie complesse, spesso in combinazione: «Il paziente reumatologico meno vulnerabile è quello in fase di remissione di malattia, uno stato raggiunto proprio grazie ai farmaci immunomodulanti. I vaccini vivi (come quelli per il morbillo, la parotite, la poliomielite, ndr) sono generalmente controindicati e solo in caso di necessità dovrebbero essere somministrati almeno quattro settimane prima di iniziare la terapia immunosoppressiva». La Sir raccomanda a tutti i pazienti di rivolgersi al proprio specialista, «che valuterà i tempi e i modi della vaccinazione che comunque va fatta e, nella maggior parte dei casi, senza sospensione dei trattamenti reumatologici, ma dipende da caso a caso». La sospensione dei trattamenti, infatti, potrebbe determinare una riacutizzazione della malattia, con accumulo di danno non recuperabile.

 

VACCINAZIONE? SÌ

È opportuno fare le vaccinazioni, sono sicure ed efficaci, non ci sono eccezioni. «Anche l’eventuale minor efficacia della vaccinazione in un paziente immunocompromesso non costituisce una controindicazione alla vaccinazione» puntualizza Gian Domenico Sebastiani. «Anche ammesso che una ridotta capacità del vaccino di indurre immunizzazione ne diminuisca l’efficacia nel paziente reumatologico, ciò non costituisce un motivo valido per non vaccinarsi». Un ampio studio in via di pubblicazione condotto proprio da Sebastiani e dal suo team al San Camillo mostra ad esempio che anche nel caso di una malattia importante come il Lupus Eritematoso Sistemico, la risposta alla vaccinazione è valida ed efficace.

 

IL COVID UN RISCHIO REALE

La Sir è stata tra le prime in Europa ad avviare un registro su Covid e malattie reumatologiche infiammatorie/autoimmuni. Dal 2020 al 2021 sono stati arruolati oltre 1.800 casi con l’obiettivo di valutare gli esiti dell’infezione rispetto alla popolazione generale. È emerso che il rischio di contrarre il Covid sia leggermente maggiore mentre la prognosi è peggiore. Vi sono tassi più alti di ospedalizzazioni o di ricorso a cure intensive in particolare per le malattie reumatologiche più severe» riassume Sebastiani.

 

VACCINO ANTI-COVID? SÌ

Il Covid ci accompagnerà per molto tempo. «Nel bilancio rischio-beneficio, valutando quindi i rischi di infezione da Sars-Cov2 e di malattia severa nei nostri pazienti, raccomandiamo la vaccinazione» spiega Sebastiani: «E a chi teme eventuali recrudescenze di malattia dovute alla vaccinazione, ricordo che questa può esporci al rischio di eventi avversi, ma i nostri dati indicano che i casi di riacutizzazione sono pochi e di entità modesta, dominabile con un incremento temporaneo del trattamento farmacologico. Tali riacutizzazioni poco frequenti e di scarso rilievo vanno confrontate con gli effetti negativi del Covid». Non sembra confermata, invece, la relazione tra il Covid e l'insorgenza di patologie infiammatorie croniche di tipo reumatologico.

 

L’IMPORTANZA DEI MONOCLONALI

«In aggiunta alla vaccinazione, sono comunque disponibili terapie a base di anticorpi monoclonali che possono proteggere il paziente immunocompromesso e preservarlo dal rischio di forme severe di Covid-19» spiega Sebastiani. Questi farmaci potrebbero rivelarsi utili anche a scopo profilattico contro Covid-19 e come trattamento precoce per ridurre ospedalizzazioni e decessi.

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Nicla Panciera
Nicla Panciera

Giornalista professionista e medical writer, si occupa di salute e di scienza per varie testate nazionali (tra cui Repubblica, La Stampa, Le Scienze, Mind Mente e cervello, dove cura una sua rubrica, e Vita), è autrice del libro «In piena libertà e consapevolezza» (con Margherita Hack) per Baldini&Castoldi e di «Cervelli che contano» (con Giorgio Vallortigara) per Adelphi Piccola Biblioteca Scientifica.


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