Le mani libere non bastano. Telefonare mentre si guida distoglie risorse cerebrali, riduce il campo visivo e rende due volte più lenti
Volante e cellulare. Due nemici. Inconciliabili. Viva voce? Auricolari?. Niente da fare. Una ricerca inglese arriva a smontare la presunta assoluta sicurezza di telefonare “con le mani libere”. Non basta. E’ la testa che resta occupata, in alcune sue zone particolari, e la testa modifica la vista e influisce sulla rapidità dei riflessi. Questa è la «matassa» degli inconvenienti a telefonare mentre si guida, vediamo ora di sbrogliarne i fili. I ricercatori sono psicologi dell’Università del Sussex che hanno condotto indagini concrete con misuratori della traiettoria dello sguardo dei volontari messi al volante e sottoposti a conversazioni-test. Il risultato è apparso sulla rivista Transportation Research.
VISIONE «DOPPIA»
Quello che è emerso è una incompatibilità dovuta alle aree del cervello preposte alla visione, che sono ovviamente fondamentali per la guida, ma che verrebbero impiegate anche per «vedere» gli oggetti, i posti, le persone nominati da chi ci sta parlando. Il potere visivo della concreta realtà della strada e dei suoi possibili ostacoli diminuisce, dunque, dato che non dispone più di tutte le risorse cerebrali preposte alla visione, ma le “spartisce” con le immagini suggerite da chi parla al nostro cellulare.
DUE VOLTE PIU’ LENTI
Entrando nei particolari: se si parla con un telefonino che lascia le mani libere si reagisce due volte più lentamente di fronte a un pericolo, ci si accorge della metà dei rischi, si coglie con lo sguardo un’area quattro volte più ristretta rispetto a chi sta al volante senza essere distratto da una telefonata. Tipica, di chi interagisce con una conversazione via cellulare sia pure a mani libere, è la visione «a tunnel»: gli occhi si focalizzano su una piccola zona centrale davanti a sé, così non vedendo i rischi nell’area periferica della visione. «Le conversazioni sono molto più visive di quello che pensiamo», ha commentato il dottor Graham Hole che ha guidato la ricerca. «Per esempio, se chi telefona chiede: “dove hai messo quel tale documento?”, chi sente e guida mentalmente rivede tutta la casa o la stanza o il cassetto dove ha messo quel foglio. Una «visione immaginaria», certo, che però si avvale delle stesse aree cerebrali della visione concreta».
SE PARLA IL PASSEGGERO
E se invece a parlare è un compagno di viaggio, un passeggero a bordo? Anche le sue parole hanno un potenziale «visivo». Il dottor Hole risponde che la sollecitazione risulta minore, che chi ci parla accanto invia anche segnali non verbali che rendono più fluida, «leggera» la conversazione. Soprattutto, chi sta a bordo, se si presenta un ostacolo o un punto difficile della strada, automaticamente smette di parlare e lascia libera la concentrazione di chi guida. Cosa che non fa e non può fare chi parla da lontano al telefono. Concludono i ricercatori del Sussex: «L’unico cellulare sicuro quando si guida è un cellulare spento». Qualcuno trova che si dovrebbe poter “spegnere” anche certi passeggeri.
Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.