Cure palliative uguale fine vita? No. Impiegate in tutte le fasi, garantiscono a pazienti e famiglie la miglior qualità della vita possibile, alleviando sintomi fisici e psicologici
Lotto da anni contro un tumore al polmone e adesso mi sono state proposte le cure palliative. Significa che sto per morire?
(Domanda tratta dal manuale Tumore del polmone. Dalla diagnosi al dopo cura)
Le cure palliative sono interventi il cui scopo non è curare il cancro ma preservare o migliorare la qualità di vita del paziente e della sua famiglia.
NON SOLO FINE VITA
Anche se possono essere impiegate in tutte le fasi, è vero che ci si riferisce alle cure palliative soprattutto quando i trattamenti disponibili non hanno la capacità di incidere in maniera sostanziale sul decorso della malattia. Ciò non significa, tuttavia, che la morte sia imminente. Per una parte importante dei pazienti, anche quando i trattamenti non sono più efficaci a combattere il cancro, l’aspettativa di vita non è trascurabile e le cure palliative sono lo strumento affinché il tempo rimasto venga goduto al meglio. Nel complesso le cure palliative consistono, infatti, in un insieme di interventi finalizzati ad alleviare sia i sintomi fisici della malattia, per esempio il dolore o la nausea, sia quelli psicologici, dalla sensazione di rabbia, alla depressione, alla paura. In genere, nel nostro Paese, le cure palliative vengono erogate in regime di assistenza domiciliare integrata (ADI), dopo una valutazione da parte del servizio competente della Asl che interviene su richiesta del medico curante.
LA CHIRURGIA COME PALLIATIVO
Le cure palliative comprendono tutte le strategie mediche, chirurgiche, farmacologiche finalizzate a migliorare la qualità di vita dei pazienti. In quest’ottica anche la chirurgia può essere una strategia efficace. Si può, infatti, ricorrere a un intervento chirurgico per asportare il tumore primario o metastasi che diano sintomi in grado di incidere sulla qualità di vita. La chirurgia non è l’unica terapia antitumorale che può essere impiegata a scopo palliativo. In alcuni casi si può decidere di usare la radioterapia per controllare il dolore o per prevenire fratture connesse per esempio a metastasi ossee; si possono applicare stent o drenaggi per favorire la respirazione o liberare i polmoni da liquidi; usare trattamenti laser per “bruciare” piccole masse tumorali che impediscono la respirazione; in alcuni pazienti si può ricorrere anche alla chemioterapia. In tutti questi casi, naturalmente, la decisione di ricorrere a tali procedure è sempre il frutto di un’attenta valutazione del rapporto tra benefici attesi in termini di qualità di vita e rischi.
COSA FARE CONTRO IL DOLORE
Il dolore è uno dei sintomi più frequenti quando si è affetti da tumori avanzati, tuttavia sono disponibili numerosi farmaci che permettono di controllarlo e ridurre al minimo il suo impatto sulla qualità di vita. Negli ultimi anni, inoltre, si sta diffondendo l’idea che il dolore sia un sintomo da trattare sempre, senza attendere che diventi poco sopportabile. Quello al dolore oncologico è un approccio progressivo: la terapia ha inizio con la somministrazione di farmaci antidolorifici leggeri per passare, gradualmente, a medicinali più forti se e quando sarà necessario. Se il dolore è intenso fin dall’inizio, però, si somministra subito un analgesico forte.
I farmaci impiegati possono essere divisi in due categorie: gli analgesici leggeri e gli oppioidi. Nella prima categoria rientrano farmaci di utilizzo comune: i farmaci antinfiammatori non steroidei (o FANS) che hanno proprietà antifebbrili, antinfiammatorie e analgesiche. La seconda categoria può essere ulteriormente articolata in oppioidi deboli (codeina, tramadolo) e forti (buprenorfina, fentanil morfina, idromorfone, metadone, ossicodone). Negli ultimi anni si sono rese disponibili formulazioni di oppioidi forti ad azione immediata (per esempio formulazioni in spray nasale) particolarmente indicati per il trattamento del dolore episodico intenso, definito anche breakthrough cancer pain, una tipica manifestazione del dolore oncologico caratterizzato da picchi di dolore temporanei ma particolarmente gravi.
QUANDO LE CURE DOMICILIARI NON BASTANO
Se le cure domiciliari, anche specialistiche, non sono sufficienti a garantire una gestione ottimale del paziente è possibile richiedere l’erogazione delle cure palliative in regime residenziale, vale a dire il ricovero in strutture dedicate, definite hospice. In tutte le regioni italiane sono presenti hospice e l’accesso è consentito sia per l’aggravamento delle condizioni cliniche sia per l’impossibilità dei caregiver a garantire l’assistenza necessaria. L’accesso all’hospice avviene su richiesta del medico di famiglia o del team curante e la permanenza è gratuita.
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