Risponde Luca Levrini, Scuola di Medicina, Università degli Studi dell’Insubria-Varese
Soffro di afte ricorrenti: qual è la causa, come posso curarle o prevenirle. Sergio F, Giustino
Risponde Luca Levrini, Scuola di Medicina, Università degli Studi dell’Insubria-Varese
Le afte sono piccole ulcerazioni della bocca rotonde o ovali (1-2 mm di diametro), di colore giallastro o biancastro, circondato da un alone arrossato, localizzate principalmente sul palato, sulla lingua o sulla mucosa di labbra e gengive.
Non sono infettive né contagiose, ma sono caratterizzate da una fase dolorosa (bruciore intenso) più o meno marcata a seconda dell’estensione e della sede della lesione che permane per circa 5 giorni, limitando notevolmente la masticazione. Spesso le afte sono precedute da una sensazione puntoria, per poi esordire con una area eritematosa, cui segue la disepitelizzazione (desquamazione).
Le cause dell’insorgenza delle afte (che a seconda della sede e delle dimensioni si distinguono in ulcere aftose minori, maggiori e ulcere erpetiforme) non sono del tutto note, ma potrebbero essere riconducibili a diversi fattori: la predisposizione genetica e gli squilibri immunologici, i cambiamenti ormonali (specie nella donna e correlati al ciclo mestruale), i traumi locali (come ad esempio lo spazzolamento troppo intenso della mucosa della bocca durante il lavaggio dei denti o il morso accidentale e involontario), alcune sostanze contenute nei dentifrici (sodium lauryl sulphate), o ancora l'ipersensibilità verso alcuni alimenti quali latte vaccino, noci, ananas, kiwi, fragole, formaggio, pomodori, cioccolato.
Non vanno poi escluse alcune patologie predisponenti: la celiachia, le malattie infiammatorie intestinali (rettocolite ulcerosa e morbo di Crohn), le immunodeficienze di varia natura (anche l'HIV), il morbo di Behcet, la neutropenia ciclica, la sindrome di Sweet (febbre periodica, stomatite aftosica, faringite e adenite) o l'assunzione di determinati farmaci.
Di norma la diagnosi dell’afta non desta problemi ma per dirimere possibili dubbi correlati a patologie di altra natura (come quelle citate ad esempio) può essere utile l’esecuzione di alcuni esami del sangue di routine e il dosaggio dell’acido folico, ferro e vitamina B12, la cui carenza può determinarne l’insorgenza. A questi fattori, poi, possono aggiungersi anche alcune componenti psico-emotive - ansia, depressione, stress – e comportamenti correlati allo stile di vita, come una dieta scorretta. L’afta è ben riconoscibile ma va comunque effettuata una corretta diagnosi per impostare la giusta terapia topica o sistemica.
La scelta terapeutica dipende dalle caratteristiche dell’afta (natura, numero delle lesioni, dimensioni, durata frequenza delle recidive) dalle necessità dei pazienti, dalla valutazione degli effetti collaterali e degli vantaggi dei farmaci.
L’afta, in genere, si risolve spontaneamente ma può favorire una più rapida involuzione una terapia farmacologica topica con l’applicazione di un gel che aiuti la rigenerazione tissutale e/o di analgesici che attenuino il dolore in fase acuta, l’uso di colluttori a base di antisettici (la clorexidina ad esempio, senza alcool) e l’assunzione di probiotici per ripristinare la flora batterica. Solo nelle forme più resistenti o in caso di afte major, sotto il consiglio medico, si potrà ricorrere a cortisonici topici e sistematici.
A fianco della terapia locale non devono però mancare una corretta igiene orale e la correzione della dieta che preveda l’abolizione di tutti gli alimenti irritanti (oltre a quelli già citati vanno inclusi anche dolcificanti di sintesi, caffè, alcolici, aceto, agrumi, pepe, peperoncino, spezie, zuppe e bevande troppo calde) e l’integrazione di cibi ricchi di fibre, vitamine B (in particolare B12 che è presente solo in alimenti di origine animale quali tuorlo d'uovo, carne, pesce, pollame e formaggi), E e A, sostanze utili anche alla prevenzione dell’afta. Qualora si rendesse necessario, sempre sotto consiglio medico, è possibile aggiungere alla dieta anche alcuni integratori mirati.
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