Un'adeguata igiene e l'assenza di contatto con la saliva dei bambini aiuta permette alle donne di prevenire il contagio durante la gestazione
L'infezione, in sé per sé, sarebbe quasi trascurabile. Ma quando contratto in gravidanza (o dopo un trapianto, quando le difese immunitarie sono basse), il citomegalovirus è in grado di lasciare strascichi non indifferenti: per via della trasmissione verticale dalla madre al feto. Adesso, però, questo passaggio può essere prevenuto.
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L'IMPORTANZA DI COMPORTAMENTI ADEGUATI
La notizia giunge da uno studio condotto dalle università di Torino e Pavia, pubblicato sulle colonne della rivista EBio Medicine. Il lavoro, che ha coinvolto quasi novemila gestanti, si prefiggeva l'obiettivo di valutare l'efficacia e l'accettabilità di un intervento basato sulla identificazione - all’inizio della gravidanza - delle donne ad alto rischio di infezione e sulla loro informazione. A tutte è stato raccomandato di lavarsi frequentemente le mani, di non baciare i bambini piccoli sulla bocca o sulla faccia, di non condividere con loro: stoviglie, biancheria, cibo o bevande. Nessun oggetto che poteva essere stato a contatto con la bocca del bambino - ciucci, ma anche mani e piedi - doveva giungere a contatto con la mucosa orale materna: ciò perché fino ai tre anni di vita il virus risulta presente sopratutto nella saliva e nelle urine (nel corso della vita il virus si rintraccia anche nel liquido seminale e nelle secrezioni vaginali). I risultati sono stati inequivocabili: mentre nel gruppo di controllo nove donne su cento avevano contratto l’infezione da citomegalovirus, soltanto una era la gestante contagiata tra quelle adeguatamente aggiornate. Riscontri significatisi sul piano statistico che segnalano come, con un adeguato percorso di informazione, sia possibile contenere la trasmissione verticale del virus: da cui le più gravi conseguenze per la salute del neonato.
L'igiene in gravidanza combatte il citomegalovirus
DUEMILA CASI OGNI ANNO IN ITALIA
Il citomegalovirus è infatti il principale agente infettivo responsabile di sordità e ritardo psicomotorio congenito. Sono duemila (su 509mila nati nel 2014) i bambini che nascono ogni anno in Italia con l'infezione contratta durante la gravidanza. Circa il 20% di essi presenta sintomi già alla nascita: ittero, piccole macchike rosse cutanee, sordità e convulsioni. Il tema è di particolare attenzione per le donne dalla seconda gravidanza in avanti: le gestanti che non presentano tracce di virus nel siero risultano infatti più esposte se a stretto contatto - per ragioni di famiglia o professionali - con bambini piccoli.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).