Una risposta ad alcuni dubbi sollevati dall'articolo sul rischio di tumore e la pillola anticoncezionale
In seguito all'articolo "La pillola può aiutare a prevenire alcuni tumori", abbiamo ricevuto diversi messaggi e richieste di chiarimento.
Il rischio di tromboembolia venosa, correlato all’uso prolungato della pillola contraccettiva, è stato preso in attento esame dal Comitato di valutazione dei rischi per la Farmacovigilanza dell’Agenzia del Farmaco Europea (EMA) che ha analizzato svariati studi sull’argomento. Nonostante le recenti formulazioni della pillola, che hanno notevolmente abbassato il pericolo di insorgenza di tromboembolia, esso sussiste ancora in una percentuale molto bassa. Può infatti colpire dalle 5 alle 12 donne ogni 10 mila che ne fanno uso, con una variabilità dipendente dal diverso principio attivo che la costituisce.
In relazione a questa eventualità, gli esperti non solo sottolineano che il rischio di somministrazione di un farmaco, di qualunque natura esso sia e quindi anche per la pillola contraccettiva, non è mai uguale a zero, ma raccomandano anche di discutere sempre con il medico la scelta sulla tipologia di pillola più opportuna in base al proprio profilo individuale. Una regola che non va trascurata sia dalla donna in condizioni di buona salute sia soprattutto in presenza di tutti questi fattori che concorrono in maniera indipendente ad aumentarne il rischio, quali la familiarità o l’età, l’abitudine al fumo, il sovrappeso, episodi più o meno frequenti di emicrania.
Specie in condizioni a più alto rischio, gli esperti consigliano poi di fare attenzione anche ad alcuni campanelli di allarme, precursori della tromboembolia venosa, quali forti dolori e/o gonfiore alle gambe, un improvviso o immotivato affanno, la respirazione accelerata o la comparsa di tosse, dolori al petto e una debolezza localizzata alle gambe, alle braccia o al volto. Alla pillola contraccettiva non sono riconosciuti altri rischi aggiuntivi se non, talvolta, l’insorgenza di cefalea, tensione mammaria, gonfiore, rialzo del colesterolo e dei trigliceridi che possono insorgere a seconda della sensibilità individuale della donna e/o, ancora, della formulazione della pillola. Per una maggiore tranquillità per la popolazione femminile che utilizza costantemente la pillola, è stato espresso un parere anche riguardo alla tromboembolia arteriosa per la quale non vi sono evidenze scientifiche che attestino una correlazione fra l’uso del contraccettivo estrogenico e l’aumentato rischio di questo evento avverso.
Nell’articolo che ha suscitato diverse opinioni si riportava il parere della Società Italiana della Contraccezione che raccoglie i massimi specialisti dell’area e i risultati di diversi studi internazionali appunto sul tema.