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Daniele Banfi
pubblicato il 22-12-2021

Variante Omicron: terza dose fondamentale



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La protezione del vaccino cala nel tempo ma quella contro la malattia grave rimane comunque elevata. Importante il richiamo, soprattutto in ottica di variante Omicron

Variante Omicron: terza dose fondamentale

La miglior strategia per contrastare la variante Omicron è effettuare la dose booster di vaccino. Grazie ad essa la protezione dall'infezione e dallo sviluppo di forme gravi di Covid-19 ritorna a livelli molto elevati. E' questo, in estrema sintesi, il principale messaggio che emerge dai sempre più numerosi studi che stanno indagando il livello di protezione raggiunto dalla "terza dose" nei confronti del virus. Il messaggio è chiaro: appena possibile, ovvero a partire da 5 mesi dall'ultima dose, è fortemente consigliato effettuare il richiamo.

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TERZA DOSE: LE RAGIONI

La necessità di sottoporsi ad una dose booster di vaccino -la terza iniezione- non nasce di certo con la variante Omicron. Guardando ai dati di chi ha vaccinato molto prima di noi, ovvero Israele, è parso subito chiaro come nel tempo la protezione dei vaccini dalla malattia sintomatica cali nel tempo. Per questa ragione, chi prima e chi dopo, si è trovato nella sitazione di dover riprisitinare la protezione conferita dal vaccino. Attenzione però agli equivoci: mentre nei mesi successivi alla seconda dose cala sensibilmente la protezione dalla malattia sintomatica, la protezione contro la malattia grave non segue lo stesso andamento. La riduzione è infatti meno marcata rispetto alla protezione dai sintomi. Secondo l'ultimo report dell'ISS infatti, basato sui dati relativi alla variante Delta, l'efficacia del vaccino nel prevenire Covid-19, sia nella forma sintomatica che asintomatica, scende dal 74% al 39% nell'arco dei cinque mesi. Quanto invece alla malattia grave, rimane elevata l'efficacia vaccinale nei vaccinati con ciclo completo da meno di cinque mesi (93%) rispetto ai non vaccinati, mentre risulta pari all'84% nei vaccinati con ciclo completo da oltre cinque mesi. Se si effettua la dose booster l'efficacia nel prevenire la diagnosi e i casi di malattia severa sale rispettivamente al 77% e al 93%. 

VARIANTE OMICRON: POCHE CERTEZZE

Dati, quelli dell'ISS, che non tengono però conto del nuovo scenario a cui stiamo assistendo, ovvero la diffusione della variante Omicron. Ad oggi sono molto poche le certezze su questa nuova variante. Molti studi ormai indicano in maniera chiara che la Omicron sia una forma virale più contagiosa della Delta. Quanto alla severità, maggiore o minore, è ancora presto per affermare qualcosa. Attendendo i dati provenienti dalle diverse aree del mondo sul rapporto tra casi e ricoveri, alcuni studi preliminari di laboratorio parrebbero indicare che la Omicron agisca in maniera differente andando ad infettare le alte vie respiratorie e meno i polmoni. In attesa di conferme il dato da cui però non è possibile sfuggire è quello relativo all'efficacia della terza dose anche contro questa variante.

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UN MOTIVO ULTERIORE PER VACCINARSI

Diverse analisi concordano nell'affermare che la Omicron, a causa delle diverse mutazioni nella proteina spike, è meno riconosciuta dagli anticorpi circolanti. Questo si tradurrebbe in una minore efficacia nell'evitare la malattia. Gli studi sulla terza dose però indicano che con il booster il livello di anticorpi (il dato si riferisce a Moderna) aumenta di ben 37 volte rispetto ai livelli pre-iniezione. Non solo, studi sulle cellule T -le altre linee di difesa insieme agli anticorpi- indicano che la capacità da parte di queste cellule di riconoscere ed eliminare quelle infettate (e quindi evitare sul nascere una malattia severa) rimane elevata anche contro la Omicron. Infine, secondo uno studio dell'Imperial College of London, pur riducendosi, la protezione della dose booster da malattia grave nei confronti della Omicron si attesterebbe tra l'80% e l'85%. Informazioni che, prese nel loro complesso in attesa di una estesa verifica "sul campo", indicano chiaramente la necessità di sottoporsi alla dose booster.

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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