Una straordinaria ricerca italiana ha scoperto che il numero delle piastrine fondamentali per la coagulazione del sangue non è uguale né per sesso né per età. Le ricadute cliniche della scoperta
Una straordinaria ricerca italiana ha scoperto che il numero delle piastrine, fondamentali per la coagulazione del sangue, non è uguale né per sesso né per età. Le ricadute cliniche della scoperta
I valori delle piastrine nel sangue (gli elementi corpuscolati fondamentali per i processi di coagulazione del sangue) non sono uguali per tutti. Sul loro numero influiscono sesso, età e area geografica: occorre dunque ratificare gli attuali parametri di valutazione tenendo presente queste importanti variabili. Lo attesta uno studio tutto italiano, pubblicato sulla rivista PLoS One, condotto dal S.Matteo di Pavia e dall’Istituto di Genetica di Sassari.
LE PIASTRINE – «I valori di riferimento comunemente usati per definire il numero di piastrine presenti nel sangue – spiega Carlo Balduini, Direttore del Dipartimento di Medicina Interna del Policlinico San Matteo di Pavia che ha guidato lo studio – compreso per qualsiasi individuo fra un minimo di 150 mila e un massimo di 400 mila (in taluni casi 450 mila) per microlitro di sangue, dovrebbero essere rivisti adattandosi alle differenze tra uomo e donna, fascia di età (bambini, adulti e anziani) e anche area territoriale». Dunque, il concetto di ‘genere’ e di ciclo vitale sempre più applicato in medicina (nella ideazione di farmaci ad esempio o nella posologia delle terapie) potrebbe essere esteso anche al sangue. «La ricerca, condotta su un campione di circa 41 mila persone, inserite in sette studi clinici di diverse aree del paese e suddivise per nove distinte popolazioni – spiega Balduini - ci ha permesso di osservare che nelle donne il numero di piastrine è mediamente più alto rispetto a quello degli uomini, sottolineando quindi l’importanza del sesso, ma che nei giovani ed in particolare modo sotto i 15 anni i livelli sono significativamente più alti rispetto all’età matura e ancor più rispetto all’anziano. È stato poi anche possibile rilevare significative differenze a seconda dell’area geografica di origine».
IL FUTURO – Non è solo una questione di conta delle piastrine o di una migliore conoscenza dell’organismo umano. «La ridefinizione dei parametri di normalità delle piastrine – commenta ancora il professor Balduini – potrà avere importanti sviluppi clinici, che riguarderanno soprattutto una minore medicalizzazione del paziente, prescrivendo indagini diagnostiche aggiuntive solo quando necessario. Questo significa meno bambini sottoposti ad analisi inutili, per sospetto di patologie gravi, a causa di un numero elevato di piastrine o, nel caso di anziani, per livelli eccessivamente bassi». Più precisione e accuratezza nella stima, dunque, con ricadute positive anche sulla diagnosi.
Francesca Morelli